10 aprile 2023
alle 10:43
Pubblichiamo un articolo apparso il 27 marzo 2023 sulla pagina di Proekt (media russo indipendente che fa giornalismo d’inchiesta) che fa luce sui “cervelli in fuga” dalla Russia dopo il 24 febbraio e sul patriottismo imperante nelle Università russe con finanziamenti statali che mirano a premiare progetti ultra lealisti al regime di Putin. Ringraziamo la redazione di Proekt per aver concesso l’autorizzazione a pubblicare la traduzione di Gina Pigozzo. Dopo l’aggressione all’Ucraina la leadership russa ha deciso di attaccare i settori più vari anche all’interno del paese. Dopo i giornalisti indipendenti e gli attivisti per i diritti umani, annientati in quanto tali, ora a essere presa di mira è la scienza. In perfetto stile sovietico, si licenziano scienziati, si tolgono i loro libri dagli scaffali, si finanziano solo i fedelissimi. 1. Quanti scienziati hanno lasciato la Russia. 2. Come ti trasformo un professore in “agente del Mossad”. 3. Quali libri spariscono dalle biblioteche. 4. Chi viene finanziato oggi.
Chi fugge all’estero
Tre anni fa, insieme ad altri colleghi, Jurij Kovalëv, fisico di chiara fama e membro corrispondente dell’Accademia Russa delle Scienze (RAN), aveva fatto delle scoperte importantissime nello studio dei buchi neri. Galvanizzato, raccontava diffusamente ai media a quali ulteriori scoperte si sarebbe potuti arrivare. Se mai ci si arriverà, sarà ormai in un altro paese. Allo scoppio della guerra, Kovalëv ha sottoscritto insieme ad altri scienziati una lettera di condanna dell’aggressione russa, e in autunno ha lasciato la Russia per la Germania. Attualmente è impegnato ad aiutare altri scienziati come lui: ad alcuni serve una nuova sede, ad altri una mano per affrontare le difficoltà di una nuova vita.
Che cosa diceva sulla guerra la lettera aperta degli 8.489 scienziati russi?
“Questo passo fatale porterà con sé un numero enorme di vittime, minando le fondamenta della sicurezza internazionale. La responsabilità di questa nuova guerra in Europa ricade interamente sulla Russia. Non esiste una sola giustificazione sensata a questa guerra. I tentativi di sfruttare la situazione in Donbas quale pretesto ai fini di un’operazione militare, non sono minimamente credibili. È del tutto evidente che l’Ucraina non è una minaccia per la sicurezza del nostro paese. La guerra contro l’Ucraina è ingiusta e palesemente priva di senso”.
Molti scienziati hanno bisogno di aiuto. “Dopo il 24 febbraio lo stress era tale, tale lo shock, che non riuscivamo a mangiare, vivevamo nel terrore, nel panico; così abbiamo preso un biglietto per Istanbul e ce ne siamo andati” ricorda Aleksandr Markov, professore dell’Accademia delle Scienze, responsabile della cattedra di evoluzione biologica all’Università di Mosca (MGU). È partito per la Turchia con la moglie Elena Najmark, ricercatrice presso l’Istituto di Paleontologia dell’Accademia delle Scienze. Dopo un mese e mezzo, però, sono rientrati per un breve periodo. “Avevamo la sensazione che questo orrore sarebbe finito presto” dice Markov, “che proprio non potesse continuare”. Invece “l’orrore” non è finito, e da dicembre Markov, fra i biologi e divulgatori scientifici russi più celebri, vive in Israele, dove si è stabilito anche il presidente della Società Matematica di Mosca, l’accademico Viktor Vasil’ev.
L’edizione Proekt è riuscita a individuare 28 noti studiosi e i docenti di atenei prestigiosi che hanno lasciato la Russia dopo lo scoppio della guerra. Tra loro figurano specialisti di fama mondiale con fior di premi all’attivo. Ma il totale degli scienziati in fuga, secondo le stime di Proekt è molto più alto. La sola Scholars At Risk, organizzazione impegnata nel sostegno agli studiosi di tutto il mondo, ne ha portati fuori dalla Russia 200. La Fondazione Alexander von Humboldt Stiftung ne ha aiutati altri 62. Ma gli iscritti alla chat Telegram per gli studiosi in cerca di una nuova sede sono più di 6.000.
