Due anni di testimonianze sull'aggressione russa all'Ucraina: il progetto "Voci dalla guerra"

Il 24 gennaio 2023 l'Associazione Internazionale Memorial ha lanciato il progetto Voci dalla guerra, che prevede la pubblicazione in nove lingue di interviste a testimoni della guerra e dell'occupazione russa in Ucraina. Facciamo il punto su quanto realizzato finora.

Due anni di testimonianze sull’aggressione russa all’Ucraina: il progetto “Voci dalla guerra”

Il 24 gennaio 2023 l’Associazione Internazionale Memorial ha lanciato il progetto Voci dalla guerra, che prevede la pubblicazione in nove lingue di interviste a testimoni della guerra e dell’occupazione russa in Ucraina. Si cerca così di superare la freddezza anestetizzante dei numeri, dell’anonimo conto delle vittime, per capire che dietro ogni cifra c’è una storia di sofferenza individuale. Le interviste sono state realizzate dal Centro per la Difesa dei Diritti Umani di Charkiv (detto anche Memorial Ucraina), che ne ha pubblicate centinaia nel suo sito. Una selezione di queste interviste ha potuto vedere la luce in più lingue ed essere proposta a un pubblico ancora più ampio. I video sono stati provvisti di sottotitoli e una versione testuale è stata pubblicata online.

Memorial Italia ha partecipato a questo progetto, pubblicando sul suo canale YouTube le interviste sottotitolate in italiano. Inoltre, esse sono apparse anche nel blog di Memorial Italia su “Huffington Post Italia” e nel sito dell’associazione.

A due anni dall’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina vale la pena di tornare ad ascoltare quelle voci, per non dimenticare una guerra nel cuore dell’Europa su cui l’attenzione rischia di scemare.

Ecco l’elenco delle interviste pubblicate fino ad oggi nel sito di Memorial Italia.

1. Hanna Ševčyk, dottoressa

2. Hanna Mykolajivna, profuga di Serebrjanka

3. Kateryna Ryndyč, pensionata di Charkiv

4. Oleh Toporkov, vicedirettore di una fabbrica di Vovčans’k

5. Ljubov Maksymčuk, abitante di Ochtyrka

6. Ihor Ivanov, abitante di Trostjanec’

7. Serhij Neboha, allevatore di cani di Čerkasy

8. Hanna Janko, abitante di Černihiv

9. Olena Kratkovs’ka, abitante di Černihiv

10. Serhij Pentin, dipendente di una fabbrica di cioccolato a Trostjanec’. “Civili o soldati, non importava. Sparavano a vista”

 

11. Natalija Vitkovs’ka, insegnante

12. Zoja Javors’ka, abitante di Borodjanka

13. Iryna Olijnyk, abitante di Borodjanka

14. Nadija Brataševs’ka, abitante di Charkiv

15. Volodymyr Zajika, pensionato di Moščun

16. Oleksij Symonov

Ritratto in bianco e nero di Oksana Stomina
Oksana Stomina

17. Oksana Stomina

18. Zinajida Kostenko

19. Svitlana Holovata

20. Natalija Štepa

21. Galina Bulgakova

22. Mykola Kostenko

23. Ninel’ Černyšenko

24. Kyrylo Kucenko

25. Maksym Vajner

26. Valentyna Torhons’ka

27. Vitalij Bandruškiv

28. Viktor Marynčak

29. Rostyslav Pašyns’kyj

30. Ihor Zavads’kyj

31. Ol’ha Leus

32. Leonid Remyha, medico di Cherson

33. Patrick Loveless, volontario dagli USA

34. Oksana Pavlova, insegnante di Mariupol’

35. Valerija Kamins’ka, abitante di Mariupol’

 

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“Mamma, probabilmente morirò presto”: adolescente russo in carcere per volantini anti-Putin riferisce di essere stato brutalmente picchiato da un compagno di cella.

