Il Caucaso del Nord e l’Ucraina: 20 settimane di “operazione militare speciale”

L'ultimo rapporto sulla guerra in Ucraina, pubblicato da novayagazeta.eu, copre il periodo da marzo a giugno 2022 e si concentra su un unico tema: il coinvolgimento dei cittadini e delle forze di sicurezza delle repubbliche del Caucaso settentrionale.

(Ramzan Kadyrov nel 2024; fonte: tatarstan.ru, CC BY 4.0)

08 settembre 2022 
Aggiornato 05 ottobre 2022 alle 15:25


Proseguendo la missione del Centro per la difesa dei diritti Memorial, liquidato dal tribunale russo, gli ex membri dell’associazione che difende i diritti umani e che vivono fuori dalla Russia hanno preparato un nuovo rapporto sulla guerra in Ucraina. Copre il periodo da marzo a giugno 2022 e si concentra su un unico tema: il coinvolgimento dei cittadini e delle forze di sicurezza delle repubbliche del Caucaso settentrionale nell’”operazione militare speciale” lanciata dalla Russia contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022. Ci è sembrato interessante pubblicarne proprio questa parte per due motivi: da un lato rappresenta una testimonianza del tipo di lavoro che fa Memorial e della sua importanza anche in questa fase, dall’altro fino a che punto sia caratterizzato da una grande professionalità, basata sull’oggettiva valutazione dei fatti.


IIl rapporto è stato pubblicato il 4 agosto da novayagazeta.eu che lo ha presentato con queste parole: “Nei cinque mesi di guerra in Ucraina, il mondo ha avuto il tempo di comprendere e approfondire diverse cose. Se guardate e leggete il canale di Ramzan Kadyrov, allora sapete che i ceceni, inviati e comandati dal “Padishah” in persona, stanno combattendo in tutte le principali linee di guerra. Lui guida le proprie legioni come Giulio Cesare durante la guerra gallica. Questo è il motivo per cui hanno preso Mariupol’, Lysyčans’k e tutto il resto. Se guardate e leggete i principali canali e testate del mondo, sapete che tutti, o quasi, i crimini di questa guerra sono stati commessi dai kadyrovcy (gruppo paramilitare ceceno e filorusso guidato da Ramzan Kadyrov, sanguinario leader della Repubblica Cecena e figlio dell’ex presidente Akhmad Kadyrov – N.d.T.). Quale di queste affermazioni è vera? In realtà, nessuna delle due. Un lavoro accurato, minuzioso e purtroppo lento con le informazioni a nostra disposizione ci ha permesso di rispondere ad alcune domande: gli uomini di Kadyrov in guerra, cosa hanno e cosa non hanno fatto? I “volontari” della Cecenia, chi sono e come sono diventati “volontari”? Quanti originari del Caucaso sono morti in Ucraina? Quanti si sono rifiutati di partecipare all’“operazione speciale” e cosa ne è stato di loro? Di questo e di molto altro si parla in questo nuovo rapporto preparato dagli ex membri del Centro per i diritti umani Memorial.”


Viene proposta la traduzione di una parte del rapporto, il cui testo originale completo è consultabile qui.




Per quindici anni l’Associazione per la difesa dei diritti umani Memorial ha pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti umani nel Caucaso settentrionale o legate alla regione. Tuttavia, ora possiamo tutti vedere la prosecuzione delle “gravi violazioni di massa dei diritti umani da parte dello Stato all’interno dei confini nazionali” di cui abbiamo scritto, per le quali non è stata data alcuna valutazione legale e per le quali nessuno è stato punito. Il 24 febbraio l’esercito russo, insieme ad altre forze di sicurezza, ha invaso l’Ucraina. Mentre gli eventi del 2014 (l’annessione della Crimea e le azioni delle forze di sicurezza russe e delle formazioni filorusse nelle regioni di Donec’k e Luhans’k) potevano ancora essere considerati un “conflitto locale”, ora, per la prima volta dal 1939, è stata scatenata una guerra su larga scala in Europa, subdolamente chiamata “operazione militare speciale”. Questa guerra coinvolge le strutture di potere della regione del Caucaso settentrionale – dalle unità dell’esercito ivi stanziate agli uomini di Kadyrov – che avevano precedentemente preso parte all’”operazione antiterrorismo” nel Caucaso settentrionale. Gli argomenti del nuovo rapporto, preparato da un gruppo di ex membri di Memorial con sede fuori dalla Russia, sono principalmente e prevalentemente legati a questi eventi: il Caucaso nella guerra in Ucraina; la reazione della popolazione del Caucaso alla guerra e le azioni delle autorità in relazione a questa reazione. Il rapporto copre il periodo dal 24 febbraio al 15 luglio 2022 e si basa su materiali raccolti da ex membri di Memorial nel Caucaso del Nord, su rapporti di altre organizzazioni per i diritti umani, sulle notizie dei media, su rapporti ufficiali di rappresentanti di autorità e agenzie, sia federali che regionali, nonché ucraine, oltre che su pubblicazioni di blog e social media accreditati.


