Bollettino della Russia che resiste 11-23 marzo 2024

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

 

“I voti” contro la guerra e contro Putin

Ecco le fotografie di alcune delle numerosissime schede elettorali con scritte contro la guerra con cui gli elettori hanno espresso il loro dissenso alle “elezioni” presidenziali del 15-17 marzo in Russia:

Ecco la traduzione delle scritte: “Smobilitazione”, “Per un mondo giusto”. Sopra al nome di Putin: “La Russia sarà libera, ammazzeremo i terroristi anche al cesso (nota espressione usata da Putin per commentare la seconda guerra cecena); No alla guerra”, “No alla guerra. Pace a tutti. Assassino (accanto al nome di Putin)”, “Da 753 giorni la Russia conduce una guerra di aggressione contro un Paese vicino. Fino ad ora non ci siamo resi conto delle nostre responsabilità. Criminale di guerra – all’Aia (accanto al nome di Putin)”, “No alla guerra. Putin è un assassino. No al fascismo”, “NO ALLA GUERRA”, “No alla guerra!!!!”,No a Putin!!!”, “Naval’nyj Aleksej Anatol’evič. No alla guerra”;  “Naval’nyj è il mio presidente. No alla guerra”.

“Fanculo a tutti voi e fanculo alla guerra”: un uomo di Sterlitamak è stato arrestato per aver scritto queste parole sulla sua scheda elettorale. In seguito, dopo aver ricevuto una diffida, è stato rilasciato. “Ho usato un pennarello indelebile, quindi la scritta traspariva all’esterno e la scheda elettorale mi è stata portata via”, ha detto il giovane.

  • Il 18 marzo una ragazza di Jalta, che non ha voluto rivelare la sua identità, è stata arrestata per aver scritto con pennarello blu e giallo sulla scheda elettorale: “Occupanti, via!”, “Stiamo aspettando le forze armate ucraine” e “All’inferno!”. Alla giovane, che nega l’accaduto, è stato fatto un verbale per “diffamazione dell’esercito russo”.
  • “No alla guerra, pace all’Ucraina”: un diciottenne di Sebastopoli è stato arrestato a causa di questa scritta trovata sulla sua scheda elettorale. La scritta è stata scoperta quando il ragazzo aveva già abbandonato il seggio, dove è stato inviato un gruppo investigativo-operativo guidato dal vice capo del Dipartimento degli Interni per la tutela dell’ordine pubblico. A quel punto l’abitazione del giovane è stata perquisita dai collaboratori del Centro “Ė” (Dipartimento per la lotta all’estremismo).
  • Il 17 marzo a Vladikavkaz una diciannovenne di nome Amina è stata fermata in un seggio elettorale a causa della sua scheda elettorale rovinata. Secondo quanto riferito, la ragazza aveva scritto sulla scheda “Ladro. No alla guerra” prima di inserirla nell’urna. La giovane ha denunciato un poliziotto per averla trascinata fuori dalla cabina per il braccio facendole male.
  • A Mosca El’mira Jakupova è stata arrestata per aver scritto “No alla guerra” su una scheda elettorale. La donna, a cui era stato sequestrato il telefono, è stata poi rilasciata con un verbale per “diffamazione dell’esercito russo”.

Il “Mezzogiorno contro Putin”

Di seguito pubblichiamo alcune fotografie delle code ai seggi elettorali in diverse città russe alle ore 12.00 del 17 marzo 2024 per l’azione di protesta “Mezzogiorno contro Putin”, organizzata da Maksim Reznik, ex deputato del consiglio comunale di San Pietroburgo, e sostenuta da molti politici e attivisti dell’opposizione, tra cui il leader dell’opposizione assassinato Aleksej Naval’nyj. L’idea alla base di questa iniziativa è che “tutti coloro che sono contro Putin devono andare ai loro seggi elettorali esattamente a mezzogiorno. Si possono prendere le schede elettorali come ricordo. Si può scrivere qualsiasi frase sulla scheda elettorale. Si può votare per qualsiasi altro cosiddetto candidato.” Inoltre, gli organizzatori dell’azione di protesta hanno scritto: “Dobbiamo mostrare finalmente al mondo intero che non siamo stati noi, ma lui ad avere iniziato questa guerra, e noi non lo votiamo!”.

