La fame di espansione della Russia e il malinteso diffuso sulla politica estera di Mosca

L'aggressione russa all’Ucraina non è una reazione al comportamento dell'Occidente, ma ha cause storiche, ideologiche, culturali e politiche interne alla Russia. Affonda le sue radici nelle tradizioni imperiali russe, nei meccanismi di legittimazione politica interna, nelle ambizioni geostrategiche e nelle rivendicazioni irredentiste sui territori dell'Impero zarista e dell'Unione Sovietica.

Nella foto: Vladimir Putin e Donald Trump a Helsinki nel 2018
(Kremlin.ru, CC BY 4.0, via Wikimedia Commons)

(di Andreas Umland, analista dello Stockholm Centre for East European Studies (SCEEUS) dello Swedish Institute of International Affairs (UI))


19 agosto 2025 
alle 12:15


Il recente vertice tra Donald Trump e Vladimir Putin ad Anchorage è stato imbarazzante quanto il loro precedente incontro ufficiale a Helsinki nel 2018. Mentre allora la conferenza stampa congiunta si era conclusa in un disastro, questa volta il problema è iniziato già con l’arrivo dei due presidenti: soldati americani inginocchiati per srotolare il tappeto rosso per Putin davanti all’aereo del governo russo, Trump che applaudiva il leader del Cremlino, Trump e Putin seduti uno accanto all’altro nella limousine presidenziale americana e così via.


Andreas Umland


La Russia sta distruggendo gli stati indipendenti post-sovietici, bombardando edifici civili in Ucraina, deportando migliaia di bambini e torturando prigionieri di guerra su vasta scala. Ciononostante, gli Stati Uniti corteggiano Putin come un grande statista. Il fatto che un guerrafondaio, assassino di massa e violatore dei diritti umani come Putin sia accolto con tanta sottomissione dal presidente degli Stati Uniti è uno scandalo nella politica mondiale e ha sconvolto gli ucraini. Tale comportamento americano tradisce i valori fondamentali che l’Occidente sostiene.


Malgrado ciò, le ripercussioni politiche finali dello scandaloso vertice restano da vedere. Le bizzarre immagini di Anchorage potrebbero diventare un problema interno per Trump. Con la sua esibita contiguità a Putin, il presidente americano si è anche reso ostaggio del Cremlino. Se Putin non farà ora almeno un passo indietro sull’Ucraina, la situazione potrebbe diventare molto problematica per Trump. Il contrasto tra l’elogio di Trump delle proprie capacità negoziali e la triste realtà della guerra era già evidente prima del vertice in Alaska. Se i giornalisti, i politici e altri opinion leader americani si mostrassero sempre più insoddisfatti del comportamento di Trump, ciò potrebbe giocare a favore dell’Ucraina.


Il presidente americano sperava evidentemente che le sue lusinghe plateali avrebbero conquistato Putin. Dietro questo errore di valutazione non c’è solo l’ingenuità generale di Trump e del suo entourage in materia di affari internazionali. Ancora più importante sembra essere un malinteso fondamentale sulle ragioni della guerra da parte della Casa Bianca.


La narrativa secondo cui la colpa dell’aggressività di Mosca sarebbe da attribuire all’espansione della Nato verso est o alla mancanza di rispetto dell’Occidente nei confronti della Russia è diffusa non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti. Trump e il suo entourage sembrano credere che, comportandosi in modo amichevole nei confronti di Putin, possano neutralizzare la ragione pubblicamente dichiarata dalla Russia per attaccare l’Ucraina. Eliminata l’ostilità tra gli Stati Uniti e la Russia, perché mai la guerra dovrebbe continuare?


Tuttavia, l’aggressione russa all’Ucraina non è una reazione al comportamento dell’Occidente, ma ha cause storiche, ideologiche, culturali e politiche interne alla Russia.


L’espansione militare di Mosca affonda le sue radici nelle tradizioni imperiali russe, nei meccanismi di legittimazione politica interna, nelle ambizioni geostrategiche e nelle rivendicazioni irredentiste sui territori dell’Impero zarista e dell’Unione Sovietica. Indipendentemente dalle azioni e dalle reazioni occidentali, Putin vuole ampliare e consolidare il proprio potere e quello della Russia. Lui e l’attuale maggioranza dei russi vogliono soprattutto riportare l’Ucraina sotto il controllo di Mosca, preferibilmente senza ricorrere alle armi e attraverso negoziati. Se necessario, tuttavia, la leadership e la popolazione russe sono anche pronte a ricorrere alla forza militare brutale e al terrore di massa, come dimostrano settimana dopo settimana.