Ramzan Kadyrov nel 2024
Ramzan Kadyrov nel 2024 (fonte: tatarstan.ru, CC SA 4.0)


I crimini degli uomini di Kadyrov


Come è emerso dai primi mesi dell’”operazione speciale”, la spaventosa “fama” di cui godevano i kadyrovcy era del tutto giustificata; i media ucraini e mondiali ne hanno scritto diffusamente. Alcuni fantasmagorici episodi di saccheggio e depredazione (per esempio il sequestro in Cecenia di tre mietitrebbie, la cui posizione è stata tracciata mediante un localizzatore GPS e disattivata dal produttore) hanno ricevuto una pubblicità mondiale. Ma uno sguardo più attento rivela dettagli ben più importanti.


Formazioni di uomini di Kadyrov erano presenti nelle periferie di Kiev (Hostomel, Buča, Borodjanka, Irpin’) dove, dopo il ritiro delle truppe russe, rappresentanti delle autorità ucraine e giornalisti indipendenti hanno trovato prove di numerosi crimini di guerra. La difensora dei diritti civili presso il parlamento ucraino, Ljudmila Denisova, ha affermato che i principali crimini di guerra a Buča sono stati commessi nei luoghi in cui erano stanziate le unità degli uomini di Kadyrov e dei buriati. Nell’elenco delle 13 unità russe, pubblicato dal consigliere del capo dell’ufficio del presidente ucraino, figura il 141° reggimento speciale motorizzato che porta il nome di Akhmad Kadyrov.


A questo proposito, un’abitante di Buča ha raccontato ai giornalisti che sarebbero stati gli uomini di Kadyrov a uccidere suo marito davanti ai suoi occhi. Un’altra abitante della regione di Kiev, che da diversi giorni viveva in uno scantinato nel territorio occupato da loro, non ha invece riferito di crimini specifici, quali omicidi, rapimenti o torture.


Anche le pubblicazioni e le inchieste dei principali media mondiali hanno dedicato una notevole attenzione agli uomini di Kadyrov. Per esempio, un’inchiesta della Reuters ha affermato che erano coinvolti nei crimini di Buča. Tuttavia, mentre sono stati forniti nomi e unità specifiche delle “forze dell’ordine” provenienti da altre regioni, non sono state fornite informazioni specifiche.


Lo stesso si può dire dell’inchiesta sui crimini dei “lupi ceceni”, pubblicata dal quotidiano francese Le Monde. È indubitabile che siano stati a Hostomel’ e abbiano lasciato scritte sui muri delle case distrutte. Ma mentre vengono fornite alcune informazioni specifiche su altre unità russe, i crimini degli uomini di Kadyrov sono descritti in termini molto generici, nonostante le impegnative affermazioni “sulle orme dei lupi ceceni” del titolo.


Sembra che la loro ampia popolarità abbia giocato loro un brutto scherzo: gli intervistati ucraini hanno definito “cecene” quasi tutte le forze di sicurezza russe di aspetto non slavo o che parlavano russo con accento. I giornalisti stranieri hanno attribuito qualunque intercettazione sospetta ai ceceni. Ad esempio, un esperto che conosce la lingua cecena e che è stato incaricato da una delle squadre investigative di lavorare con le registrazioni intercettate dei presunti “ceceni” a Buča ha riferito che nessuna delle registrazioni conteneva conversazioni in lingua cecena.