Provvedimenti amministrativi e procedimenti penali

  • Una donna di Mosca è stata multata a seguito di una denuncia per una viola del pensiero gialla e blu cucita sulla sua borsa: il fiore è stato considerato una forma di diffamazione dell’esercito perché secondo le forze dell’ordine “riproduceva la combinazione di colori della bandiera ucraina” ed era “uno strumento di propaganda visiva, un atteggiamento negativo nei confronti dell’operazione militare speciale in corso”. La donna ha poi raccontato: “Nel gennaio 2024, un passeggero della metropolitana mi aveva denunciato e, dopo essere stata individuata dalle telecamere di riconoscimento facciale, ero stata arrestata”.
  • Aleksej A., un ventiquattrenne di Mosca, è stato multato per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a 1,5 volte il salario minimo) e trattenuto per 15 giorni per aver scritto sull’asfalto alcuni slogan contro la guerra con gessetti blu e gialli e per aver disegnato la bandiera dell’Ucraina. È stato dichiarato colpevole di “diffamazione dell’esercito russo” e di teppismo perché, a detta delle autorità, dopo l’arresto avrebbe usato un linguaggio scurrile.
  • L’8 marzo a Soči Marija Tichonina è stata multata per 40 mila rubli (circa 400 euro, pari a 2,5 volte il salario minimo) per aver mostrato la scritta “Fanculo la guerra” sullo schermo del suo telefono durante il “Festival mondiale della Gioventù” (tenutosi in Russia dal 29 febbraio al 7 marzo). La ragazza è stata dichiarata colpevole di “diffamazione dell’esercito russo”.
  • Il 16 febbraio il Ministero degli Interni ha revocato per la prima volta la cittadinanza a un cittadino russo condannato per “diffusione di fake news sull’esercito”. Nell’aprile 2023, Aleksandr Somrjakov, trentasettenne originario della Moldavia, era stato condannato a sei anni di detenzione in una colonia penale per alcuni post su Mariupol’ e su Buča che, secondo il tribunale, l’uomo avrebbe scritto per ottenere dei like.
  • Aleksandra Čirjat’eva di San Pietroburgo è stata trattenuta per 8 giorni e multata per 40 mila rubli (circa 400 euro, pari a 2,5 volte il salario minimo) per aver scritto “No alla guerra” sulla sua scheda elettorale. Il tribunale ha stabilito che la donna ha diffamato l’esercito russo e danneggiato un bene di proprietà statale.
  • Julija Tiščenko della regione di Tula è stata condannata a quattro anni di reclusione in una colonia penale per aver pubblicato un post in cui esortava a donare dei fondi alle forze armate ucraine. La ragazza è stata dichiarata colpevole di “istigazione via Internet ad attività volte a minare l’integrità territoriale russa”.
  • Suf’jan Šamuratov di Sinferopoli è stato multato per duemila rubli (circa 200 euro) per aver salvato sulla sua pagina di “VKontakte” la canzone dal titolo “Gloria all’Ucraina”.
  • Marija Alekseeva di Podol’sk, fermata a causa di una scritta contro la guerra sulla sua scheda elettorale, è stata multata per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a due volte il salario minimo) e le è stato fatto un verbale per diffamazione dell’esercito.
  • A Balakovo, l’osservatore elettorale Damir Chisjametdinov è stato trattenuto durante le “elezioni” e gli sono stati fatti due verbali per diffamazione dell’esercito, il primo dei quali è stato redatto a seguito della delazione di una giornalista della testata “ProBalakovo”, che non ha apprezzato la frase “Putin getta la gente sotto i carri armati per 250.000 al mese” pronunciata dall’uomo al seggio elettorale il 16 marzo. Il secondo verbale è stato redatto a causa di una fotografia risalente al febbraio 2022 trovata sulla sua pagina di “Vkontakte” dalla polizia.