Per Trump, invece, la guerra in Ucraina è solo un problema fastidioso di cui vuole sbarazzarsi. Durante la campagna elettorale per la presidenza si è messo in un vicolo cieco quando ha annunciato pomposamente che avrebbe posto fine a questa guerra entro 24 ore. Invece, sono passati mesi e la guerra continua.


Nel frattempo, la pressione interna su di lui sta aumentando. Nonostante l’intensa propaganda filorussa e antiucraina dei media ultra-conservatori statunitensi, la popolarità dell’Ucraina rimane alta tra i cittadini americani. I sondaggi mostrano addirittura che il sostegno all’Ucraina e alle forniture di armi statunitensi a Kyiv è recentemente aumentato tra gli elettori repubblicani. Ciò significa che il futuro orientamento della politica statunitense nei confronti della Russia non è ancora definito e che è possibile un ritorno all’aiuto attivo americano all’Ucraina.


Nel periodo di interregno fino a una possibile normalizzazione a Washington, la posizione dell’Europa sarà decisiva. I ruoli si sono invertiti: un tempo era l’Europa a spingere per concessioni a Mosca; ora sono gli Stati Uniti, sotto Biden fortemente filo-ucraini, a essere più inclini a schierarsi con la Russia. Il sostegno militare deve ora provenire principalmente dall’Europa. Se anche gli europei cambiassero rotta, non sarebbero solo gli ucraini a rimetterci.


In gioco in Ucraina ci sono i principi fondamentali delle relazioni internazionali così come si sono configurate dopo il 1945. Con la sua guerra apertamente terroristica lanciata nel 2022, Mosca non sta solo calpestando i diritti umani su vasta scala. Con le sue annessioni a partire dal 2014 la Russia in Ucraina sta minando le fondamenta dell’ordine basato su regole di base, ovvero l’integrità territoriale e la sovranità degli Stati. In quanto repubblica sovietica, l’Ucraina è stata cofondatrice dell’Onu nel 1945. Da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, ha ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare ed è diventata membro dell’Osce e del Consiglio d’Europa. Se il Paese venisse ora smembrato e privato della sua indipendenza, qualcosa di simile potrebbe accadere ad altri Stati membri dell’Onu.


Se l’Ucraina cadrà, si rischia di tornare al disordine globale che prevaleva prima del 1945.


I mezzi per impedirlo sono ben noti: sanzioni contro la Russia e sostegno militare e finanziario all’Ucraina. Tuttavia, anche dopo oltre undici anni di guerra, questi strumenti continuano ad essere utilizzati in modo incoerente. Ad esempio, circa 300 miliardi di dollari di fondi statali russi rimangono congelati in Europa. Finora solo gli interessi su questi fondi sono stati utilizzati per sostenere l’Ucraina. Ci sono ancora decine di petroliere nella flotta fantasma russa che non sono soggette a sanzioni o lo sono solo in parte. Rimangono numerose anche altre scappatoie per aggirare le sanzioni e c’è ancora molta tecnologia occidentale nei missili, nei droni e in altre attrezzature militari russe.


Soprattutto, la quantità e la qualità del sostegno militare occidentale rimangono insufficienti. Le armi che arrivano in Ucraina sono troppo poche e troppo vecchie. Il compito più importante di gran parte dell’industria degli armamenti occidentale, e in particolare europea, è quello di consentire la protezione degli Stati della Nato e dell’Ue e dei loro alleati dalla Russia. E dal 2022, le attrezzature prodotte potrebbero essere utilizzate in Ucraina per indebolire il potenziale nemico. Tuttavia, la maggior parte delle migliori armi occidentali giace inutilizzata nelle basi, nei magazzini e negli hangar invece di adempiere al suo scopo nel Donbas, intorno a Charkiv o in Crimea.


Solo la pressione esterna e interna costringerà Mosca a impegnarsi in negoziati seri. Né i gesti di amicizia di Trump, né gli sforzi diplomatici dell’Europa, né i tentativi di mediazione di paesi terzi avranno successo da soli. Dal 2014 il Cremlino è felice di partecipare a colloqui di pace a vari livelli. Tuttavia, si tratta per lo più di una messinscena negoziale volta a guadagnare tempo e a seminare confusione e discordia tra i suoi avversari. A volte, come nel caso attuale delle comunicazioni con gli Stati Uniti, i colloqui offrono persino l’opportunità di ottenere vantaggi che altrimenti dovrebbero essere raggiunti con mezzi militari. Nulla di tutto ciò, tuttavia, smorzerà l’appetito espansionistico della Russia.

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

T4P. Tribunal for Putin Initiative.

L’iniziativa T4P Tribunal for Putin nasce ufficialmente il 24 marzo 2022 ed è sostenuta da tre delle maggiori organizzazioni ucraine che si occupano di difesa dei diritti umani: Kharkiv Human

Leggi