Lo scrittore Varlam Šalamov, anni Sessanta.
«La fame attenuava e svigoriva in noi l’invidia, come ogni altro sentimento. Non avevamo la forza di provare sentimenti, o di cercarci un lavoro meno pesante, di brigare, chiedere, pregare… Invidiavamo solo quelli che conoscevamo, con i quali eravamo arrivati quaggiù e che ce l’avevano fatta a trovare una sistemazione in un ufficio, all’ospedale o alla stalla, lontano da quel lavoro fisico pesante e interminabile che veniva celebrato sull’arco sovrastante tutti i cancelli dei lager come “questione di valore ed eroismo”»
da «I racconti di Kolyma»