  • Andrej Tarasov, segretario della sezione del Partito Comunista della Federazione Russa a Kostroma, è stato arrestato per aver pubblicato un post con l’invito a presentarsi alle urne corredato dalla fotografia di una scheda elettorale con il nome di Vladimir Putin cancellato. All’uomo, che è stato obbligato a cancellare il post, è stato fatto un verbale per diffamazione dell’esercito.
  • “Il vostro presidente ha iniziato una guerra criminale”: un uomo del Territorio di Krasnodar  è stato multato per 50 mila rubli (circa 500 euro, pari a 2,6 volte il salario minimo) e accusato di diffamazione dell’esercito per aver gridato questa frase in un seggio elettorale. La notizia è stata riferita al canale OVD-Info dalla figlia.
  • Georgij Avangard, residente nella città di Ščёkino, nella regione di Tula, è stato arrestato per alcuni commenti contro la guerra. Secondo quanto raccontato dall’uomo a OVD-Info, un vicino, su richiesta della polizia, gli ha bussato alla porta e, quando Georgij ha aperto, nell’appartamento hanno fatto irruzione alcuni agenti che gli hanno intimato di seguirli alla stazione di polizia. Il ragazzo è stato portato al dipartimento del Ministero degli Interni della regione di Ščёkino, dove è stato interrogato riguardo alla sua attività su internet. Avangard, a cui è stato chiesto di sbloccare il telefono, si è rifiutato di farlo, nonostante le minacce di un collaboratore del Centro “Ė” (Dipartimento per la lotta all’estremismo). Il ragazzo è stato poi rilasciato dopo che gli è stato fatto un verbale per diffamazione dell’esercito.
  • Nikolaj Cymbaljuk del Territorio dell’Altaj è stato arrestato e messo in custodia cautelare per aver  esortato a devolvere dei fondi alle forze armate ucraine. É stato un suo conoscente a riferirlo al canale OVD-info e il giornale online “Bankfax” della regione dell’Altaj ha riportato la notizia rimandando al servizio stampa dell’FSB. Stando alle accuse, l’uomo avrebbe “creato di proposito un canale sui social e lo avrebbe riempito di contenuti anti-russi”, consigliando anche di ” fornire assistenza a organizzazioni terroristiche filo-ucraine le cui attività sono vietate in Russia”. “Bankfax” ha pubblicato il video dell’arresto dell’uomo riportando gli screenshot dei post in cui Cymbaljuk invitava a donare e acquistare attrezzature militari per le forze armate ucraine condannando l’invasione russa.
  • Il tribunale di Sterlitamak ha dichiarato Evgenij Šepelev colpevole di diffusione di “fake news” sull’esercito russo e lo ha condannato a cinque mesi di lavori socialmente utili con una trattenuta del 5% del suo stipendio a favore dello Stato. Ajdar Chyzyrov, avvocato che ha rappresentato gli interessi dell’imputato, lo ha riferito al canale OVD-info, aggiungendo che l’accusa aveva chiesto di condannare l’uomo a un anno di lavori socialmente utili, a causa di un post sui crimini dell’esercito russo a Izjum pubblicato, secondo gli inquirenti, nel settembre 2022 sulla sua pagina di “VKontakte”.
  • Vsevolod Korolëv, documentarista di San Pietroburgo, è stato condannato a tre anni di reclusione in una colonia penale. L’uomo è finito sotto processo per diffusione di “fake news” sull’esercito a causa di alcuni contenuti pubblicati sul social network “VKontakte” riguardo ai crimini di guerra dei soldati russi in Ucraina.