Dove sono finiti i collaboratori della Scuola di Scienze Economiche e Sociali di Mosca?
Gli studiosi in fuga dalla Šaninka (dal nome del fondatore Teodor Šanin, N.d.T.) hanno creato nuove scuole all’estero. In Montenegro alcuni degli ex collaboratori della Scuola hanno creato un programma di studi Liberal Arts & Science. La direzione sta già selezionando gli studenti per dei corsi brevi e prevede di trasformare il programma in una facoltà vera e propria. A detta di Ksenija Lučenko, responsabile del progetto ed ex-rettrice della Facoltà di Comunicazione multimediale alla Šaninka, le domande pervenute da parte di docenti russi sono più di trenta. “Purtroppo il numero di posti che possiamo offrire è inferiore”, dice Ksenija.
“Interi indirizzi di studio sono al palo, la ricerca è bloccata. Siamo ripiombati indietro di anni”
lamenta l’astrofisico prof. Sergej Popov, anche lui dell’Accademia delle Scienze e anche lui con una storia simile a quella di molti scienziati di fama. Nel 2016 ha ottenuto il massimo premio di Stato per la divulgazione scientifica (Za vernost’ nauke – Per la fedeltà alla scienza); nel febbraio 2022 ha firmato la lettera aperta contro la guerra e dopo qualche mese ha lasciato la Russia.
Nessuno ha cercato di convincerli a restare. Né Popov, né gli altri suoi colleghi. Anzi, specialisti di alto livello sono stati denunciati dalle stesse organizzazioni scientifiche e culturali per cui lavoravano. In perfetto stile anni 1930-1940, con tanto di spiate e manie delatorie.
Licenziati e traditori
La RANchiGS [Accademia Presidenziale Russa per l’Economia Nazionale e la Pubblica Amministrazione, N.d.T.] non è un’università come le altre, si autodefinisce Accademia “presidenziale” e ospita il principale progetto del Cremlino, la cosiddetta “scuola dei governatori”. Dopo lo scoppio della guerra, i docenti contrari non sono stati trattati coi guanti.
“La realtà ha definitivamente cancellato i mitologemi sul 9 maggio e la Grande Vittoria, definitivamente vanificati dalla realtà” ha scritto l’8 maggio 2022 sulla sua pagina Facebook Denis Grekov, docente di “Pensiero critico” all’Accademia presidenziale. Di lì a poco Natalija Tan’šina – sua collega – ha denunciato pubblicamente le sue affermazioni. Grekov è stato immediatamente convocato in Presidenza ed è stato invitato a dimettersi. Con un’altra docente, che aveva criticato la guerra, la strategia è stata di altro tipo: a seguito della delazione di uno studente, la presidenza ha mandato in aula due “osservatori” per controllare che non si prendesse altre libertà. Inoltre, uno dei dirigenti dell’Accademia ha incontrato i rappresentanti degli studenti per invitarli a fare i nomi di chi, fra i docenti, diceva cose “anti-patriottiche”. Ora Grekov vive in Polonia.
L’ex-vicedirettore del Dipartimento scientifico della Società Russa di Storia militare e docente dell’Istituto di relazioni estere (MGIMO) dell’Università di Mosca, Konstantin Pachaljuk è stato denunciato due volte: per una discussione su Facebook (l’Ucraina può essere definita uno Stato fascista?) e per un’intervista rilasciata a “Dožd’” (TvRain). Ma gli è toccato dimettersi dal Dipartimento di Storia militare per accuse ancora più ridicole.
A metà marzo Pachaljuk, che non fa mistero di essere contro la guerra, riceve una telefonata dall’Amministrazione del Presidente Putin: lo invitano a presentarsi da loro. Una volta lì, un funzionario gli dice: “Ci è giunta notizia che fra i suoi contatti ci sono agenti del Mossad” racconta Pachaljuk. Che aggiunge di non avere mai avuto a che fare con i servizi segreti israeliani.