Esistono tuttavia registrazioni audio di conversazioni telefoniche in ceceno, presumibilmente tra i “volontari” presenti a Rubižne (regione di Luhans’k) e i loro parenti, in particolare due registrazioni pubblicate nell’aprile 2022 nel canale telegram del blogger ceceno Khasan Khalitov, che attualmente vive in Turchia. I “volontari” affermano che “c’è chi prende gioielli, auto, ecc. dalle case abbandonate dalla gente del posto”, ma in entrambi i casi sostengono di non essere loro a farlo. A uno dei “volontari”, la moglie risponde di aver sentito che molte persone hanno prelevato oro e sono scappate, e che anche un certo Lema ne ha portato un po’, ma chiede al marito di “non toccare le cose degli altri” perché “questa povera gente ha lasciato le proprie case, fuggendo dalle bombe, come un tempo fuggivamo noi”. Al contrario, il secondo “volontario” ceceno afferma che “i trofei di guerra sono ammissibili”, cosa che l’interlocutore ucraino non condivide, rispondendo che lui stesso “prende solo i telefoni e poi li butta via” (presumibilmente per chiamare i parenti, visto che ai “volontari” è vietato usare i telefoni e gli vengono requisiti).


Il 29 aprile è stato pubblicato un articolo che fa riferimento al servizio stampa della Direzione Generale dei servizi segreti del Ministero della Difesa ucraino, in cui si legge: “Nel villaggio occupato di Kyselivka (comunità rurale di Čornobaïvka, nella regione di Cherson) c’è stato uno scontro a fuoco tra le truppe della Federazione Russa di nazionalità cecena e buriata. Gli occupanti erano insoddisfatti della spartizione del bottino e delle condizioni in cui operano”. Forse siamo riusciti a chiarire le circostanze di questo “incidente”. Nel segmento ceceno dei social network circolavano informazioni su almeno due casi in cui nativi della regione che partecipavano all’”operazione speciale” erano stati colpiti dai loro stessi “colleghi”.


In un video pubblicato il 20 aprile sul canale telegram “Adat” (organizzazione riconosciuta come estremista dalla Corte Suprema della Repubblica cecena, le cui attività sono vietate nella Federazione russa), si vedono degli uomini (almeno tre) ispezionare di notte i cadaveri di quattro uomini in tenuta mimetica. Esaminano i corpi e girano un video, conversando in ceceno: “Questo è stato ucciso da un cecchino?”. Risposta: “No, sono due di quelli che si sono sparati a vicenda”. Secondo le informazioni ricevute da ex membri di Memorial, l’”incidente” in cui sono stati uccisi sei agenti di sicurezza ceceni è avvenuto in Ucraina intorno ai primi di aprile. I due sopravvissuti sono stati portati al dipartimento di polizia del Ministero degli interni e sottoposti a verifiche. Hanno raccontato che un gruppo di sette uomini si trovava nei locali di una base militare in Ucraina quando l’ottavo, anch’egli residente in Cecenia, per qualche motivo sconosciuto ha aperto il fuoco contro di loro. Cinque sono rimasti uccisi mentre uno dei sopravvissuti ha risposto al fuoco, uccidendo l’aggressore. È stato aperto un procedimento penale sul caso.


Tuttavia, l’articolo potrebbe riferirsi a un altro omicidio di un agente ceceno da parte di suoi connazionali in Ucraina. Islam Belokiev, un blogger inguscio, lo ha reso noto il 26 aprile pubblicando una registrazione audio delle parole di un uomo non identificato, presumibilmente un agente di sicurezza ceceno che prendeva parte all’”operazione speciale”. Questa registrazione è stata ampiamente diffusa e discussa nei servizi di messaggeria tra i ceceni: una persona non identificata dice in ceceno: “È orribile, ne stanno portando molte di persone da lì” (il contesto suggerisce che la persona in questione sia stata uccisa durante l’”operazione speciale”), e dice che “da lì” è stato portato il corpo di un residente del villaggio di Ojschar nel distretto di Gudermes e ucciso da tre residenti di Kurčaloj. Secondo l’uomo, questi tre uomini stavano compiendo un saccheggio ai danni di alcune donne, prendendo i loro gioielli. Un residente di Ojschar si è indignato, ha cercato di farli vergognare e loro gli hanno “sparato alle spalle”, temendo che denunciasse il crimine. Il testimone lo ha appreso da coloro che in Cecenia erano coinvolti in un processo per omicidio tra i parenti degli omicidi e l’uomo ucciso, secondo le tradizioni locali. Di conseguenza, i parenti dell’uomo ucciso hanno annunciato vendetta di sangue contro la persona che gli aveva sparato. La verifica di queste informazioni da parte di ex membri di Memorial in Cecenia ne ha confermato la veridicità. Tre degli uomini che hanno partecipato all’omicidio sono stati portati in Cecenia e la loro sorte non ci è ancora nota; uno di loro, Kovraev, è un nipote dei fratelli Jamadaev.


