Per provare a capire come e perché la Russia postsovietica si sia trasformata in una dittatura il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial promuove il progetto Trenta anni prima.
In Russia la dittatura è eterna? Come hanno fatto a distruggere la libertà di parola in Russia? Perché la Russia non è diventata una democrazia? Come è possibile che Vladimir Putin sia ancora al potere?
Il 24 febbraio 2022 la Federazione Russa ha avviato l’invasione su vasta scala dell’Ucraina e l’eco di numerose domande ha ripreso a risuonare. È possibile trovare una risposta? Il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial pensa di sì.
Nel 2023 il Centro ha compiuto trent’anni. La data è convenzionale: Memorial ha iniziato molto prima a difendere i diritti umani. Il punto di riferimento è l’aprile del 1993, quando fu adottato lo statuto dell’associazione. Ricordiamo che nell’aprile del 2022 con sentenza della Corte Suprema della Federazione Russa le autorità hanno “liquidato” ovvero soppresso il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, così come avvenuto per Memorial Internazionale. Gli attivisti hanno tuttavia trovato un nuovo formato per l’associazione e sono riusciti a portare avanti il lavoro di cui si occupano da oltre trent’anni.
La Russia postsovietica ha dunque quasi la stessa età del Centro Memorial. Sotto lo sguardo e con la partecipazione degli attivisti la Russia è cambiata: la dittatura sovietica è diventata una giovane democrazia e si è poi trasformata in una nuova dittatura. I collaboratori di Memorial sono stati non solo testimoni, ma anche attori degli eventi storici più determinanti della Russia contemporanea. L’attualità per loro è stata storia, una storia che hanno voluto descrivere e documentare. E adesso hanno molto da raccontare. È questo lo spirito che anima il progetto Trenta anni prima.

Con la collaborazione di media indipendenti, difensori dei diritti umani, esperti e rappresentanti della società civile i collaboratori del Centro Memorial intendono affrontare le numerose e importanti questioni che riguardano la Russia postsovietica. Tentano di comprendere che cosa abbia condotto all’attuale regime. Cercano di spiegare come sia stato possibile distruggere le libertà dei cittadini russi, come sia potuto accadere che quegli stessi cittadini abbiano rinunciato alle proprie libertà e come sia stato perseguito chi ha tentato di difenderle.




Ottobre 1993: come è iniziata la “piccola guerra civile” a Mosca?
Siamo nel 1993 quando a Mosca si parla di “piccola guerra civile”. Per molti osservatori i fatti del 3-4 ottobre 1993 segnano il momento dell’autodistruzione di una nascente democrazia nella Russia post-sovietica e della sua trasformazione in uno stato autoritario.

Il conflitto tra il presidente Boris El’cin e il Soviet Supremo, iniziato il 21 settembre, raggiunge il culmine nella prima settimana di ottobre, provocando proteste, scontri, attacchi agli uffici del sindaco di Mosca e al centro televisivo di Ostankino e alla fine l’assalto della Casa Bianca russa da parte dell’esercito.
Il Centro Memorial ha chiesto ad Aleksandr Čerkasov, membro del consiglio direttivo dell’associazione, di parlare degli avvenimenti dell’ottobre 1993.







A Mosca nell’autunno del 1993, tra il 21 settembre e il 4 ottobre, le vittime sono 158, i feriti 423, più di venti persone risultano disperse. La successiva “riforma costituzionale a tappe” attribuisce al presidente Boris El’cin poteri estremamente ampi. Gli accadimenti del 1993 costituiscono il prologo della prima guerra cecena e delle guerre successive.
Quanto accade oggi in Ucraina fa parte della stessa catena di eventi.









Dal federalismo a uno stato unitario autoritario?
Negli anni Novanta la maggior parte delle repubbliche etniche sceglie di continuare a far parte della Federazione Russa, avendo ottenuto dal Cremlino la promessa di poter godere di sovranità ed economia indipendente e della possibilità di crescere senza doversi guardare le spalle dal governo federale. A trent’anni di distanza comprendiamo che quegli accordi hanno avuto vita breve: le repubbliche sono state integrate nella cosiddetta verticale del potere e private di poteri reali, diventando solo simbolicamente differenti dalle altre regioni della Federazione Russa.
Nell’ambito del progetto Trenta anni prima la testata giornalistica indipendente russa Vërstka ripercorre le vicende che hanno condotto la Federazione Russa, intenzionata a diventare una federazione democratica, a trasformarsi in uno stato unitario autoritario. Darja Kučerenko ha parlato con attivisti, giornalisti, linguisti, storici e politologi provenienti da Baškortostan, Čuvašija, Burjatija. Prendendo spunto dall’esempio offerto da queste repubbliche, si analizza come il federalismo proposto negli anni Novanta abbia subito graduali restrizioni.

Da sinistra a destra durante un incontro in Tatarstan nel giugno del 2000: Murtaza Rachimov, presidente della repubblica del Baškortostan; Mintimer Šajmiev, presidente della repubblica del Tatarstan; Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa; Farid Muchametšin, presidente del parlamento della repubblica del Tatarstan; Kamil Ischakov, sindaco della città di Kazan’.








Perché la Russia non rispetta i diritti umani nei conflitti armati?
La prima pubblicazione del progetto Trenta anni prima è dedicata ai crimini di guerra che negli ultimi trent’anni l’esercito della Federazione Russa ha commesso e continua a commettere in Cecenia, Siria e Ucraina. Il report Trent’anni di crimini di guerra della Russia è disponibile on line in russo, inglese, francese e arabo.