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Roma, 9 luglio 2025. Ukraine and Italy. Why does Crimea unite us?

A Roma mercoledì 9 luglio alle 15:00 presso Europa Experience David Sassoli FIDU Federazione Italiana Diritti Umani, come Memorial Italia partner della campagna People First, Human Rights Centre ZMINA, IPHR International Partnership for Human Rights e Europa Radicale con il sostegno di Crimea Platform Office presentano l’incontro Ukraine and Italy. Why does Crimea unite us? Mercoledì 9 luglio la sede romana di Europa Experience (piazza Venezia 6c) ospita l’incontro Ukraine and Italy. Why does Crimea unite us? per discutere della attuale situazione della Crimea con particolare riferimento alle gravi violazioni dei diritti umani in corso nei territori occupati dalla Federazione Russa. L’incontro prevede anche la proiezione di un documentario sulla storia dei tatari di Crimea. L’iniziativa si svolge nell’ambito della quarta Ukraine Recovery Conference. La partecipazione è libera previa registrazione all’indirizzo https://forms.gle/8vZpUYHfdF2ZYdKi6.

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2 luglio 2025. Risposta del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale all’interrogazione della deputata Lia Quartapelle in merito al caso di Ruslan Sidiki.

Il 2 luglio 2025 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha risposto all’interrogazione presentata il 20 dicembre 2024 dalla deputata del Partito Democratico Lia Quartapelle a proposito del trentaseienne prigioniero politico Ruslan Sidiki, doppia cittadinanza, russa e italiana, attualmente condannato nella Federazione Russa a ventinove anni di reclusione. Di Ruslan Sidiki abbiamo già avuto modo di parlare. Interrogazione della deputata Lia Quartapelle Ruslan Sidiki, 36 anni, è un cittadino con doppia cittadinanza italiana e russa;il signor Sidiki ha rivendicato la responsabilità per le esplosioni avvenute nella base aerea militare di Djagilevo il 20 luglio 2023, e per un sabotaggio alla linea ferroviaria nella regione di Rjazan’, che ha causato il deragliamento di un treno merci, alcuni mesi dopo. Non sono stati riportati decessi e l’obiettivo dichiarato da Sidiki era quello di danneggiare infrastrutture militari;il signor Sidiki è detenuto in carcere dal 1 dicembre 2023. Il 27 novembre 2024 il tribunale di Mosca ha prorogato la sua detenzione cautelare di ulteriori tre mesi, portandola a un totale di 15 mesi. Viene accusato di compiere un atto terroristico, ma Ruslan lo nega ritenendolo soltanto un atto di sabotaggio;secondo una testimonianza raccolta dal media indipendente russo Mediazona, dopo l’arresto il signor Sidiki sarebbe stato sottoposto a reiterate torture fisiche e psicologiche, tra cui percosse, scosse elettriche tramite dispositivi come telefoni da campo e taser, minacce di mutilazioni genitali e stupro, nonché pressioni psicologiche, al fine di estorcergli confessioni e informazioni. Le torture sarebbero avvenute in più fasi: durante l’interrogatorio iniziale, nei trasferimenti e nei giorni successivi all’arresto;l’avvocato del signor Sidiki ha presentato mesi fa una denuncia per torture al presidente del comitato investigativo russo, senza ricevere alcuna risposta ufficiale. Si ritiene che le torture siano cessate grazie alla tutela dell’avvocato, il quale, tuttavia, opera grazie a raccolte fondi volontarie che potrebbero terminare, mettendo a rischio la difesa legale del signor Sidiki;le autorità russe impediscono alle istituzioni italiane di visitare e assistere il signor Sidiki, in quanto risulta entrato in Russia con il passaporto russo e quindi considerato esclusivamente cittadino russo –:quali iniziative siano state adottate, o si intenda adottare, per garantire che il signor Ruslan Sidiki, cittadino italiano, riceva un processo equo, venendo tutelato da violazioni dei diritti umani durante la detenzione;se il Governo abbia chiesto chiarimenti alle autorità russe in merito alle accuse di tortura denunciate dal signor Sidiki e quali risposte siano state ottenute. Risposta del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale segue sin dal principio il caso del signor Ruslan Sidiki, doppio cittadino italo-russo, benché non sia mai pervenuta alcuna comunicazione ufficiale dalle Autorità russe in merito al suo arresto.Il signor Sidiki fu fermato presso l’aeroporto di Vnukovo, a Mosca, a fine novembre 2023 in quanto sospettato di aver fatto esplodere l’11 novembre 2023 un treno merci nella regione di Rjazan’, circa 200 chilometri a sud della capitale. Il Consolato generale a Mosca, appresa la notizia da fonti stampa russe nella mattinata del 1 dicembre 2023, si attivò prontamente per le opportune verifiche sul caso.Il signor Sidiki risulta residente a Rjazan’ a seguito del trasferimento, nel 2008, dal comune di Siracusa. 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Illustrazione in copertina di Marija Tolstova /