Nei video relativi agli uomini di Kadyrov provenienti dall’Ucraina, c’è materiale che può essere indiscutibilmente qualificato come trattamento crudele dei prigionieri. Ad esempio, quando Apti Alaudinov parla con Ramzan Kadyrov, nell’inquadratura si vede un prigioniero con tracce di percosse e orribili lividi sul viso, e questo non è l’unico video. Può darsi che gli autori di questi video semplicemente non capiscano la loro natura di auto-denuncia. Del resto, le televisioni russe trasmettevano filmati simili (testimonianze di persone catturate con segni recenti di percosse e segni di commozione cerebrale) durante i primi mesi della seconda guerra cecena nell’inverno 1999-2000. Ora si comportano con più attenzione, a differenza dei loro “colleghi” ceceni.


Un dipendente del dipartimento del Servizio penitenziario federale della Repubblica cecena, che si trovava in “viaggio d’affari” nell’Ucraina orientale, dove sono custoditi gli ucraini catturati, ha dichiarato, a condizione di restare anonimo, che gli agenti agivano in base agli ordini e li eseguivano, mentre i “volontari” mercenari erano impegnati in un “vero e proprio massacro”, abusando della gente del posto e portando via i loro beni. Ha anche raccontato che a lui e ai suoi colleghi i comandanti avevano proibito di dare da mangiare ai soldati ucraini catturati “fino a quando non si fossero piegati”, permettendo loro di picchiare e torturare i prigionieri, “ma li abbiamo nutriti lo stesso, siamo esseri umani”.


Secondo Abubakar Jangulbaev, agli uomini di Kadyrov di livello inferiore in Ucraina è stato proibito di maltrattare i prigionieri, e tra di loro c’è chi non vuole macchiarsi di crimini di guerra: sono venuti lì per ordine, non per sadismo. “Non esitano a guadagnare sul sangue degli altri, ma queste persone vivono secondo le leggi della guerra e hanno una sorta di codice d’onore”, dice Jangulbaev.


Nel complesso, è possibile trarre alcune conclusioni dalle informazioni di cui disponiamo e che sono verificabili.


Ci sono prove, tra cui testimonianze e intercettazioni di conversazioni telefoniche, di crimini come il saccheggio e il maltrattamento dei prigionieri. Tuttavia, non ci sono motivi per affermare che gli uomini di Kadyrov presentino qualità particolarmente straordinarie rispetto ad altre forze e strutture russe. Inoltre, queste pratiche non incontrano l’approvazione univoca dei parenti e dei compagni d’armi, dalla passiva inosservanza degli ordini al tentativo di fermare il saccheggio, per il quale hanno pagato con la vita.


La tentazione di “attribuire” quasi tutti i crimini contro i civili in Ucraina ai ceceni, dovuta in parte alle potenti pubbliche relazioni di Kadyrov, porta a conclusioni errate e non tutti gli atti ascritti ai kadyrovcy sono stati correttamente attribuiti.


Nei cinque mesi di guerra in Ucraina, il mondo ha avuto modo di imparare e capire diverse cose.


Se guardate e leggete il canale di Ramzan Kadyrov, allora sapete che i ceceni, inviati e diretti dallo stesso “Padishah”, stanno combattendo nelle prime linee. Guida le sue legioni come Giulio Cesare nella guerra in Gallia. Per questo sono riusciti a prendere Mariupol’, Lisičans’k e tutto il resto.


Se guardate e leggete i principali canali e pubblicazioni del mondo, sapete che tutti, o quasi, i crimini di questa guerra sono stati commessi dagli uomini di Kadyrov.


Quale di queste cose è vera? In realtà, nessuna delle due.

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