Gli ultimi testimoni. Gli italiani di Crimea | Natalja Vasilevna Gorbulëva

1 maggio 1939: Natal’ja (Taločka) nasce a Kerč’ da Polina Savel’evna Delerno (1915-1997) e Vasilij Andreevič Volodčenko.
22 gennaio 1942: Polina viene esiliata da Kerč’ insieme alla figlia a causa delle sue origini italiane. Vasilij Andreevič decide di restare insieme alla famiglia.
1942: Vasilij Andreevič Volodčenko è reclutato dall’esercito del lavoro.
1942-1946: Natal’ja e la madre vivono nel kolchoz Krasnoe ozero (Lago rosso) in Kazakistan, oblast’ di Akmolinsk, rajon Višnevka, poi presso il cantiere per la costruzione della ferrovia Akmolinsk-Kartala.
1945: Vasilij Volodčenko è congedato e può tornare dai suoi familiari.
1946: La famiglia ritorna a Kerč’.
1947-1958: frequenta la scuola media.
1959-1965: frequenta l’istituto d’ingegneria navale di Leningrado.
1965: svolge il tirocinio obbligatorio postlaurea a Gor’kij.
1968: sposa Jurij Nikolaevič Gorbulev, nato nel 1929, originario di Chabarovsk, laureato presso l’istituto d’ingegneria navale di Vladivastok.
1972: nasce la figlia Natal’ja.
1979: ritorna a Kerč’. Lavora alle tecniche di calcolo automatico presso il locale istituto d’ingegneria navale.
1999: va in pensione. Attualmente non lavora e vive con la figlia Natal’ja.

Prima parte dell’intervista

._Горбулева 1_3

[youtube video=”https://youtu.be/xHFw2pgVSJM“]

Seconda parte dell’intervista

._Горбулева 2_3
[youtube video=”https://www.youtu.be/ecvZQULnp6g“]

Scarica la trascrizione dell’intervista

Scarica la traduzione dell’intervista

Credits
Intervistatore: Irina Ostrovskaja
Operatore: Viktor Griberman
Trascrizione: Natalja Christoforova
Traduzione: Zeno Gambini
Giulia Giachetti Boico per la sua preziosa collaborazione a Kerč’

La storia di Natalja in breve

Natal’ja Nikolaevna Volodčenko è nata a Kerč’ il 1 maggio 1939. Sua madre, Polina Savel’evna Delerno (1915-1997) era figlia di Rosalia Markovna Simone e Savelij Markovič Delerno. Il capostipite italiano della famiglia, Mark Simone, garibaldino, si è trasferito a Kerc’ nell’ottobre del 1870. Dal matrimonio tra Rosalia e il marinaio Savelij Delerno sono nati cinque figli: Dolorata (Dora), Debenedikt, Polina (nata nel 1915), Mark e Antonina (nata nel 1926).
Durante la prima guerra mondiale, Savelij è stato fatto prigioniero e, dopo essere tornato a casa, è morto di malattia. Dopo la morte di Rosalia nel 1935, Dora ha dovuto occuparsi della sorella minore Antonina, con la quale si è trasferita a Sverdlovsk (o ad Omsk). Lì Dora ha vissuto insieme al marito Stepan Terent’ev, soldato dell’Armata Rossa. Polina ha frequentato la scuola media e dei corsi di contabilità, poi ha lavorato per la compagnia Azovvodstroj, dove ha conosciuto Vasilij Andreevic Volodčenko (nato nel 1908), cresciuto in una numerosa famiglia di origini ucraine e bielorusse (i genitori si chiamavano Andrej Evseevič e Anna Josifovna Elina). Nel 1939 è nata la loro unica figlia: Natal’ja (Taločka)
Una volta, durante l’occupazione di Kerč’, Polina è stata scambiata per un’ebrea. Stava per essere fucilata quando una vicina di casa ha iniziato a gridare dicendo che era italiana, salvandole così la vita.
Vasilij Volodčenko è stato riformato per motivi di salute. Il 22 gennaio del 1942 Polina è stata esiliata da Kerc’ insieme alla figlia a causa delle sue origini italiane. Volodčenko avrebbe potuto rimanere in città, ma ha preferito seguire la famiglia nel kolchoz “Krasnoe ozero” (Lago rosso) a Višnevka, nell’oblast’ di Akmolinsk, in Kazakstan, per poi essere reclutato dall’esercito del lavoro.
A causa delle condizioni di vita cui era costretta in Kazakistan, Polina ha contratto il tifo ed è stata ricoverata, mentre Taločka, che all’epoca aveva tre anni, è stata affidata ai vicini.
Una volta guarita, Polina si è dedicata all’allevamento delle pecore. In seguito alla scomparsa di alcune di esse, forse sbranate dai lupi, Polina ha dovuto pagare un risarcimento al prezzo di enormi sacrifici. Poi ha deciso di andarsene portando con sé la figlia. Ha svolto lavori generici nel cantiere per la costruzione della ferrovia Akmolinsk – Kartal e, non conoscendo nessuno a cui poter affidare la bambina, Polina la teneva infagottata a terra, accanto alle traversine. Их пожалели, и устроили Полину на работу кубогреем.
Nel 1945 Vasilij Volodčenko è stato congedato e ha potuto ricongiungersi con i suoi familiari. Alla fine dell’anno seguente ha ottenuto il permesso di tornare a Kerč’ ma, non avendo più una casa, andata distrutta durante la guerra, lui e Polina sono andati ad abitare in una casetta lasciata in eredità da Andrej Evseevič Volodčenko.
Vasilij Andreevič ha lavorato come capomastro in un giacimento minerario, mentre Polina in un panificio come contabile e poi come ragioniera in un consorzio.
Taločka ha iniziato ad andare a scuola nel 1947 a Kerč’. Terminata la decima classe, ha frequentato l’istituto d’ingegneria navale di Leningrado (1959-1965). È stata mandata a lavorare nella città di Gor’kij, dove ha incontrato il suo futuro marito Jurij Nikolaevič Gorbulëv, nato nel 1929 a Chabarovsk, laureato presso l’istituto d’ingegneria navale di Vladivostok.
Tornati a Kerč’, Natalja ha studiato tecniche di calcolo elettronico nella sede di Kerč dell’istituto navale.
Nel 1972 è nata la figlia Natalja.
Natalja Vasilevna ha continuato a lavorare all’istituto fino a quando non è entrato in crisi, nel periodo della perestrojka. Nel 1999 Natalja è andata in pensione. Il marito ha lavorato come semplice elettricista su una nave, poi è stato invitato a tenere un corso sulle forniture elettriche delle navi presso l’istituto navale di Kerč’, attività che svolge tuttora.