Il funzionario suddetto gli rammenta anche le sue dichiarazioni contrarie al concetto di “genocidio del popolo sovietico” che è stato chiesto di propugnare [Sul genocidio dei popoli dell’URSS da parte della Germania e dei suoi alleati durante la Grande guerra patriottica del 1941-45, N.d.T.], e il suo conseguente schierarsi contro la politica ufficiale. Dopodiché gli chiede di scrivere una richiesta spontanea di dimissioni.
Anche i docenti della Scuola Superiore di Economia, un tempo ritenuta “liberale”, hanno subìto pressioni: dopo lo scoppio della guerra la direzione continuava a chiamarli per chiedere se erano già emigrati, o se ne avevano l’intenzione. Risultato: decine di collaboratori sono stati licenziati o trasferiti per violazioni del contratto. L’ex-professore della Scuola di Economia Konstantin Sonin ha stabilito che dall’inizio della guerra l’istituto ha perso almeno 150 insegnanti.
Altro esempio: dall’Istituto di Studi Teoretici e storici di ambito umanistico “A.V. Poletaev” se n’è andato il 60% dei collaboratori, e all’inizio del 2023 l’Istituto stesso ha perso il suo status di Laboratorio Internazionale.
Fra i licenziati, il prof. Oleg Lekmanov (specialista di poesia russa del ‘900) ha lasciato la Russia dopo avere partecipato a un meeting contro la guerra a Mosca. Gli è stato subito vietato di insegnare e la sua pagina personale è stata immediatamente rimossa dal sito mentre ancora teneva le sue lezioni a distanza.
La professoressa Dinara Gagarina in settembre ha scritto questo post su Facebook: “Fanculo la guerra! Dal 24 febbraio al 18 settembre l’ONU ha registrato 5916 vittime e 8616 feriti tra i civili in Ucraina. Non vi basta?”. È stata subito rimossa da tre incarichi. Dall’estate seguente avrebbe dovuto dirigere il Centro di studi umanistici digitali della Scuola Superiore di Economia di Mosca: è stata rimossa dall’incarico il giorno dell’inaugurazione del centro stesso. In ottobre l’hanno licenziata dal posto di responsabile del programma magistrale dell’Università di Perm’, e alla fine dell’anno, sempre a Perm’, ha detto addio al posto di vicedirettrice degli studi storici.
Sono rimasti senza lavoro anche i docenti della Facoltà di Giornalismo dell’Università di Mosca (MGU): chi aveva opinioni discordanti è stato esentato dall’insegnamento rimanendo col minimo salariale. Abbiamo individuato 20 docenti universitari che sono intervenuti contro la guerra e sono stati licenziati.
In parecchi casi le università non si limitano a licenziare i docenti, ma cancellano intere facoltà e interi insegnamenti universitari.
Quali insegnamenti e programmi universitari sono stati cancellati nel 2022
-Il modulo “Giornalismo politico” alla Facoltà di Giornalismo di Mosca. Esisteva dal 2013. È stato accorpato al modulo “Giornalismo sociale”.
-Il programma Liberal Arts all’Accademia presidenziale RANchiGS, che permetteva agli studenti di combinare due indirizzi di studio, ad es. politologia e storia.
-La specializzazione in “Diritti dell’uomo e democrazia” all’interno del programma magistrale “Analisi politica e politica pubblica” della Scuola Superiore di Economia. Gli studenti facevano stage in Università all’estero e lavoravano in istituzioni statali internazionali e in organizzazioni per la difesa dei diritti umani.
La sociologa Anna Kulešova e l’antropologa Aleksandra Archipova hanno detto di essere a conoscenza di casi in cui le riviste scientifiche hanno cancellato i nomi degli autori di alcuni articoli, se fuoriusciti. Dunque, la censura è tornata prepotentemente nella scienza russa.
