Bollettino della Russia che resiste, 15-29 aprile 2024

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

Voci dalla città


Sullo schermo pubblicitario della concessionaria “Pianeta Auto Collezione” di Čelyabinsk sono apparse una bandiera ucraina rovesciata e la scritta “Gloria all’Ucraina, gloria agli eroi”. I dipendenti della concessionaria, che si trova in via “Fratelli Kaširnij”, hanno detto di aver subito un attacco hacker. Secondo il vice direttore generale, i computer della concessionaria “anche oggi stanno stampando sciocchezze di questo tipo”. Sul fatto indagano l’FSB e alcuni specialisti informatici, mentre lo schermo è stato spento. Gli slogan “Gloria all’Ucraina!” e “Gloria agli eroi!” sono stati inseriti dal Ministero della Giustizia russo nell’elenco dei “simboli attribuibili al fascismo” nel gennaio 2024.

 



Picchetti individuali


Il 15 aprile a Karačev (regione di Brjansk) il diciottenne Kirill Čibisov ha tenuto un picchetto presso la stazione di polizia con il cartello “NO ALLA GUERRA! NO A PUTIN!”. Mentre veniva arrestato il ragazzo è stato picchiato dagli agenti di polizia che gli hanno anche tolto di mano il cartello.

 

Provvedimenti amministrativi e procedimenti penali


A Stanislav Netesov, residente a Mosca, è stato fatto un verbale per diffamazione dell’esercito per essersi tinto i capelli di giallo e blu, come riferito dall’uomo a OVD-Info. Il 28 aprile il moscovita si era rivolto alla sede del Ministero degli Affari Interni nel distretto di Tverskoj per denunciare un pestaggio e un furto. Gli agenti di polizia hanno ritenuto che il colore dei suoi capelli simboleggiasse l’Ucraina e che quindi il giovane stesse “diffamando” l’esercito russo e gli hanno fatto un verbale. Inoltre, gli hanno preso le impronte digitali e, affermando che gli avrebbero fatto “baciare la sua terra natale in trincea”, gli hanno consegnato la lettera di convocazione al commissariato militare.

 

Sergej Černyšov, fondatore del Novokolledž di Novosibirsk, ha registrato un video in cui afferma: “Credevo e credo che molti miei colleghi siano responsabili del fatto che la guerra nel nostro paese sembri normale. Tutte queste “Conversazioni su temi importanti” (vengono così chiamate le lezioni di propaganda diffuse nelle scuole russe), queste lettere da inviare al fronte, le consegne delle lettere di arruolamento… Tutto per fare propaganda e definire eroi vecchi assassini e stupratori . Niente di tutto questo è mai accaduto al Novokolledž.” Nell’aprile del 2023 il pubblico ministero aveva dato avvio a un’ispezione dell’istituto a seguito della denuncia di un abitante di Novosibirsk, secondo cui gli studenti erano sottoposti a una “propaganda sulla sconfitta della Russia nell’operazione militare speciale”. A maggio sono stati fatti tre verbali a carico dell’organizzazione e a luglio le è stata comminata una multa di 50 mila rubli (circa 500 euro, pari a 2,5 volte il salario minimo) per aver rifiutato di tenere le lezioni “Conversazioni su temi importanti”. Il Novokolledž sarà costretto a interrompere le sue attività a partire da luglio di quest’anno.

 

Tat’jana Surova, residente nella regione di Pskov, è stata multata per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a 2 volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito a causa di una conversazione intrattenuta in uno dei supermercati della catena “Magnit”. Alla donna è stato fatto un verbale a seguito della delazione di un cliente e di un dipendente del negozio, secondo cui si sarebbe comportata in modo molesto urlando contro tutto il negozio. La stessa Surova ha spiegato di aver sentito delle clienti in coda parlare dell’invasione russa dell’Ucraina dicendo che “gli Stati Uniti d’America si stanno infiltrando nell’operazione militare speciale, che stanno organizzando conflitti in tutto il mondo” e di essere quindi intervenuta nella conversazione esprimendo la sua opinione.

 

Il movimento “Resistenza femminista contro la guerra” è stato inserito nel registro delle “organizzazioni non gradite” del Ministero della giustizia.