Le foto sono state gentilmente concesse da Natalja Vasilevna Gorbulëva.

[nggallery id=73]

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Brescia, 10 febbraio 2025. La poesia bielorussa di protesta.

ci sentivamo liberi solo nei bagni pubblicidove per dieci rubli nessuno chiedeva cosa ci stessimo facendoeravamo contrari al caldo d’estate, contrari alla neve d’invernoquando venne fuori che eravamo la nostra linguae ci strapparono la lingua, cominciammo a parlare con gli occhie quando ci cavarono gli occhi cominciammo a parlare con le maniquando ci mozzarono le mani parlavamo con le dita dei piediquando ci crivellarono le gambe, facevamo un cenno con la testa per il “sì”e scuotevamo la testa per il “no”… e quando mangiarono vive le nostre testeci infilammo indietro nel grembo delle nostre madri dormienticome in un rifugio antiaereoper nascere un’altra volta. (dalla poesia Lingua bielorussa di Valzhyna Mort) Lunedì 10 febbraio alle 18:00 nella libreria dell’Università Cattolica di Brescia (via Trieste 17/D) si tiene la presentazione della raccolta di poesie Il mondo è finito e noi invece no. Antologia di poesia bielorussa del XXI secolo, curata da Alessandro Achilli, Giulia De Florio, Maya Halavanava, Massimo Maurizio, Dmitrij Strocev per le edizioni WriteUp. Intervengono Giulia De Florio, professoressa di lingua e traduzione russa all’università di Parma e presidente di Memorial Italia, e Maya Halavanava, lettrice di lingua russa nelle università di Padova e Milano, in dialogo con la poetessa Franca Grisoni. L’iniziativa è promossa dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, dall’ordine degli avvocati di Brescia e Memorial Italia con la collaborazione dell’Università Cattolica di Brescia.

Leggi

Brescia, 7 febbraio 2025. L’avvocatura in Bielorussia.

In occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, venerdì 7 febbraio alle 17:oo nel complesso San Cristo in via Piamarta 9 a Brescia si tiene l’incontro L’avvocatura in Bielorussia. Intervengono Riccardo Redaelli, professore di storia e istituzioni dell’Asia e di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano, e Sviatlana Halauneva, avvocata bielorussa per Human Rights Center Vjasna in Belarus. Lettura di poesie a cura di Giuseppina Turra. L’iniziativa è promossa da Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Ordine degli avvocati di Brescia e Memorial Italia con la collaborazione del comune di Brescia. I partecipanti riceveranno in dono il volume Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024), a cura di Giulia De Florio, presidente di Memorial Italia.

Leggi

Brescia. Focus sulla Belarus.

A febbraio la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura di Brescia, in collaborazione con Memorial Italia, ha scelto di dedicare attenzione all’attuale situazione della Repubblica di Bielorussia (Belarus) con un ciclo di iniziative e incontri. Venerdì 7 febbraio, in occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, alle 17:00 nel complesso San Cristo (via Piamarta 9) si tiene l’incontro L’avvocatura in Bielorussia. Intervengono Riccardo Redaelli, professore di storia e istituzioni dell’Asia e di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano, e Sviatlana Halauneva, avvocata bielorussa per Human Rights Center Vjasna in Belarus. Lettura di poesie a cura di Giuseppina Turra. Lunedì 10 febbraio alle 18:00 nella libreria dell’Università Cattolica (via Trieste 17/D) si tiene la presentazione dell’antologia di poesia bielorussa del XXI secolo Il mondo è finito e noi invece no. Intervengono le curatrici del volume: Giulia De Florio, professoressa di lingua e traduzione russa all’università di Parma e presidente di Memorial Italia, e Maya Halavanava, lettrice di lingua russa nelle università di Padova e di Milano, in dialogo con la poetessa Franca Grisoni. Sabato 22 febbraio alle 17:30 al MO.CA (Palazzo Martinengo Colleoni, via Moretto 78) si tiene l’inaugurazione della mostra Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti del grafico bielorusso Arthur Vakarov. Presentano la mostra Federico Manzoni, vicesindaco del comune di Brescia; Giovanni Rocchi, presidente dell’ordine degli avvocati di Brescia; Filippo Perrini, presidente dellla Cooperativa cattolico-demoratica di Cultura di Brescia; Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei; Giulia De Florio, presidente di Memorial Italia; Yulica Yukhno della Ambasciata libera della Belarus. Interviene Arthur Vakarov, grafico, autore dei manifesti esposti.

Leggi