Argomenti vietati
Negli anni ’80 Igor’ Kon scrisse qualcosa di assolutamente nuovo per il pubblico sovietico di allora, vale a dire la sua Introduzione alla sessuologia. Alla fine del 2022, però, alcune biblioteche di Mosca lo hanno tolto dal prestito. Questo perché le autorità sono in guerra anche con la comunità LGBT.
Multe per propaganda LGBT
Firmata da Vladimir Putin alla fine del 2022, la legge sul divieto assoluto alla propaganda di rapporti sessuali non tradizionali, cambio di sesso e pedofilia, prevede multe salatissime: fino a 400.000 rubli [circa 4.600 euro, N.d.R.] per le persone fisiche e fino a 5 milioni [circa 57.000 euro, N.d.R.] per le società. A bloccare i siti web latori di una simile “propaganda” penserà il Roskomnadzor [Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media, è l’agenzia deputata al monitoraggio e all’accesso ai mass media, N.d.T.].
Dopo l’entrata in vigore della nuova legge sulla “propaganda di rapporti sessuali non tradizionali” i bibliotecari hanno cominciato a ricevere elenchi di decine di libri da ritirare dagli scaffali. Oltre al manuale di Kon, i libri di molti altri autori, compreso Haruki Murakami.
È possibile trovare l’elenco dei libri da ritirare qui, sul canale Telegram “Knigižar” (libri al rogo).
La paura suscitata dalla nuova legge è tale che la rivista filosofico-letteraria online Logos ha preparato e poi cancellato dal proprio sito l’ultimo numero dedicato agli studi femministi che poteva ricadere sotto la falce della legge. Lo stesso aveva fatto la rivista “Sociologija vlasti” (Sociologia del potere), rimuovendo l’ultimo suo numero dalla rete per verificare assieme ai legali che gli articoli non fossero “sediziosi”. Ora il numero è stato ripubblicato. “Complessivamente è sparita una ventina di articoli” conclude, affranta, Anna Kulešova [sociologa, collaboratrice del Centro studi dell’opinione pubblica, presidente del Consiglio sull’etica delle pubblicazioni scientifiche dell’Associazione degli editori scientifici, N.d.T.]. “Ma ho paura a pensare a quanti studi sul tema LGBT non verranno più nemmeno scritti”.
Anche la Scuola Superiore di Economia si sbarazza dei testi “all’indice”, come puntualizza anche Proekt. L’ufficio legale della Scuola ha predisposto e distribuito alle varie facoltà un “vademecum” su come comportarsi in caso di informazioni “vietate”. La sostanza è: niente posizioni pro-LGBT. Per citare un caso concreto, da eliminare il libro Un’estate col fazzoletto da pioniere, best-seller della prima metà del 2022 [Romanzo per ragazzi, ambientato in U.R.S.S., di K. Sil’vanova e E. Malisova, su tematiche omosessuali, ed. online 2021. 200.000 copie vendute in sei mesi, N.d.T.].
Che fare se in un libro sono presenti relazioni omosessuali, ma non sappiamo decidere se si tratta o no di propaganda?
Ci sono libri di cui si è discusso ampiamente e le cui intenzioni propagandistiche (ad. esempio, il libro testé citato) sono appurate. Tali libri vanno ritirati. In presenza di dubbi, il libro può essere spostato nella sezione 18+ (Raccomandazione per biblioteche accademiche e scolastiche).
Per eccesso di zelo, inoltre, e pur sottolineando che “di norma sono pratiche estranee alla propaganda”, gli addetti ritengono “non tradizionali” anche il BDSM e lo scambismo.
I compilatori del “vademecum” non hanno risparmiato nemmeno gli “agenti stranieri”: “se il portale ospita materiali di agenti stranieri, essi vanno immediatamente rimossi”. Non c’è stato modo di verificare se la Scuola abbia messo in pratica le indicazioni ricevute: l’ufficio-stampa non ha risposto alle nostre domande.
