Evgenija Berkovič e Svetlana Petrijčuk. Condannate a sei anni di reclusione.

Lunedì 8 luglio 2024 il Tribunale militare n. 2 del Distretto occidentale di Mosca ha condannato a sei anni di reclusione in colonia penale la regista Evgenija (Ženja) Berkovič e la sceneggiatrice Svetlana Petrijčuk per apologia di terrorismo.

Lo stato russo – nel giorno degli attacchi terroristici su Kyïv, Dnipro, Kryviy Rih e altre città ucraine, durante i quali un missile russo ha colpito l’ospedale pediatrico oncologico Ohmatdyt di Kyïv causando la morte di decine di persone e lasciando centinaia, se non migliaia, di bambini gravemente ammalati senza l’assistenza e le cure necessarie – ha condannato Ženja Berkovič e Svetlana Petrijčuk per lo spettacolo Finist jasnyj sokol (Finist falco coraggioso).

AP Photo/Alexander Zemlianichenko

Noi di Memorial – raccontano i colleghi russi – abbiamo conosciuto Ženja Berkovič nel 2012: l’abbiamo invitata a collaborare con noi per il festival Drama pamjati (Il dramma della memoria) nella nostra sede di Mosca in via Karetnyj rjad, in cui decine di giovani registi e attori teatrali lavoravano a progetti di teatro documentario sulla base dell’archivio di Memorial. A quel festival Ženja e i suoi compagni di corso di Sed’maja studija hanno allestito lo spettacolo Sud nad Brodskim. Čelovek, kotoryj ne rabotal (Processo a Brodskij. L’uomo che non lavorava). Dopo la prima lo spettacolo è stato replicato per due anni e visto da migliaia di spettatori.

Al festival Drama pamjati ha partecipato anche un altro giovane regista, Talgat Batalov, con il progetto Moё poslednee slovo (La mia ultima dichiarazione), basato sulle ultime dichiarazioni pronunciate durante i processi ai prigionieri politici sovietici, ai prigionieri politici della Bielorussia di Lukašenko così come alle Pussy Riot e a Michail Chodorkovskij. Secondo il sistema giudiziario russo agli imputati è infatti concessa un’ultima dichiarazione (poslednee slovo) ovvero la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dalla difesa. I dimostranti di piazza Bolotnaja sono stati arrestati durante la preparazione della nostra iniziativa, ma non hanno fatto in tempo a pronunciare le loro ultime dichiarazioni nei giorni dal 14 al 17 giugno 2012, date di programmazione del festival. Allora Talgat Batalov ha deciso di presentare il suo progetto con queste parole: “Nessuno di noi sa a chi, nella propria vita, toccherà pronunciare la sua ultima dichiarazione. Perciò propongo a tutti gli spettatori di partecipare a una prova aperta. Vi chiederò di scegliere il testo di diverse ultime dichiarazioni e di leggerle, mentre io vi aiuterò a farlo con forza ed espressività”.

Ieri Ženja Berkovič e Svetlana Petrijčuk hanno pronunciato la loro ultima dichiarazione. Ieri il giudice Jurij Massin le ha condannate a sei anni di colonia penale a regime ordinario e a tre anni di restrizione nell’amministrazione di siti web.

A proposito, sessant’anni fa, il 13 marzo 1964, fu emanata la sentenza contro il poeta Brodskij: cinque anni, non di colonia penale ma di confino.

Illustrazione di Inga Christič.

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Una piattaforma che, lo ricordo, può essere riassunta in tre punti. Primo: pretendiamo la restituzione incondizionata all’Ucraina di tutti i territori che la comunità internazionale ha riconosciuto come suoi e che la Russia ha occupato, ivi compresa la Crimea; sissignori: Крим це Україна, la Crimea è Ucraina. Secondo. Sosteniamo tutti coloro che si battono per raggiungere questi obiettivi. Compresi i cittadini della Federazione Russa che si sono uniti volontariamente alle Forze Armate ucraine. Terzo. Ammettiamo qualsiasi forma di guerra contro la tirannia di Putin all’interno della Russia, compresa la lotta armata. Siamo ovviamente e profondamente disgustati dai metodi dell’ISIS, quando a essere prese di mira sono persone innocenti, come nel caso dell’attacco al Crocus City Hall. I propagandisti di guerra del Cremlino, invece, sono o non sono obiettivi legittimi? Il Forum Russia Libera non ha discusso nello specifico la questione né ha sottoscritto alcuna risoluzione in merito; dunque, quella che esprimerò è solo la mia opinione personale. Sono convinto che i guerrafondai come, per esempio, il presentatore televisivo Vladimir Solov’ëv, meritino lo stesso trattamento che si meritò a suo tempo il suo analogo hitleriano Julius Streicher, impiccato dal Tribunale di Norimberga. Finché questi reietti del genere umano non finiranno anche loro di fronte a un nuovo Tribunale di Norimberga, finché la guerra continuerà, sono da ritenersi obiettivi legittimi delle operazioni militari in corso. Il paragone tra i fautori della propaganda di Putin e quelli di Hitler non è per me un espediente retorico. Gran parte dei miei scritti pubblicistici è dedicata a dimostrare che il regime di Putin è un regime nazista, con il quale, per principio, non è possibile pensare a una coesistenza pacifica. Ho fatto e faccio appello innanzitutto all’Europa, esortandola a ricordare le origini dell’attuale sistema europeo. Dal 1945 l’Europa si è adoperata a costruire un mondo in cui ai predatori non fosse più permesso di essere padroni, un mondo basato sul diritto, la giustizia, la libertà e i valori dell’umanesimo. L’Europa aveva fatto grandi passi in questa direzione e sembrava essersi liberata per sempre dagli stermini di massa e dalla spartizione dei confini. L’Europa si era ormai abituata a pensare che questo suo mondo sicuro e prospero fosse adeguatamente protetto da un alleato forte e potente al di là dell’oceano. Oggi, invece, questo suo mondo viene sbriciolato da entrambi i lati da due criminali: il Cremlino e Washington. Anche negli Stati Uniti hanno preso il potere individui con un sistema di valori filofascista. Stiamo assistendo a un tentativo disgustoso di collusione di stampo prettamente imperialista fra due predatori. 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