Tutti i lager dovevano occuparsi dell’educazione dei detenuti. In ogni campo esisteva un settore speciale – la KVČ (Sezione culturale ed educativa). Qui si tenevano conferenze, era possibile ascoltare la radio o leggere il giornale, qui gli stessi detenuti organizzavano spettacoli teatrali e concerti, ovviamente sotto lo stretto controllo della direzione del campo. Nella KVČ si preparavano tutti i materiali di propaganda e agitazione politica, manifesti, cartelloni, gazzettini ecc. Per gli ex-artisti, attori, giornalisti e scrittori questa occupazione costituiva l’unico mezzo di sopravvivenza, l’unico modo per evitare i lavori più pesanti del campo. I detenuti che lavoravano presso la KVČ ricevevano un vitto migliore e le regole per loro erano meno severe che per gli altri detenuti.
Negli anni ’20-inizio anni ’30 il lavoro educativo e culturale era assai sviluppato: nei lager si pubblicavano giornali e riviste, esistevano squadre stabili per la propaganda politico-culturale e per gli spettacoli, che giravano in tournée i vari penitenziari. Dal 1937 questa attività cominciò a venir meno: i lager smisero di essere luoghi di rieducazione e divennero luoghi di sterminio. Solo dopo la guerra il teatro nei campi di lavoro conobbe una nuova fioritura, quando i direttori cominciarono a considerare le compagnie teatrali e i cori di detenuti come fiori all’occhiello della propria attività. Avevano quindi un atteggiamento analogo a quello dei nobili russi, con i loro teatri privati nei quali si esibivano servi della gleba. I teatri più famosi nel mondo concentrazionario furono a Vorkuta e a Magadan.
Verona, 14 novembre 2024. Il caso Sandormoch.
Giovedì 14 novembre alle 16:00 nell’aula co-working del dipartimento di lingue e letterature straniere dell’università di Verona la nostra presidente Giulia De Florio terrà il seminario Riscrivere la storia, proteggere la memoria: il caso di Sandormoch. Giulia De Florio e Andrea Gullotta hanno curato per Stilo Editrice la traduzione italiana del volume Il caso Sandormoch: la Russia e la persecuzione della memoria di Irina Flige, presidente di Memorial San Pietroburgo. Del volume hanno voluto parlare Martina Napolitano, Stefano Savella, Francesco Brusa e Maria Castorani. Nell’immagine il monumento in pietra presente all’ingresso del cimitero di Sandormoch sul quale si legge l’esortazione “Uomini, non uccidetevi”. Foto di Irina Tumakova / Novaja Gazeta.