Il Kazakistan all’ombra della guerra: come Toqaev è uscito dal gennaio di sangue

La guerra in Ucraina ha polarizzato notevolmente una società kazaca già divisa. La leadership politica kazaca è stata in grado di sfruttare le opportunità che si sono aperte e di assumere una posizione accettabile per tutte le parti interessate, risolvendo al contempo i propri problemi politici interni e di immagine all’estero.

(di Dimash Alzhanov, analista politico; traduzione di Niccolò Pianciola; foto: Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons, con modifiche)


07 marzo 2023 
ore 10:52


Dimash Alzhanov (n. 1984) è un analista politico basato ad Almaty, fondatore del progetto “Erkin Qazaqstan”, che ha come scopo l’elaborazione e promozione di riforme elettorali e politiche in Kazakistan. Ha lavorato presso organizzazioni internazionali ed è stato un attivista del movimento politico “Oyan Qazaqstan” (“Svegliati, Kazakistan!”), nell’ambito del quale ha coordinato l’elaborazione di progetti di legge per la riforma del sistema elettorale dello stato centroasiatico. Il testo che presentiamo, scritto appositamente per Memorial Italia, è tradotto da Niccolò Pianciola.


L’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte di Putin è iniziata il 24 febbraio dell’anno scorso, un mese dopo che le truppe russe, come parte di un contingente di forze dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), avevano aiutato il presidente kazaco Toqaev a mantenere il potere dopo le vaste proteste contro il governo scoppiate in molte regioni del Kazakhstan in quello che nel Paese è ormai chiamato “Gennaio di sangue” (“Qandy Qantar” in kazaco). Le proteste erano nate da rivendicazioni economiche, ma avevano quasi immediatamente iniziato a chiedere riforme politiche. Le false informazioni diffuse dalle autorità, secondo cui il Paese sarebbe stato sotto l’attacco di ventimila terroristi, insieme alle sparatorie e alle torture dei manifestanti proprio quando i militari russi erano nelle strade di Almaty, hanno diviso la società kazaca, diffondendo il timore della perdita di sovranità.


Poi, a partire dalla fine di febbraio, le informazioni sui crimini di guerra dei soldati russi e sui bombardamenti delle città ucraine hanno coinvolto emotivamente l’opinione pubblica del Kazakistan nel conflitto in Ucraina. L’aggressione di Mosca e il conseguente regime di sanzioni contro la Russia non solo metteranno a nudo gli annosi problemi politici ed economici del Kazakistan nelle sue relazioni con lo stato confinante, ma avranno anche un impatto significativo sull’agenda politica interna. Per comprendere meglio lo stato delle cose in Kazakistan e il legame emotivo della società kazaca con la guerra in Ucraina, è necessario esaminare la situazione politica, economica e sociale del Paese.


Qataev e Putin nel 2019
Toqaev e Putin nel 2019 (foto: Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons)


La guerra in Ucraina è iniziata parallelamente al consolidamento del potere personale del Presidente Toqaev in Kazakistan dopo il gennaio 2022. Il presidente ha rafforzato significativamente la sua posizione e stabilizzato la situazione all’interno del Paese non senza l’aiuto del sostegno militare, politico e informativo del Cremlino. Questo fatto ha giustamente sollevato timori nell’opinione pubblica e nell’élite intellettuale su quale sarà il prezzo del sostegno di Putin e quale posizione assumerà il Kazakistan nel contesto dell’espansione militare russa nello spazio post-sovietico. Toqaev, legato a Putin, è in grado di difendere gli interessi nazionali del Kazakistan in questa situazione? Non seguirà invece il destino di Lukašenko che, dopo aver ricevuto un sostegno simile da parte del Cremlino durante le proteste successive alle elezioni presidenziali in Bielorussia, ha di fatto perso parte della sovranità del suo Paese e ha reso il territorio bielorusso disponibile ad essere usato per l’invasione russa dell’Ucraina?


Non sorprende che la posizione ufficiale del Kazakistan nella guerra abbia preso forma solo dopo il fallimento del blitzkrieg russo e che sia diventata sempre più evidente la prospettiva di una guerra prolungata con il sostegno degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e degli altri alleati all’Ucraina. In queste condizioni, la politica di Astana ha dovuto adattarsi alla nuova realtà, sfruttando al massimo la “multivettorialità” in politica estera, una volta marchio di fabbrica della posizione internazionale del Paese centroasiatico, ma in tempi recenti piuttosto dimenticata. Astana ha dunque cercato un equilibrio tra gli interessi propri e quelli degli attori esterni (Russia, Stati Uniti, UE e Cina), mantenendo il Kazakistan in una posizione di neutralità e apparente equidistanza dalle parti in conflitto.


