L’arte in rivolta. Pietrogrado 1917
di Nikolaj Punin
con curatela e traduzione di Nadia Cicognini (Guerini e Associati, 2020).
Le memorie di Nikolaj Punin, che si focalizzano sul 1917, anno cruciale per le sorti individuali e collettive in Russia, ripercorrono gli anni irrequieti e turbinosi delle avanguardie artistiche attraverso i vividi ritratti di alcuni dei suoi protagonisti come Chlebnikov, Majakovskij, Larionov, Malevič e Tatlin. Coinvolto in prima persona nell’organizzazione della vita artistica di Pietrogrado, Punin ricostruisce gli eventi storici e politici di cui è diretto testimone, alternando intensi flashback autobiografici e resoconti di cronaca politica, articoli di giornali e documenti ufficiali a brillanti descrizioni della vita quotidiana e riflessioni sull’estetica, l’arte e la filosofia. Dal 1914 frequenta assiduamente l’”Appartamento n. 5″, dove vive il pittore Lev Bruni, conservatore dell’Accademia di Belle Arti, con il quale costruisce un profondo sodalizio. L’aria dell'”Appartamento n. 5″ è letteralmente impregnata di idee rivoluzionarie. Questi fermenti innovatori, la libertà nella sperimentazione e l’affermazione del valore rivoluzionario della creazione artistica saranno determinanti nella formazione di Punin come teorico della nuova arte. Nell’appartamento, ubicato nella sede dell’Accademia, s’incontra il fiore dell’intelligencija artistica della capitale; qui, tra appassionate dispute teoriche, si va formando l’arte delle avanguardie e si vanno delineando i nuovi fondamenti estetici che Punin avrebbe difeso con rigore nella sua parabola esistenziale e intellettuale e nella sua produzione.
Nikolaj Punin (1888-1953), è stato un critico, teorico e storico dell’arte, figura chiave della vita culturale della Russia pre- e postrivoluzionaria. Dopo aver frequentato il liceo di Carskoe Selo, si laurea in storia dell’arte all’Università di Pietroburgo nel 1914, ma già nel 1913, ancora studente, viene invitato a collaborare con il Reparto antichità cristiane del Museo russo ed esordisce sulla prestigiosa rivista Apollon, diretta da S. Makovskij, il primo a scoprire il suo brillante talento. Da quel momento comincia a pubblicare una fitta serie di articoli e saggi che spaziano dalla pittura russa antica alla grafica giapponese all’arte europea. Nel 1917 aderisce al cosiddetto “fronte di sinistra” degli artisti che si batte contro la componente reazionaria e conservatrice del mondo artistico per l’affermazione dei fondamenti della nuova arte. Nel 1918 viene nominato da Lunačarskij responsabile del Dipartimento delle arti figurative e commissario del Museo Russo e dell’Ermitage e si dedica con passione all’attività museale e all’insegnamento, partecipando attivamente alla vita pubblica, ma già alla fine degli anni Venti i suoi lavori vengono sottoposti a censura. Dagli anni Quaranta s’intensificano le accuse di formalismo contro la sua persona e Punin diviene oggetto di una violenta campagna persecutoria. Nel 1949 è internato in un lager nei pressi di Vorkuta dove trova la morte nel 1953. La rivoluzione aveva chiuso così i conti con uno dei suoi intellettuali più eruditi e raffinati.
Recensioni
Cronache letterarie anni Venti, dalle memorie avanguardiste di Nikolaij Punin, Stefano Garzonio su Il Manifesto.
Recensione di Valentina Parisi sul numero 9 di Avtobiografija (dicembre 2020).