Il massacro di Katyn'

Nel corso delle operazioni militari sovietiche in Polonia (settembre 1939) furono fatti prigionieri circa 240-250.000 militari dell'esercito polacco. Il 19 settembre 1939 fu istituita la Direzione per gli affari dei prigionieri di guerra e degli internati presso l'NKVD dell'URSS (UPVI), a cui competeva l'organizzazione e la gestione dei campi, la distribuzione, il mantenimento e l'utilizzo dei prigionieri di guerra polacchi. Nei campi dell'UPVI furono rinchiusi 130.000 uomini: nei primi due mesi la maggior parte di essi fu rilasciata, più di 40.000 furono consegnati alla Germania.
A partire dal novembre 1939 per ordine del Commissario del popolo agli affari interni Lavrentij Berija gli ufficiali polacchi, gli alti funzionari statali, gli agenti di polizia, della gendarmeria, della polizia carceraria, dello spionaggio e del controspionaggio furono concentrati nei lager di Starobels'k, Kozel'sk e Ostaškov. Fra i militari prigionieri nei lager c'erano anche ufficiali di carriera e riservisti richiamati poco prima della guerra (scienziati, giuristi, ingegneri, insegnanti, letterati, musicisti, giornalisti, medici); non solo polacchi, ma anche ucraini, bielorussi, ebrei, tedeschi e di altre nazionalità. E tutti coloro che provenivano dalle regioni orientali della Polonia, dopo la loro annessione all'URSS, in base alla Legge del 29 novembre 1939 erano formalmente considerati cittadini sovietici.
Dalla fine del 1939 nei lager cominciarono a lavorare squadre di inquirenti venute da Mosca, che preparavano i fascicoli dei prigionieri di guerra per trasmetterli in visione alla Conferenza Speciale presso l'NKVD. Il 5 marzo 1940 il Politbjuro del CC della VKP(b) in base a una nota di servizio di Berija prese la decisione segretissima di fucilare la maggioranza dei prigionieri di guerra rinchiusi nei tre lager citati. L'esecuzione era destinata a eliminare gli uomini che costituivano "le colonne portanti del regime" della Polonia borghese, un paese che, secondo i piani geopolitici della dirigenza sovietica, non doveva più rinascere; inoltre, molti prigionieri di guerra originari dell'Ucraina Occidentale e della Bielorussia non avevano voluto cambiare nazionalità (la tesi fondamentale della nota di Berija era che i patrioti polacchi più convinti erano i peggiori nemici dell'URSS).
L'esecuzione della condanna segreta fu affidata ai dirigenti dell'NKVD di Char'kov, Smolensk e Kalinin, ossia delle regioni dove erano situati i lager; il grado di segretezza dell'operazione era tale che neppure i dirigenti del partito delle rispettive regioni dovevano esserne a conoscenza. Nell'aprile-maggio 1940 iniziò il trasferimento dei detenuti nei luoghi dell'esecuzione: i prigionieri del lager di Kozel'sk furono portati a piccoli gruppi alla stazione di Gnezdovo, e da lì nel bosco di Katyn', 14 chilometri a ovest di Smolensk, dove furono fucilati e seppelliti. I prigionieri del lager di Starobel'sk giunsero a Char'kov, dove furono fucilati nel carcere interno dell'NKVD, e poi seppelliti in un bosco vicino. I prigionieri del lager di Ostaškov furono condotti a Kalinin (oggi Tver'), per essere fucilati nei sotterranei del carcere interno dell'NKVD e poi sepolti nei pressi del villaggio di Mednoe. In tutto furono uccisi 14.584 prigionieri dei lager di Ostaškov, Kozel'sk e Starobel'sk. Contemporaneamente cominciarono le fucilazioni di prigionieri nelle regioni occidentali dell’Ucraina e della Bielorussia (più di 7.000 vittime).
Dopo l'intervento tedesco in URSS (22 giugno 1941), fra il governo sovietico e il governo polacco in esilio a Londra fu raggiunto un accordo di collaborazione nella lotta contro la Germania. Nell'agosto 1941 la maggioranza dei cittadini polacchi, fra cui gli ex ufficiali detenuti in URSS, fu amnistiata, e in territorio sovietico cominciò a formarsi un esercito polacco. Nel corso del 1941 e del 1942 il comando militare e il consolato polacco tentarono ripetutamente di chiarire quale fosse stato il destino dei prigionieri di guerra portati via dai tre campi nel marzo-aprile 1940, ma alle loro interrogazioni non fu data alcuna risposta precisa.
Durante il primo anno di guerra le regioni dove erano sepolti i prigionieri polacchi furono occupate dall'esercito tedesco. Nel marzo 1943 nel bosco di Katyn' le autorità d'occupazione tedesche scoprirono delle fosse con cadaveri di fucilati. Quando a Berlino si seppe che quei resti appartenevano a ufficiali polacchi, vittime dell'NKVD, si decise di organizzare un'imponente azione propagandistica per provocare una scissione fra i paesi della coalizione antihitleriana. Il 13 aprile 1943 la radio di Berlino comunicò la notizia del ritrovamento e propose di creare una commissione internazionale per esaminare le circostanza della morte di quei prigionieri di guerra. Il governo polacco in esilio sostenne la proposta, e chiese al governo sovietico di fornire una risposta ufficiale sul destino dei prigionieri scomparsi. Il governo sovietico respinse la richiesta, e dichiarò che le fucilazioni erano state eseguite dai nazisti. L'URSS accusò il governo polacco in esilio di collaborare con Hitler e il 25 aprile 1943 troncò le relazioni diplomatiche con esso. La commissione internazionale creata dalla Germania, con rappresentanti di 12 paesi, e la commissione tecnica della Croce Rossa Polacca fra l'aprile e il giugno 1943 esaminarono i resti degli ufficiali polacchi e giunsero alla conclusione che erano stati fucilati nella primavera del 1940.
Dopo la liberazione di Smolensk da parte dell'Armata Rossa (25 settembre 1943) nel bosco di Katyn' cominciò a lavorare una commissione sovietica diretta dall'accademico N.I. Burdenko, le cui conclusioni "confermarono" la versione ufficiale sovietica: gli ufficiali polacchi erano stati uccisi dei tedeschi nel 1941. L'episodio della fucilazione di Katyn' figurava nell'atto d'accusa del Tribunale militare internazionale di Norimberga, ma le "prove" fornite dall'URSS non furono ritenute convincenti e questo punto non fu citato nella sentenza.
Per più di quarant'anni l'emigrazione polacca e i governi dei paesi europei chiesero che l'URSS si riconoscesse responsabile dell’eccidio. Ma solo nel 1987 M. Gorbačëv acconsentì a dar corso a una nuova indagine. Nel 1990 l'URSS riconobbe finalmente che i prigionieri polacchi erano stati fucilati dall'NKVD, ma solo nell'ottobre 1992 le autorità russe pubblicarono i documenti segretissimi degli archivi del PCUS, che comprovavano la responsabilità della suprema dirigenza politica dell'URSS nell'eccidio e nel suo occultamento. Oggi in tutti e tre i luoghi di sepoltura dei fucilati il governo della Polonia ha fatto erigere dei memoriali, e ogni anno vi si svolgono cerimonie di commemorazione.

Fonti: N.S. Lebedeva, Katyn'. Prestuplenie protiv čelovečestva, Moskva 1994.
Katyn'. Plenniki neob"javlennoj vojny. Dokumenty, a cura di N.S. Lebedeva, Moskva 1997

In Internet: http://katyn.codis.ru; http://admin.smolensk.ru/smal-kray-katyn.