Pubblichiamo la traduzione dell’articolo ‘Mom, I’m probably going to die soon’: Russian teenager in prison for anti-Putin flyers says cellmate brutally beat him della testata giornalistica indipendente russa Meduza. L’immagine è tratta dal canale Telegram dedicato al sostegno per Arsenij Turbin: Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!). In una recente lettera Arsenij Turbin, sedicenne russo condannato a scontare cinque anni in un carcere minorile con l’accusa di terrorismo, ha raccontato alla madre di avere subito abusi fisici e psicologici durante la detenzione. I sostenitori di Turbin, che hanno pubblicato un estratto della sua lettera su Telegram, sospettano che oltre ad aggredirlo, i compagni di cella gli stiano rubando il cibo. Ecco cosa sappiamo. Arsenij Turbin è stato condannato a cinque anni di carcere minorile nel giugno 2024, quando aveva ancora 15 anni. Secondo gli inquirenti governativi, nell’estate del 2023 Arsenij si era unito alla legione Libertà per la Russia, un’unità filoucraina composta da cittadini russi e, su loro preciso ordine aveva iniziato a distribuire volantini che criticavano Vladimir Putin. Turbin dichiara di non essersi mai unito alla legione e di avere distribuito i volantini di sua iniziativa. Il Centro per i diritti umani Memorial ha dichiarato Turbin prigioniero politico. Al momento Turbin si trova in detenzione preventiva in attesa dell’appello contro la sua condanna. Nell’estratto di una lettera inviata a sua madre pubblicato lunedì (1 ottobre) nel gruppo Telegram Svobodu Arseniju! (Libertà per Arsenij!), l’adolescente scrive che un compagno di cella di nome Azizbek lo ha picchiato più volte. “Questa sera, dopo le 18:00, uno dei miei compagni di cella mi ha dato due pugni in testa mentre ero a letto”, ha scritto. “La situazione è davvero difficile, brutta davvero. Azizbek mi ha colpito e poi ha detto che stanotte mi inc***. Sarà una lunga nottata. Ma resisterò.” Turbin scrive anche che in carcere lo hanno catalogato come “incline al terrorismo” per il reato che gli contestano (“partecipazione a organizzazione terroristica”). In un post su Telegram i sostenitori di Turbin hanno ipotizzato che i suoi compagni di cella gli stessero rubando il cibo: nelle sue lettere chiedeva sempre alla madre pacchi di viveri, mentre questa volta le ha scritto che non ne aveva bisogno. La madre di Turbin, Irina Turbina, martedì ha riferito a Mediazona che il figlio è stato messo in isolamento dal 23 al 30 settembre. Dalla direzione della prigione le hanno detto che era dovuto a una “lite” tra Turbin e i suoi compagni di cella e che tutti e quattro i prigionieri coinvolti erano stati puniti con l’isolamento. Irina Turbina ha anche detto che il personale del carcere non le ha permesso di parlare con Arsenij al telefono e che l’ultima volta che hanno parlato è stata a inizio settembre. La madre ha raccontato l’ultimo incontro con suo figlio al sito Ponjatno.Media: “Quando sono andata a trovarlo l’11 settembre non l’ho riconosciuto. Non era mai particolarmente allegro neanche le volte precedenti che l’ho visto, certo, ma almeno aveva ancora speranza, era ottimista: aspettava l’appello e credeva che qualcosa di buono l’avremmo ottenuto. L’11 settembre, invece, Arsenij aveva le lacrime agli occhi. Mi ha detto: ‘Mamma, ti prego, fai tutto il possibile, tirami fuori di qui. Sto davvero, davvero male qui’.” “Mamma, probabilmente morirò presto”, ha continuato a riferire la madre, citando il figlio. Ha poi detto di avere inoltrato la lettera a Eva Merkačeva, membro del Consiglio presidenziale russo per i diritti umani, chiedendole di intervenire. Secondo le informazioni di Mediazona, ad Arsenij è stato finalmente permesso di parlare con sua madre al telefono l’8 ottobre. Le avrebbe detto che il suo aggressore era stato trasferito in un’altra cella il giorno prima e che si trovava bene con gli altri compagni di cella. Aggiornamento del 20 ottobre dal canale Telegram Svobodu Arseniju!: “Questa settimana Arsenij non ha mai telefonato”. La madre riferisce di averlo sentito l’ultima volta l’8 ottobre scorso. 25 ottobre 2024

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