 

Marina Melichova, residente nel Territorio di Krasnodar, si trova in custodia cautelare dal 23 giugno dello scorso anno per “diffamazione dell’esercito” ed è stata multata per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a 2 volte il salario minimo) a causa del video “Pacifista ero, pacifista sarò”. Inoltre, il tre aprile le è stato fatto un verbale per ripetuta diffamazione dell’esercito.

 

Sergej Eremeev, cittadino bielorusso accusato di aver fatto esplodere i treni di una linea ferroviaria della Buriazia, rimarrà in custodia cautelare per altri tre mesi per atti terroristici. Secondo le forze dell’ordine, il 29 novembre scorso l’uomo avrebbe fatto esplodere due treni nella galleria di Severomujsk. Stando a dati non ancora confermati, su questa linea vengono trasportate le granate provenienti dalla Corea del Nord destinate all’esercito russo.

 

A Andrej Vanjukov, musicista della band moscovita “Avtosport”, sono stati fatti due verbali per aver diffamato l’esercito russo e per aver esposto simboli vietati a causa di un video in cui l’artista aveva usato lo slogan “Gloria all’Ucraina – Gloria agli eroi”. In precedenza, alcuni attivisti filogovernativi avevano scoperto questo suo video a sostegno delle forze armate ucraine e dei russi contrari alla guerra e si erano rivolti alle forze dell’ordine chiedendo di tenere Vanjukov sotto controllo perchè sospettato di finanziare le forze armate ucraine, di giustificare il terrorismo e di istigare al separatismo. Nel suo video il musicista aveva detto che la Russia dovrebbe diventare una “federazione assennata” in futuro, ma i suoi accusatori hanno inteso questo appello come un invito “rivolto a tutte le Repubbliche a lasciare il Paese ”.  Forse è stata intesa in questo modo l’espressione “Mosca andrà a farsi fottere” nel discorso durante il quale il musicista esprimeva il concetto che la capitale dovrebbe stare allo stesso livello delle regioni.

 

A Nadežda Burjanova, residente a Mosca e coinvolta in un “caso di proteste contro la guerra”, è stata inasprita la pena: la donna è stata condannata alla custodia cautelare per due mesi. L’apertura del caso contro la donna è stata resa nota a febbraio, dopo che la sua abitazione è stata perquisita. Secondo gli inquirenti, l’imputata, parlando con la moglie e i figli di un soldato russo caduto in guerra, lo avrebbe deriso.

Marina Aver’janova, cittadina di Kamensk-Ural’skij, è stata multata per 35 mila rubli (360 euro, pari a 2 volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito. La donna è stata multata a causa del seguente commento sul social VKontakte: “Sarebbe stato giusto non andare in guerra…così non sareste morti…mentre ora dividetevi pure i vostri soldi insanguinati, che la terra sia come lana di vetro per il russo occupante e che ai vostri parenti faccia piacere essere torturati con una bottiglia nel culo come nelle prigioni di quello stronzo di Putin”.

 

Il Tribunale distrettuale Dzeržinskij di San Pietroburgo ha multato un residente per 50 mila rubli (circa 500 euro, pari a 2,5 volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito russo a causa di alcuni commenti su Telegram. A riferirlo a OVD-info è stata Alena Skačko, avvocatessa che rappresenta i suoi interessi. Il 9 aprile, le forze dell’ordine avevano arrestato il pietroburghese sul posto di lavoro e lo avevano portato al dipartimento di polizia, dove, assistito dall’avvocato di OVD-Info Igor Skačko, gli era stato fatto un verbale.

Taulan Kipkeev, istruttore di alpinismo e di sci della Repubblica di Karačaj-Circassia, è stato coinvolto in un caso di diffusione di “fake news” sull’esercito. Il giovane è stato accusato per un video su Instagram in cui definisce le autorità del Cremlino “assassini” e predice che Putin e tutti i suoi collaboratori verranno puniti.