Tuttavia, questa equidistanza è resa difficile dal fatto che la necessità di mantenere uno stretto legame con il regime autoritario russo, affine a quello al potere in Kazakistan, rimane essenziale per la leadership politica del Paese. Percependo la reale minaccia di perdita del potere a gennaio dell’anno scorso, il regime ha del resto rafforzato questo legame. In secondo luogo, la dipendenza economica del Kazakistan dalla Russia è cresciuta negli ultimi anni, ampliando il potere del Cremlino di influenzare le decisioni delle autorità kazache. In terzo luogo, data la serie di problemi politici ed economici causati dalle sanzioni e dal crescente isolamento della Russia, l’importanza del Kazakistan per il Cremlino è proporzionalmente aumentata. In quanto Paese leale e non sanzionato, può fornire alla Russia l’accesso ai mercati mondiali, sia finanziari che delle merci. Allo stesso tempo, Astana ha aperto la sua giurisdizione alle imprese russe all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica, lo spazio economico integrato entrato in vigore nel 2015 che include, oltre a Russia e Kazakistan, anche Bielorussia, Armenia e Kyrgyzstan.


Nonostante le significative perdite economiche causate dalla guerra e dalla periodica deliberata interruzione delle esportazioni petrolifere del Kazakistan che passano sul territorio russo, il nuovo ruolo del Paese non porta solo svantaggi alla leadership kazaca. Si sono infatti aperte nuove opportunità: ad esempio, le importazioni parallele di prodotti sanzionati in Russia, lo sviluppo di un nuovo sistema di trasporti e logistica, il trasporto di petrolio e gas russo attraverso il Kazakistan, la delocalizzazione di aziende russe e delle operazioni sui mercati finanziari da parte di operatori russi. Ad esempio, secondo l’Ufficio di Statistica del Kazakistan, nei primi dieci mesi del 2022 il commercio con la Russia è cresciuto del 7%, raggiungendo i 21,1 miliardi di dollari, e il Kazakistan ha aumentato significativamente la sua quota di esportazioni verso la Russia, di ben il 22% rispetto all’anno precedente.


Pertanto, invece di trascinare il Kazakistan nel conflitto, così come ha fatto con la Bielorussia, Putin è ora più interessato a mantenere il Kazakistan come Paese neutrale. Insieme all’accresciuta importanza del Paese, è aumentata anche l’importanza dello stesso Toqaev. Nelle relazioni della Russia e con gli Stati dell’Asia centrale, il presidente kazaco è una risorsa politica per Putin. Nel complesso, il partenariato strategico, molto proclamato a livello dei due Paesi, ha finalmente trovato una nuova consistenza politica ed economica dopo lo scoppio della guerra.


Allo stesso tempo, le dichiarazioni di Toqaev, che ha rifiutato di riconoscere le cosiddette “Repubbliche Popolari” di Luhans’k e Donec’k, non devono trarre in inganno. Si tratta di una presa di posizione tattica, che risponde alle aspettative del pubblico esterno e interno, ed è stata presa al culmine dei combattimenti in Ucraina. Per questo motivo, non sono state percepite da Mosca come uno smarcamento di Toqaev dal Cremlino. Astana ha sempre sottolineato la priorità dei processi di integrazione con la Russia e si è mantenuta in linea con gli interessi della politica estera russa in momenti cruciali, tra cui, ad esempio, il voto sulle risoluzioni delle Nazioni Unite. È inoltre indicativo che il Kazakistan sottolinei pubblicamente la necessità di cercare soluzioni diplomatiche (il formato dell’Accordo di Istanbul e il cosiddetto Piano di pace cinese), che nel contesto attuale di occupazione russa di parte significativa del territorio ucraino potrebbero portare a un congelamento del conflitto e a un riconoscimento delle annessioni. Sono quindi soluzioni potenzialmente vantaggiose per la Russia, nel caso in cui non fosse in grado di continuare a portare avanti le ostilità ad alta intensità, e dunque a sperare di annettere ulteriori territori ucraini.


Vale la pena prestare attenzione anche agli accordi bilaterali tra Astana e Mosca, dove quest’ultima ha promosso con successo i propri interessi e le proprie iniziative. Tra questi ultimi, sono degni di nota la road map per un accordo sul gas, che mira alla “gassificazione” energetica del Kazakistan settentrionale e al trasporto del gas russo attraverso il Kazakistan verso i mercati asiatici, nonché un nuovo trattato di cooperazione militare ratificato nel marzo 2022. Secondo tale accordo, gli ufficiali dell’intelligence militare kazaca saranno addestrati in Russia.