Come in tutte le epoche di persecuzione, anche nella Russia del 2023 a patire sono soprattutto gli studiosi in ambito socio-umanistico. L’anno scorso uno studente di una sede regionale della Scuola Superiore di Economia aveva preparato la tesi su Hannah Arendt, teorizzatrice del totalitarismo. L’argomento non era più adatto, e allo studente è stato detto di sostituirlo: “Scrivi, piuttosto, sulla influenza nociva delle reti social” ci ha detto uno dei docenti, che ha chiesto di restare anonimo.
Ma gli argomenti che creano i problemi maggiori sono l’Ucraina e la Seconda guerra mondiale, la Grande Guerra Patriottica. L’antropologa Aleksandra Archipova afferma che a decine di studiosi è stato vietato di fare ricerche che avessero una minima attinenza con l’Ucraina.
Pachaljuk sostiene che l’Archivio centrale del Ministero della Difesa non rilascia più documenti relativi agli insuccessi nei combattimenti presso Mosca o sui rapporti fra l’esercito sovietico e la popolazione europea. Un altro storico di Pietroburgo non è riuscito a ottenere documenti sul movimento partigiano.
Cosa ci è permesso fare ora?
Nei programmi didattici sono già apparsi nuovi temi. Nel programma generale di insegnamento della storia, per esempio, sono stati inseriti corsi accessori quali:
– Rifiuto di Stati Uniti, NATO e Unione Europea di valutare le minacce alla sicurezza nazionale della Russia;
– Le provocazioni armate in Donbas;
– Provocazioni armate del regime ucraino e sue strategie per riprendersi con la forza le Repubbliche del Donbas;
– Riconoscimento ufficiale delle Repubbliche di Donec’k e Luhans’k;
– Come è cominciata l’operazione militare speciale in Ucraina;
– Le sanzioni antirusse dei paesi occidentali sulla Russia, loro tentativi di isolarla dal resto del mondo;
– Obiettivi dell’operazione militare speciale;
– Ingresso nella struttura amministrativa russa delle Repubbliche Popolari di Donec’k e Luhans’k, delle regioni di Zaporižžja e Cherson.
(Febbraio 2023).
Ormai i lavori di studiosi “non allineati” sono impubblicabili, anche se affrontano temi leciti. La poesia di Iosif Brodskij non è ancora finita nella lista nera, ma l’estate scorsa persino il “Novyj mir” [un tempo emblema dell’apertura mentale], si è rifiutato di pubblicare un articolo di Oleg Lek, ex-docente della Scuola Superiore di Economia di cui, prima della guerra, aveva più volte ospitato gli scritti.
La censura su argomenti che il potere ritiene “sensibili” non è il solo problema per gli studiosi rimasti in Russia. Se vogliono ottenere finanziamenti pubblici, devono per forza aderire alla linea.
Soldi ai “patrioti”. E basta.
“Qui (accanto al sito commemorativo dedicato alle vittime delle repressioni politiche di Ekaterinburg e dintorni) nel 1937-1938 sono stati fucilate più di 21.000 persone. Per quanto i loro 21.000 nomi siano scolpiti sulle colonne, della maggior parte di loro non si sa nulla”. Così inizia la dichiarazione della “Società di volontariato della regione di Sverdlovsk” che ha cercato di ottenere un finanziamento dal Fondo del Presidente per raccogliere le storie degli abitanti di Sverdlovsk-Ekaterinburg vittime delle repressioni staliniane. Il governo glielo ha negato. Al contrario, i due fondi più importanti – il Fondo scientifico russo e il Fondo del Presidente – hanno elargito milioni di rubli a chi prometteva di insegnare il patriottismo ai bambini e di preparare combattenti per rimpinguare le fila delle forze armate.
“Se non si lavora sul ‘patriottismo’, di fatto non ci sono possibilità di ottenere fondi pubblici” afferma un docente universitario che si occupa delle domande di finanziamento. Altri intervistati concordano con lui: raccomandano sempre di inserire nella domanda le parole “patriottismo” o “educazione patriottica”, anche se la ricerca riguarda tutt’altro.
Le conseguenze sono comiche.