Il cittadino ucraino Sergej Gul’ko, studente della facoltà di Medicina dell’Università Statale di Mosca, è stato arrestato per tre volte nell’ultimo mese. La prima volta per 10 giorni dopo essere stato fermato davanti alla propria abitazione, la seconda volta per 12 giorni per aver postato lo slogan “Gloria all’Ucraina!” su VKontakte. Il 26 aprile il giovane è stato arrestato nuovamente per 12 giorni, questa volta a causa delle sue storie su Instagram: il giudice sostiene che lo studente abbia invitato a bombardare Mosca. Al ragazzo è stato anche ordinato di lasciare la Russia entro tre  giorni perché minacciato di essere perseguito penalmente, ma secondo il suo avvocato Nikita Spivak il giovane non può lasciare il paese, poiché si trova in un centro di detenzione speciale. Lo studente ipotizza che a denunciarlo sia stato un suo conoscente e in tribunale ha spiegato di aver pubblicato le storie in un momento molto pesante per lui: “La mia città è stata bombardata, il mio Paese è stato bombardato e la conseguenza è che sono morte persone a me vicine”.

Sergej Mingazov, giornalista di Chabarovsk, è stato arrestato per diffusione di “fake news” sull’esercito per aver condiviso dei post su Buča sul suo canale Telegram. L’uomo, che si trovava in isolamento, è stato messo agli arresti domiciliari.

Sono stati resi noti i dettagli relativi al procedimento penale che ha portato alla condanna ad aprile di Roman Nazaruk per diffusione di “fake news”. L’uomo è stato accusato di aver pubblicato sul social VKontakte 16 post riguardo alla guerra in Ucraina, agli attacchi missilistici e all’uccisione di civili. Nel primo post incriminato si legge: “Le truppe russe hanno bombardato il teatro d’arte drammatica di Mariupol’ uccidendo centinaia di persone, e ora lo stanno vergognosamente nascondendo dietro a delle recinzioni”. Inoltre,è accusato di aver pubblicato un video su YouTube in cui Nazaruk dice di aver lavorato nella Guardia di frontiera dell’FSB e afferma di condannare ora la guerra in Ucraina e Putin. La traccia audio del video è stata pubblicata sul canale YouTube della moglie: “Io, Nazaruk Roman Igorevič, sono un cittadino della Federazione Russa e non ho nessun’altra cittadinanza. Mi sono laureato presso l’Istituto di legge di Kazan’ del Ministero degli Affari Interni della Federazione Russa, ho prestato servizio militare e ho anche prestato servizio sotto contratto nella Guardia di frontiera dell’FSB russa. Putin ha attaccato l’Ucraina nel 2014 e ne ha dato prova in una delle sue interviste, in cui ha definito l’attacco un blocco delle forze armate ucraine di stanza in Crimea. Per colpa sua migliaia di persone nelle regioni di Donetsk e Lugansk sono morte e, quando sembrava che il conflitto fosse praticamente congelato e che ci potessero essere degli accordi, ha lanciato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina il 24 febbraio 2022. Tutto questo è solo prova del fatto che non si può venire a patti con lui. Ora centinaia di migliaia di persone stanno morendo nella guerra di Putin”. L’uomo è stato anche accusato per due volte di aver condiviso dei post pubblicati dalla moglie Anastasia Nazaruk in cui la donna si esprimeva contro la guerra in Ucraina.

 

Nikolaj Egorov, presidente della sede di Vologda del partito “Jabloko”, è stato multato per 200 mila rubli (circa 2000 euro, pari a 10,5 volte il salario minimo) per ripetuta diffamazione dell’esercito a causa di alcuni post pubblicati sui social. A riferirlo a OVD-info è Sergej Tichonov, avvocato che rappresenta gli interessi del politico.

 

“Chiunque abbia violato i confini di uno Stato sovrano è un aggressore”. A causa di questo ed altri commenti pubblicati sul social Vkontakte il tribunale distrettuale Odoevskij della regione di Tula ha multato Aleksandr Tochirov per 30 mila rubli (circa 300 euro, pari a 2 volte il salario minimo) per “diffamazione dell’esercito”.

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15 luglio 2025. Sedici anni dalla morte di Natal’ja Estemirova.