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Palermo, 2-6 settembre 2025. MOST. Memorial Open Society Talks Summer School.

A Palermo dal 2 al 6 settembre 2025 Memorial Italia promuove MOST. Memorial Open Society Talks. MOST è una Summer School pensata per studenti e studentesse e giovani giornalisti/e che vogliono approfondire ed esplorare temi trasversali come l’identità, i diritti umani, i regimi politici e la memoria storica in quella vasta e complessa area sociopolitica sorta dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che va dall’Europa Orientale fino all’Estremo Oriente. È possibile inviare la candidatura entro il 20 giugno all’indirizzo email most@memorialitalia.it allegando un breve CV e una lettera motivazionale. Perché MOST? L’aggressione militare russa in Ucraina ha indubbiamente riportato al centro del dibattito pubblico italiano un momento di intenso confronto intorno al significato di alcune categorie politiche e culturali universali: nazione e impero; identità e ideologia; democrazia e autocrazia; e, infine, guerra e pace. Tuttavia, nel linguaggio dei media questa nuova tensione si è trasformata molto spesso in una marcata polarizzazione ideologica che ha rivelato, nel corso degli ultimi anni, un certo livello di astrazione e, in misura ancora più evidente, una carenza di base: molti di coloro che scrivono di storia, società e politica ucraina e russa non hanno alcuna conoscenza dei territori e delle culture dei paesi su cui offrono ampie riflessioni. MOST vuole fornire uno spazio libero e indipendente di formazione e scambio, di analisi e approfondimento. L’ambizione è quella di creare una rete di giovani studiosi/e e giornalisti/e che possano contribuire all’elaborazione di nuovi linguaggi per articolare nel dibattito pubblico italiano un’informazione consapevole: l’intento è aiutare a comprendere non solo quanto avviene oggi in Ucraina, ma anche il significato profondo di eredità storiche, retaggi culturali e dinamiche politiche di lunga durata che hanno caratterizzato la formazione di una regione ampia e complessa come l’area post-sovietica. Cosa è MOST? In molte lingue slave MOST significa ponte, uno spazio di raccordo tra culture e storie. MOST nasce come un vero e proprio laboratorio di idee volto a stimolare il confronto tra i diversi linguaggi con cui oggi possiamo approfondire la conoscenza di un’area geografica tormentata di cui si continua ad avere una conoscenza superficiale e in molti casi prevenuta. MOST è una Summer School pensata per studenti e studentesse e giovani giornalisti/e che vogliono approfondire ed esplorare temi trasversali come l’identità, i diritti umani, i regimi politici e la memoria storica in quella vasta e complessa area sociopolitica sorta dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che va dall’Europa Orientale fino all’Estremo Oriente. MOST è costruita intorno a 5 giornate, ognuna delle quali è dedicata a un macrotema diverso. Lingua, identità e cultura: come si relazionano tra loro dinamiche linguistiche e appartenenze identitarie e culturali? Quali sono le radici storiche dell’Ucraina di oggi? Società civile e regimi politici: qual è il ruolo della società civile nel fungere da contrappeso ai regimi politici? In cosa i regimi politici sorti nell’area nel corso degli ultimi decenni differiscono dalle democrazie occidentali? Diritti umani: come si è evoluta la situazione dei diritti umani e la lotta