L’organizzazione “Russkaja usad’ba” (La tenuta agricola russa) che si occupa della conservazione degli oggetti della cultura tradizionale, voleva provvedere a sistemare il parco della tenuta della figlia maggiore di Aleksandr Puškin, Marija Puškina-Hartung. Nella domanda di finanziamento la figlia del grande poeta è menzionata una volta soltanto. L’accento è invece posto sull’attualità, su quanto avvenne nella tenuta durante la Grande Guerra patriottica; nella casella “obiettivo del progetto”, inoltre, per ogni evenienza, è stata indicata l’“educazione patriottica”. I responsabili hanno fatto bene i conti: per la sistemazione del parco sono stati stanziati 3,5 milioni di rubli. La conferma che le parole-chiave sul patriottismo aumentino le chances di avere stanziamenti è palese. Proekt se ne è convinto dopo aver analizzato l’elenco di chi ha ottenuto i finanziamenti del Fondo del Presidente per le sezioni scientifiche e didattiche. L’anno scorso, alla voce “Sostegno a progetti in ambito scientifico, culturale e didattico” il 13% dei vincitori aveva nelle domande la parola “patriottismo” o “educazione al patriottismo”. Alla voce “Conservazione della memoria storica”, il 71% dei vincitori ha rimarcato il patriottismo del progetto. Per il totale delle due voci il governo ha stanziato 781 milioni di rubli.
Proekt ha individuato la domanda del progetto risultato vincitore, nella quale la parola “patriottismo” compare 52 volte. Quanto alla “Federazione russa di volo a vela”, fra i vincitori alla voce “Sostegno a progetti in ambito scientifico, culturale e didattico”, ha saputo attirare l’attenzione sull’“amore per la Patria” come segue:
Il nostro progetto è diretto da aviatori e specialisti con grande esperienza di lavoro con gli adolescenti come i fratelli gemelli Aleksandr e Evgenij Martenjuk. Il nostro scopo è istillare il PATRIOTTISMO, l’AMORE PER LA PATRIA E PER LA RUSSIA!
OGNI SETTIMANA gli allievi incontreranno gli Eroi della Russia, piloti benemeriti e aviatori-collaudatori, cosmonauti, costruttori di velivoli, ingegneri dell’aviazione, addetti al controllo centralizzato, meteorologi. In questo modo l’amore per il pilotaggio si trasformerà in patriottismo, in amor di Patria, in amore per la RUSSIA. Esempi di dirette televisive. (estratto dalla domanda per il finanziamento di “Aviatore: impara la professione. Insegniamo facendo divertire!”)
I finanziamenti sono andati anche a coloro che chiedono soldi per l’addestramento e l’istruzione militare. Argomenti come la preparazione tattica e all’uso di armi da fuoco di scolari e studenti, o “come rendere più appetibile il servizio militare” hanno fatto accettare 34 domande (per un totale di 44 milioni di rubli).
Cosa finanzia il Fondo del Presidente?
Come chiariscono nella rilevanza sociale i loro progetti, i vincitori dei finanziamenti pubblici hanno presentato domande legate all’educazione patriottico-militare:
– Il nome del nostro progetto “Arruoliamo il patriottismo” non è stato scelto a caso e si lega a una delle cause principali della risposta inadeguata alla mobilitazione parziale a seguito della Operazione militare speciale: il basso livello del sentimento patriottico.
– L’introduzione di iniziative sistematiche di orientamento militar-patriottico fra quelle destinate agli adolescenti in età pre-leva aiuterà a rimpinguare in modo costante le Forze Armate russe con ufficiali sani, fisicamente preparati, motivati e istruiti.
– Nel momento in cui la politica aggressiva dell’Occidente unito contro la Russia si è trasformata in conflitto armato per via dell’ideologia nazista del regime di Kiev, il fatto che una parte consistente delle giovani generazioni non capisca le ragioni della situazione in corso ha messo a nudo palesi carenze nell’educazione patriottica della Russia post-sovietica. La riprova ne siano i numerosi video in rete di uomini che si sono sottratti alla mobilitazione parziale – dichiara il Presidente – riparando all’estero.