Il 15 luglio 2009 è stata uccisa Natal’ja Estemirova, attivista per i diritti umani e giornalista. Le circostanze della sua morte non sono ancora state chiarite. Estemirova era direttrice della sezione cecena del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, si è occupata di crimini di guerra, torture e rapimenti di civili durante la Seconda guerra cecena. Per celebrare la memoria della nostra collega Natal’ja Estemirova, MOST Summer School di Memorial Italia (2-6 settembre 2025) sarà ospite di Alloro Fest, festival organizzato dal Giardino dei Giusti di Palermo. Il Giardino dei Giusti di Palermo è stato inaugurato il 25 febbraio 2008 in via Alloro, nel centro storico della città e nei pressi del vecchio quartiere ebraico della Moschita. Grazie alla collaborazione con Gariwo il 4 settembre verrà posata nel Giardino una maiolica in ricordo dell’impegno di Natal’ja per i diritti umani, la libertà di informazione e la memoria degli oppressi. La cerimonia avrà luogo alle 17:00 alla presenza delle autorità cittadine e di tutta la cittadinanza. Natal’ja Estemirova nasce il 28 febbraio 1958 nella città di Kamyšlov nella regione di Sverdlovsk in una famiglia di origine ceceno-russa. Si laurea in storia all’università di Groznyj e lavora come insegnante. Dopo la Prima guerra cecena si occupa di giornalismo, difesa dei diritti umani, assistenza agli ex prigionieri dei “centri di filtraggio” in Cecenia. Nell’autunno del 1999 Estemirova inizia a collaborare con il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, lavora nella sede del Centro Memorial aperta a Groznyj, indaga su rapimenti e uccisioni di civili in Cecenia. Nel 2001 si avvicina alla giornalista Anna Politkovskaja e all’avvocato Stanislav Markelov. Dopo l’assassinio di Anna Politkovskaja inizia a scrivere per Novaja gazeta sotto pseudonimo. Estemirova documenta i crimini di guerra commessi dalle forze armate della Federazione Russa in Cecenia, i “rastrellamenti”, le esecuzioni sommarie di civili e gli attacchi indiscriminati sui centri abitati. Grazie al suo lavoro il mondo può vedere le immagini della cittadina di Novye Aldy, nei pressi di Groznyj, distrutta dalle forze armate della Federazione Russa, e può ascoltare le testimonianze degli abitanti. Il 5 febbraio 2000 le forze armate della Federazione Russa uccidono almeno 56 persone (secondo le informazioni del Centro Memorial) nel corso di un “rastrellamento” a Novye Aldy: anziani, donne e bambini. Tra le vittime non c’è nessun combattente. Si tratta di uno degli episodi più sanguinosi della Seconda guerra cecena. A venticinque anni dalla tragedia i colpevoli non sono ancora stati trovati né sono state individuate le responsabilità. Nel 2009 Estemirova torna a Novye Aldy per parlare con gli abitanti. Nell’occasione viene girato Aldy. Bez sroka davnosti (Aldy. Non c’è prescrizione), documentario del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, che uscirà dopo la morte di Natal’ja. Grazie alle inchieste di Estemirova si apprende anche del bombardamento sul paese di Rigach, avvenuto l’8 aprile 2004, nel corso del quale muoiono una donna e i suoi cinque bambini. Le forze armate della Federazione Russa negano i fatti. Estemirova fotografa le conseguenze del bombardamento, le case distrutte, i frammenti della bomba con la marcatura. Di propria iniziativa gli abitanti aprono la tomba per permetterle di fotografare e riprendere i cadaveri. Si apre un procedimento penale, ma il processo non viene istituito. Estemirova fa parte della Commissione di ispezione carceraria, per un mese presiede il Consiglio pubblico di Groznyj, ma il presidente ceceno Ramzan Kadyrov la “dispensa” dall’incarico. Due volte, dopo avere avuto una “conversazione” con il presidente ceceno che la minaccia personalmente, Natal’ja lascia per alcuni mesi la Russia, ma poi fa ritorno in Cecenia. La mattina del 15 luglio 2009 ignoti rapiscono Natal’ja Estemirova nei pressi della sua abitazione a Groznyj. Lo stesso giorno il suo cadavere viene ritrovato intorno alle tre di pomeriggio in Inguscezia, nella località di Gazi-Jurt. Il corpo di Natal’ja riporta ferite da arma da fuoco al torace e alla testa. Il funerale di Natal’ja Estemirova si tiene a Groznyj il giorno successivo. Partecipano centinaia di persone. I mandanti, gli organizzatori e gli esecutori dell’omicidio non sono ancora stati individuati. La versione ufficiale dell’istruttoria, grossolanamente prefabbricata, parla di “vendetta dei combattenti”. Natal’ja Estemirova sul ruolo dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in situazioni di guerra: “Capisci che la forza è impari: la forza sta dalla parte dei cannoni e un giornalista ha solo l’arma della parola. E vedi che le persone hanno priorità differenti. I giornali e le persone istruite dicono che stiamo con i separatisti, con i combattenti, ma per gli abitanti dei villaggi di montagna la cosa importante è non essere ammazzati. Lo devo dire, sono una pacifista assoluta, sono contro la guerra in ogni forma, senza alcuna riserva. Sono contro l’avere un’arma in casa: di sicuro sparerà e di certo non salverà nessuno. Da noi il pacifismo non è popolare. E non lo è nemmeno la difesa dei diritti umani. Ma questo non significa che la situazione sia disperata. Lo ripeto, più di una volta nella mia esperienza ho visto che proprio la parola è stata più che efficace, soprattutto quando si sono unite le voci di giornalisti di provenienza diversa, di paesi diversi”.  

