Il’ja Jašin: “Putin cadrà nell’oblio. Patria e destino, un unico cammino”

Il'ja Jašin nel 2019 (foto di Evgenyfeldman via Wikimedia Commons, con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Politico e blogger indipendente, condannato a 8 anni di carcere: “Miliardari, generali, ladrucoli, la prigione in Russia è uno spaccato della società. Non ce l’ho con chi se n’è andato, ma non ci si può occupare seriamente di politica quando si vive lontani. Voglio reggere il colpo e non scappare”.

Vladimir Kara-Murza dal carcere di Mosca: “Non mi avranno e, fidatevi, tutto questo presto finirà”

Foto di Jindřich Nosek (NoJin), con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Il dissidente, giornalista e storico, per due volte avvelenato con gravi conseguenze sulla salute, racconta la vita in prigione e perché ha deciso di tornare in Russia per dare battaglia al regime di Putin: “Da lontano, da un posto sicuro, non puoi chiedere alla gente di battersi contro un regime autoritario”.

Lev Rubinštejn: “C’è una signora da non dimenticare, anche se ora ha un pessimo aspetto: si chiama speranza”

Lev Rubinštejn (foto di Natalia Senatorova, CC BY-SA 4.0)

Intervista al poeta e saggista sulle forme di resistenza alla repressione, sull’emigrazione, sulla speranza, sulla sopravvivenza di molti meccanismi del sistema sovietico nella politica russa contemporanea, sull’aiuto che può venire a chi protesta contro la guerra dall’esperienza degli artisti underground degli anni ’70.

Il’ja Jašin: “È incredibile che io mi debba sempre giustificare per essere finito in prigione”

Il'ja Jašin nel 2019 (foto di Evgenyfeldman via Wikimedia Commons, con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Intervista all’oppositore russo, condannato a otto anni e mezzo: “Putin lascerà dietro di sé un’eredità funesta: economia distrutta, isolamento internazionale, corruzione esorbitante e degrado delle istituzioni statali. Per risollevarsi dal baratro, la Russia dovrà compiere un percorso lungo e complesso”.

Il Dubravlag di Jurij Dmitriev. Dentro le colonie penali di Mordovia

Il bosco di Sandormoch in Carelia, Russia (foto di Ninara, via Wikicommons, con modifiche, CC BY 2.0)

Nel 1931 nel villaggio di Javas, dove sconta la pena di 15 anni a causa di accuse totalmente infondate di pedofilia, fu inaugurato il TemLag, il lager di Temnikov. Nel 1948, quando apparvero i “lager speciali per detenuti politici”, venne riorganizzato nel Lager Speciale n° 3 o Dubravlag.

Un esempio di ritorno al terrore staliniano. Lettera aperta di “Novaja Gazeta”: “Libertà per Kara Murza”

Foto tratta dal profilo Facebook di Vladimir Kara-Murza

“Chiediamo con decisione che le autorità russe, le forze dell’ordine e i giudici ritrovino la strada della giustizia. Che perseguano assassini e criminali, e non quei cittadini onesti e responsabili che osano pensare e dire la verità. E che fermino questa nuova deriva della Russia verso lo stalinismo e il totalitarismo”.

L’ultima dichiarazione di Vladimir Kara-Murza, contro Putin: “Non mi pento di nulla, presto le tenebre si dissolveranno”

Foto di Jindřich Nosek (NoJin), con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Riflessioni del celebre docente di Slavistica della Nyu sull’arte in guerra tra Russia e Occidente, tra nazionalismo e globalizzazione, condivise con lo storico Sergej Bondarenko.

La guerra e l’università. Testimonianza di un professore russo, costretto a emigrare

Il sistema universitario statale in Russia si è già totalmente screditato; non ci sono più margini di miglioramento e non si capisce come ricostruirlo (o se sia davvero necessario), perché il virus putiniano lo sta penetrando sempre più in profondità.

Il filosofo Boris Groys: “Un regime non può sopravvivere a una guerra persa. E la guerra russa è già persa”

Il filosofo Boris Groys (foto di Valerij Ledenev via Flickr, CC BY-SA 3.0)

Riflessioni del celebre docente di Slavistica della Nyu sull’arte in guerra tra Russia e Occidente, tra nazionalismo e globalizzazione, condivise con lo storico Sergej Bondarenko.

“Mi sento meglio a pensarla così”. Perché i fatti non vinceranno contro la propaganda

030114-O-0000D-001 President George W. Bush. Photo by Eric Draper, White House.

Due sociologi confrontano la reazione dei russi alla guerra in Ucraina con quella degli statunitensi alla guerra in Iraq, sul sostegno alla guerra, nonostante tutte le prove contrastanti.