Negli ultimi trent’anni Memorial è stata attiva in numerose zone di guerra, documentando le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra commessi dall’esercito della Federazione Russa. Attualmente l’esercito della Federazione Russa commette crimini atroci in Ucraina. I nomi delle città ucraine in cui i militari russi hanno torturato e ucciso, “filtrato” e stuprato sono noti a tutti. Di numerosi altri crimini non si ha ancora notizia, ma solo perché la guerra non è finita. I collaboratori del Centro Memorial tuttavia conoscono bene le guerre cui la Russia ha preso parte negli ultimi trent’anni. Prima di Mariupol’ ci sono state le rovine di Aleppo e di Groznyj. Le stragi impunite di civili ceceni a Samaški e Novye Aldy hanno condotto all’incubo di Buča. I “campi di filtraggio” sperimentati dai cittadini di Mariupol’ sono gli eredi del “sistema di filtraggio” utilizzato in Cecenia.





Perché l’invasione su vasta scala dell’Ucraina è stata definita dalle autorità “operazione militare speciale”?

Non è la prima volta che le autorità della Federazione Russa nascondono la guerra dietro formulazioni astruse. Il Centro Memorial intende descrivere cosa sia realmente accaduto nel corso delle “operazioni militari” degli ultimi trent’anni e come tali eventi abbiano condotto all’attuale guerra in Ucraina.



Durante la prima Guerra cecena sono stati documentati numerosi casi di utilizzo di civili come ostaggi e scudi umani da parte del personale militare delle forze armate della Federazione Russa, episodi che descrivono l’immagine di un sistema.

Samaški, Cecenia, 23 agosto 1996. Foto dell’archivio di Memorial.
Da sinistra a destra: Timran Kireev e sua madre Koka Kireeva. Caricati su un blindato, sono stati utilizzati come scudi umani. Accanto a loro Sovdat Murtazalieva racconta l’incubo vissuto. Oleg Orlov, attivista per i diritti diritti umani e oggi ex copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, li intervista.
Come e perché l’esercito della Federazione Russa utilizza la tattica criminale dell’attacco a due tocchi?

Attacco a due tocchi: così si definisce la tattica criminale utilizzata dall’esercito della Federazione Russa in Ucraina che prevede il bombardamento ripetuto dello stesso luogo. Questa tattica è già stata utilizzata dall’aviazione della Federazione Russa in Siria. Con il progetto Trenta anni prima il Centro Memorial intende descrivere in dettaglio questo e altri casi di bombardamenti in aree abitate. L’argomento è trattato nel primo capitolo del report Trent’anni di crimini di guerra della Russia.





Bombardamenti russi sugli ospedali?
Dall’inizio dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina centinaia di ospedali sono stati danneggiati o distrutti dall’esercito della Federazione Russa. Secondo i dati delle Nazioni Unite, solo nel periodo tra il 24 febbraio e il 15 maggio 2022 sono state colpite almeno 182 strutture sanitarie: 111 ospedali (di cui 10 tra centri perinatali e reparti maternità e 17 ospedali pediatrici), 11 consultori neuropsicologici e altre 60 strutture sanitarie. In totale 159 strutture sono state danneggiate, 15 distrutte, 3 saccheggiate e 5 sono state presumibilmente utilizzate per scopi militari. Il numero effettivo delle strutture sanitarie colpite è molto più elevato. I bombardamenti su ospedali e obiettivi evidentemente civili non è una pratica nuova per le forze armate della Federazione Russa. L’aviazione russa bombarda ospedali in Siria dal 2015. L’argomento è trattato nel secondo capitolo del report Trenta anni di crimini di guerra della Russia.







Perché anche i blackout sono crimini di guerra?

Già nei primi giorni dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina l’esercito della Federazione Russa ha colpito obiettivi civili. Gli attacchi più massicci, sistematici e mirati sono stati proprio quelli missilistici sulle infrastrutture energetiche, iniziati nel settembre del 2022. L’argomento è trattato nel secondo capitolo del report Trenta anni di crimini di guerra della Russia.









Che cosa significa “filtraggio”?
Il “controllo” dei detenuti da parte dell’esercito della Federazione Russa: l’esperienza cecena.
L’argomento è trattato nel terzo capitolo del report Trenta anni di crimini di guerra della Russia.

Si analizzano in sintesi la creazione e il funzionamento dei centri di filtraggio in cui le forze dell’ordine della Federazione Russa trattenevano illegalmente e interrogavano i detenuti nel corso della Prima e della Seconda guerra cecena. Nel 2022 la pratica del filtraggio è stata utilizzata dalla Russia anche in Ucraina.







Il “controllo” dei detenuti da parte dell’esercito della Federazione Russa: l’esperienza ucraina.
L’argomento è trattato nel terzo capitolo del report Trenta anni di crimini di guerra della Russia.
Nel 2024 Evgenij Zacharov per Micromedia ha avuto modo di parlare in italiano del “filtraggio”: Guerra Russia-Ucraina: cos’è il filtraggio? – MicroMega.

Dopo l’invasione del 24 febbraio 2022 il “filtraggio” praticato in Ucraina dalle forze dell’ordine della Federazione Russa differisce dal “filtraggio” praticato in Cecenia tra gli anni Novanta e i primi Duemila, in termini di metodi e obiettivi.
In territorio ucraino i centri di filtraggio non sono stati concepiti come luoghi di detenzione o custodia, ma possono essere definiti checkpoint estesi. Più che ai campi di prigionia, sembrano somigliare alle carceri russe di massima sicurezza.