– Al momento la società richiede giovani sani e atletici che amino la Patria e vogliano servirla entrando nelle sue Forze Armate.
Nessuno dei richiedenti, però, chiarisce quale sia il legame tra l’insegnare ai giovani come si usa un fucile (o come rendere più appetibile e prestigioso il servizio militare) e la scienza o “la conservazione della memoria storica”.
Il Fondo Scientifico Russo, altro dispensatore di finanziamenti, ha cominciato a finanziare progetti che sostengono l’aggressione russa all’Ucraina.
Quattro vincitori del 2022 (ambito “Scienze umane e sociali”) hanno ottenuto 16 milioni di rubli per progetti nei quali, ad esempio, si prepara “il passaggio dei poteri nel post-Ucraina” e si promette un “nuovo ordinamento giuridico” per le Repubbliche di Donec’k e Luhans’k.
Progetti finanziati dal Fondo scientifico russo su tematiche legate alla guerra in Ucraina
“Peculiarità della percezione del passaggio di poteri nelle regioni del post-Ucraina”
“I risultati attesi dallo studio sono: un metodo efficace per valutare le tensioni sociali e il potenziale di protesta legato al passaggio di potere nei territori del post-Ucraina; la definizione di leggi da applicare negli spazi politico-geografici coinvolti dal passaggio suddetto, che nel caso in questione è da intendersi come variazione di appartenenza del territorio”.
“Crimea e Sebastopoli quali elementi delle relazioni politiche russo-turche: influenza di attori interni ed esterni nella conflittualità nella regione del Mar Nero sullo sfondo dell’Operazione militare speciale in Ucraina”
“Dopo la riunificazione della Crimea alla Russia, l’Occidente e i suoi alleati (che comprendono o meno la Turchia, a seconda degli interessi nazionali della stessa) attuano una logica che richiama analogie con la guerra di Crimea del 1853-1856… La chiusura degli stretti del Mar Nero da parte di Ankara durante l’Operazione militare speciale tradisce il ruolo dello Stato turco nel conflitto in corso… La rilevanza degli stretti è alta sia per l’Occidente, sia per la Russia.
“Ordinamenti giuridici delle Repubbliche del Donbas: problemi nella fase di passaggio e sulla via del raggiungimento dell’autonomia”
“Il sistema giuridico delle Repubbliche di Donec’k e Luhans’k è adeguato ai tempi e si confà al periodo di transizione in corso; tuttavia, con la stabilizzazione della situazione politica, sarà necessario un consistente lavoro normativo a lungo termine”.
“Memorie contrastanti sul principe Svjatoslav e dinamica del nazionalismo in Russia e in Ucraina”
Nella situazione attuale, è ovvio che in Ucraina e tra la diaspora ucraina nella Federazione Russa e in altri Paesi si formeranno concetti diversi di identità nazionale, diversi modelli di cittadinanza e di approccio al passato. Questi quadri interpretativi si formeranno attorno a un proprio pantheon di eroi nazionali, tra i quali un posto di rilievo è tradizionalmente occupato dal principe Svjatoslav.
In primavera, all’Università statale di san Pietroburgo, alma mater di Vladimir Putin, si è svolto il concorso internazionale di lavori scientifici e di saggistica “La parola del 2022”.
In finale per “l’articolo scientifico dell’anno” figuravano Anastasija Polosina e Varvara Rudin con il loro Z e V: dall’incommensurabilità alla varianza semantica; per esporre la loro relazione, le due studentesse hanno pensato bene di indossare dei kokoški [tradizionale copricapo festivo femminile, N.d.T.]. Nella sezione “Saggio di pubblicistica” sono risultati vincitori gli studi Mondo russo: quanto di bello in questa espressione… [si allude a un verso dello Evgenij Onegin di Aleksandr Puškin, N.d.T.]) e I fuoriusciti nell’epoca dell’Operazione militare speciale.
La lealtà al potere, dunque, è richiesta non solo agli studiosi di oggi, ma anche a quelli di domani.