per il loro rispetto dalla caduta dell’Unione Sovietica a oggi? Chi sono i difensori dei diritti umani nella Federazione Russa? Come hanno concepito il proprio lavoro e quali sfide stanno affrontando? Come ha funzionato dagli anni Novanta a oggi il sistema giuridico in Cecenia, Daghestan, Inguscezia? Confini e conflitti: come comprendere il grado di contestazione dei confini politici nella regione nel corso degli ultimi trentacinque anni? Quali eredità storiche e pratiche politiche influiscono sulla loro politicizzazione e sull’emergere di nuovi conflitti?  Memoria storica: perché la memoria, individuale e collettiva, svolge oggi un ruolo fondamentale nel processo di autoidentificazione e nella mobilitazione sociale delle nuove comunità politiche? Chi ‘fa’ MOST? MOST vuole essere un importante momento di incontro tra la comunità scientifica che si occupa a vari livelli di spazio post-sovietico e il mondo del giornalismo e della comunicazione. Per questo motivo abbiamo invitato studiosi/e ed esperte d’area come le giuriste del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial e giornalisti/e affermati/e come Anna Zafesova (La Stampa, Linkiesta), Eugenio Cau (Il Post) e Daniele Raineri (Il Post), per imparare a maneggiare gli strumenti propri dei rispettivi settori e a sperimentare nuovi linguaggi.  Durante le giornate di MOST sono previste: lezioni con studiose/i d’area sui macrotemi della Summer School; workshop di carattere pratico curati da giornalisti/e; momenti culturali tra cui visite guidate, presentazioni di libri, dibattiti pubblici e commemorazioni. Come unirsi a MOST? Se sei interessato/a ai temi di cui discutiamo a MOST, vuoi far parte di una rete di giovani studiosi/e e giornalisti/e e conoscere da vicino i relatori e le relatrici dei vari incontri, puoi inviare la tua candidatura entro il 20 giugno all’indirizzo email most@memorialitalia.it allegando un tuo breve CV e una lettera motivazionale (max 400 parole) in cui ci racconti dei tuoi interessi e delle tue aspettative. Durante le giornate della Summer School i costi dell’alloggio sono interamente coperti: ci ospita la Casa di Accoglienza il Carmine Maggiore, nel cuore del centro storico di Palermo. Le spese di viaggio e vitto sono a carico dei partecipanti. La quota di partecipazione, utile a contribuire alle spese organizzative, è di €150. Il pagamento viene effettuato dai partecipanti successivamente alla comunicazione di avvenuta selezione. Perché Palermo? Abbiamo scelto Palermo come sede di MOST perché è una città per molti versi di confine, con un passato ricco di memorie intrecciate e un presente in cui la lotta per i diritti umani è parte viva del tessuto urbano. La collaborazione con alcune associazioni presenti nel territorio, come Libera contro le mafie, impegnata da decenni nella lotta alle mafie e nel ricordo delle vittime innocenti, ci permette di affrontare temi cari a Memorial Italia da una prospettiva molto diversa da quella post-sovietica, ma che presenta tante affinità. La presenza di realtà come MoltiVolti, impresa sociale dedicata all’inclusione, alla convivenza e al dialogo tra persone portatrici di culture diverse, consente di tracciare altri fili rossi nelle questioni che riguardano l’identità, i confini, le migrazioni. In vista della nostra prima Summer School abbiamo inoltre voluto chiedere ai nostri partner per quale motivo abbiano

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