Il rispetto formale del regime di sanzioni da parte del Kazakistan, insieme alla sua enfatizzata neutralità, è anche nell’interesse degli Stati Uniti, dei Paesi dell’UE e della Cina. La linea sembra essere quella di aiutare Toqaev a costruire relazioni bilaterali incentrate sugli interessi economici delle due parti, senza irritare Astana con richieste sui diritti umani e sul progresso delle riforme democratiche. L’aumento della domanda di petrolio kazaco sul mercato europeo (fino al 13% delle importazioni marittime di petrolio della UE), a seguito dell’embargo del petrolio russo, ha aiutato Astana nei rapporti con l’Unione Europea. Nello stesso contesto, nel novembre 2022 la Commissione europea ha firmato un accordo con il Kazakistan per investire nella produzione e fornitura di idrogeno verde per il mercato energetico europeo. È interessante notare che durante la visita dell’anno scorso di Uzra Zeya, sottosegretario di Stato americano per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani, è stato espresso il sostegno alla politica di Toqaev e della sua amministrazione, nonostante le uccisioni di manifestanti e i numerosi casi di tortura di detenuti avvenuti pochi mesi prima, durante le repressioni degli eventi del “Gennaio di sangue”.


Dunque, nonostante la guerra e le turbolenze interne, la posizione del regime kazaco si è rafforzata notevolmente. La leadership politica kazaca è stata in grado di sfruttare le opportunità che si sono aperte dall’inizio della guerra e di assumere una posizione accettabile per tutte le parti interessate, risolvendo al contempo i propri problemi politici interni e di immagine all’estero. Alla fine di febbraio di quest’anno, anche la visita del Segretario di Stato americano Anthony Blinken ad Astana è da mettere in connessione con la guerra in Ucraina. Nella congiuntura attuale, la potenziale assistenza militare della Cina alla Russia richiede che il Kazakistan assuma una posizione più coerente, soprattutto in vista di un possibile inasprimento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.


Infine, la guerra in Ucraina ha polarizzato notevolmente una società kazaca già divisa. L’aiuto militare russo al presidente Toqaev nel gennaio 2022 è stato percepito dalla popolazione come un attacco alla sovranità del Paese e ha contribuito all’aumento del sentimento anti-russo. L’attacco russo all’Ucraina e la battaglia informativa globale relativa al conflitto non hanno fatto altro che intensificare questo effetto. Non sorprende che la più grande manifestazione contro l’aggressione russa all’Ucraina nei Paesi post-sovietici si sia svolta ad Almaty. Nella più grande città del Kazakistan è nata anche l’iniziativa civica di raccolta di aiuti umanitari che, nel corso dell’anno, con l’assistenza dell’ambasciata ucraina e senza il coinvolgimento del governo kazaco, ha inviato decine di tonnellate di aiuti in Ucraina.


Allo stesso tempo, la maggior parte dei kazachi ha avvertito le conseguenze negative della guerra soprattutto dopo l’afflusso di cittadini della Federazione Russa fuggiti in seguito alla mobilitazione. Secondo varie stime, dopo il settembre 2022 più di 200 mila russi si sono stabiliti in Kazakistan. In questo modo, si è creata una forte pressione inflazionistica sul mercato immobiliare e una significativa competizione in alcuni settori di quello del lavoro. Secondo un sondaggio d’opinione condotto da Demoscope nel novembre 2022, non esiste nella società kazaca un’opinione univoca sulla guerra e sull’atteggiamento nei confronti dei cittadini russi fuggiti dalla mobilitazione. I kazachi si dividono tra neutrali (la grande maggioranza), filo-ucraini e filo-russi, con questi ultimi leggermente minoritari rispetto ai filo-ucraini. La situazione è aggravata dal fatto che la società vive in un vuoto di informazioni attendibili, per quando riguarda i media più seguiti. La mancanza di libertà di parola e il predominio della propaganda locale e russa nell’intero sistema televisivo hanno mantenuto una percentuale significativa di cittadini senza informazioni alternative sulle cause e l’andamento della guerra.


Nonostante questo, e nonostante tutte le difficoltà e le tensioni in cui ci troviamo, in molti cittadini del Kazakistan c’è tuttavia la speranza che quest’anno una vittoria ucraina nella guerra contro l’aggressore metta in moto una nuova catena di eventi e porti ad una trasformazione dei regimi autoritari nello spazio post-sovietico.

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