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8 luglio 2025. Perquisizioni e arresti per Revol’t Centr a Syktyvkar.

Ultimo aggiornamento al 10 luglio 2025. Come riferisce la testata indipendente 7×7 Gorizontal’naja Rossija, già il 10 luglio il tribunale di Syktyvkar ha rilasciato Dar’ja Černyšova, direttrice di Revol’t Centr, cui è stato tuttavia vietato di accedere alla sede di Revol’t Centr, comunicare con i testimoni del caso e con i collaboratori di Revol’t Centr e 7×7 Gorizontal’naja Rossija. Le è stato inoltre vietato l’utilizzo di Internet e telefono. * * * Ieri, martedì 8 luglio 2025, a Syktyvkar, capoluogo della Repubblica dei Komi nella Russia europea nordoccidentale, le forze dell’ordine hanno perquisito i collaboratori e i locali di Revol’t Centr, spazio culturale indipendente dedicato a Revol’t Pimenov, matematico e dissidente, tra i fondatori di Memorial Komi e del movimento Memorial stesso, scomparso nel 1990. È stata perquisita anche l’abitazione di Igor’ Sažin (nella foto), come Pimenov tra i fondatori di Memorial Komi. Sažin è stato prelevato e quindi interrogato in qualità di testimone. Inoltre, nel corso della mattina, attivisti, difensori dei diritti umani e giornalisti sono stati perquisiti e interrogati a Petrozavodsk, Kaliningrad, Novgorod, Irkutsk e Joškar-Ola: alcune di queste perquisizioni sembrano essere collegate a quella svolta presso Revol’t Centr. Così si è espresso Memorial Komi: Nella mattina dell’8 luglio 2025 le forze dell’ordine hanno effettuato perquisizioni ingiustificate nei confronti dei collaboratori dello spazio culturale indipendente Revol’t Centr a Syktyvkar. Non esiste alcuna spiegazione di carattere pubblico circa le motivazioni di queste perquisizioni. Riteniamo illecite tali azioni. Revol’t Centr è uno spazio culturale che ospita fiere del libro, conferenze di storia, mostre fotografiche e molto altro. Per tutti noi Revol’t Centr promuove i valori della libertà, della creatività e dell’amore per la nostra città! Condividiamo le parole di solidarietà, sostegno e gratitudine di Memorial: per noi Revol’t Centr è simbolo di libertà e intraprendenza nella terra del Gulag, simbolo di memoria e superamento delle difficoltà, ma anche simbolo di una natura fatta di erica, muschio e licheni. Come riportato dalla testata giornalistica indipendente Vot Tak, in seguito alle perquisizioni è stata arrestata Dar’ja Černyšova, direttrice di Revol’t Centr, accusata di avere violato le norme previste in quanto agente straniera. In realtà Černyšova non è mai stata iscritta nel cosiddetto registro degli agenti stranieri, ma nel 2023 è stato iscritto nel registro il portale d’informazione indipendente 7×7 Gorizontal’naja Rossija con il quale Černyšova ha collaborato fino al 2022. Contestualmente è stato avviato un procedimento per tradimento della patria nei confronti di Pavel Andreev. Andreev, oltre a essere uno dei creatori di 7×7 Gorizontal’naja Rossija e di Revol’t Centr, è anche uno degli attivisti di spicco di Memorial, essendo stato membro del consiglio direttivo di Memorial Internazionale fino alla sua chiusura imposta dal governo russo nel 2022. Il nostro collega al momento non si trova nella Federazione Russa.

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