Cecenia. Cronologia

Russia e Cecenia. Breve cronologia tratta dalla raccolta: "Byt' chechencem. Mir i vojna glazami skol'nikov" (Moskva, 2004), a cura di Memorial, Mosca.

Russia e Cecenia. Breve cronologia tratta dalla raccolta: “Byt’ chechencem. Mir i vojna glazami skol’nikov” (Moskva, 2004), a cura di Memorial, Mosca.

Russia e Cecenia

Breve cronologia

I russi – cosacchi di Ivan il Terribile – e i ceceni – abitanti del luogo – si sono incontrati per la prima volta nella seconda metà del XVI secolo nella valle del Sunža, accanto alla località di Čečen-aul – di qui ebbe origine il nome russo di questo popolo montanaro: i ceceni.

Nel periodo dei Torbidi lo Stato russo lasciò il Caucaso, dove aumentò la resistenza dei cosacchi, persone libere fuggite dalla Russia dall’oppressione feudale e insediatesi a nord del Terek, e dei ceceni insediati nelle pianure vicino alle montagne.

I cosacchi diventarono «persone dello Stato», impossessandosi dei nuovi territori.

1739

Costruzione della linea fortificata di Kizljar, inizio della lotta dei russi contro i montanari per il controllo delle pianure precaucasiche.

1785-92

Insurrezione dei montanari sotto il comando di un ceceno, lo sceicco Mansur (Ušurma), che unì le tribù montanare nella lotta contro la Russia.

1817

Inizio del massiccio arrivo dell’esercito russo nelle montagne della Cecenia.

Inizio della Guerra caucasica (1817-64).

1818

Fondazione della fortezza Groznaja.

1834-59

Lotta della Russia contro l’imam Shamil, che unì molte tribù montanare contro l’intervento della Russia.

26 agosto 1859

Conquista da parte dell’esercito russo dell’ultima residenza di Shamil, l’aul Gunib, e resa di Shamil che viene fatto prigioniero. Fine della grande lotta di indipendenza dei montanari.

21 maggio 1864

Repressione dell’ultimo grande focolaio di resistenza dei montanari del Caucaso occidentale; data ufficiale della fine della Guerra caucasica.

Tuttavia anche in seguito scoppiano insurrezioni dei montanari (per es. negli anni 1877-78).

1869

Cambio del nome della fortezza Groznaja in città di Groznyj.

1877-79

Insurrezione nazionale in Dagestan e in Cecenia contro il governo russo e in aiuto ai fratelli di fede durante la guerra russo-turca.

1914-18

Partecipazione alla prima guerra mondiale dei reggimenti ceceno e inguscio, all’interno della cosiddetta «Divisione Selvaggia» dell’armata russa.

27 febbraio 1917

Rivoluzione di Febbraio in Russia, rovesciamento dell’autocrazia.

Marzo 1917

Primo congresso di montanari a Vladikavkaz, fondazione dell’«Alleanza dei montanari uniti del Caucaso».

25 ottobre 1917

Rivoluzione d’Ottobre in Russia, presa del potere da parte dei bolscevichi.

Rifiuto dei ceceni e degli ingusci della «Divisione Selvaggia» di prendere parte alla lotta interna alla Russia, che di fatto favorì il rafforzamento dei bolscevichi a Pietrogrado.

11 maggio 1918

Proclamazione dell’indipendenza della Repubblica montanara.

1919-20

Operazioni militari attive in Cecenia e in Inguscezia contro le truppe del generale Denikin. Una parte dei vainachi lotta contro gli eterni nemici – i cosacchi dell’Armata bianca – dalla parte dei bolscevichi. Una parte si batte in nome della fede religiosa sotto il comando dell’emiro Uzun-Chadži contro tutti i non-musulmani.

1920

Creazione dell’alfabeto inguscio basato sulla scrittura latina.

Marzo 1920

Entrata a Groznyj dei reparti dell’Armata rossa, proclamazione del potere sovietico in Cecenia e in Inguscezia.

17 novembre 1920

Fondazione all’interno della Russia sovietica della Assr montanara, di cui fanno parte la Cecenia e l’Inguscezia.

1922

Proclamazione della Regione autonoma Cecena.

1922-24, 1925, 1929-30, 1932, 1933-34, 1937-39, 1940-42

Rivolte «antisovietiche» in Cecenia e Inguscezia e spedizioni punitive dell’Armata rossa contro i ribelli.

1924

Proclamazione della Regione autonoma Inguscia.

1929

Inizio della collettivizzazione di massa e della «dekulakizzazione» in Cecenia e in Inguscezia. Campagna contro le autorità religiose.

1934

Proclamazione della Regione autonoma dei Ceceni e degli Ingusci.

1934

Conferma dell’alfabeto unico ceceno-inguscio basato sulla scrittura latina.

1936

La Regione autonoma dei Ceceni e degli Ingusci trasformata in Repubblica autonoma socialista sovietica (Assr) dei Ceceni e degli Inguscia.

1937-38

“Grande terrore” in Cecenia-Inguscezia. Oltre 12.000 persone vengono arrestate per motivi politici.

1938

Imposizione della trascrizione cirillica per la lingua ceceno-inguscia.

22 giugno 1941

Inizio della Grande guerra patriottica.

23-27 febbraio 1944

Deportazione nell’Asia centrale dei ceceni e degli ingusci. Nello stesso anno inizia la lotta partigiana dei vainachi sfuggiti alla deportazione contro i rappresentanti del potere sovietico.

7 marzo 1944

Decreto del Soviet supremo dell’Urss sulla liquidazione dell’Assr ceceno-inguscia. Le case delle persone deportate vengono date a pereselency (deportati) di altre etnie. L’esilio dei ceceni e degli ingusci dura 13 anni.

9 gennaio 1957

Decreto del Presidium del Soviet supremo dell’Urss sulla ricostituzione dell’Assr ceceno-inguscia. Inizio del ritorno di massa dei ceceni e degli ingusci in patria.

26-28 agosto 1958

Pogrom anticeceni a Groznyj. La folla prende d’assalto gli edifici amministrativi nel centro della città, i disordini di massa vengono soffocati dalle truppe introdotte da altre regioni. I ceceni e gli ingusci che sono tornati in patria devono affrontare la disoccupazione. Per decenni la disoccupazione ufficialmente nascosta e la mancanza di terra (nonostante fossero state annesse nel 1957 le regioni più a nord del fiume Terek) costituiscono i maggiori problemi.

Novembre 1990

Primo Congresso nazionale ceceno, elezione del comitato esecutivo del Congresso nazionale del popolo ceceno (Okčn) con a capo il generale sovietico Džochar Dudaev.

Agosto 1991

Supporto da parte della dirigenza del partito della Assr ceceno-inguscia al golpe del Gkčp (Gosudarstvennyj Komitet po crezvycainomu polozenju – Comitato governativo per lo stato d’emergenza); conseguente screditamento degli organi governativi legali e, in settembre, presa del potere da parte dei radicali nazionalisti dell’Okčn.

15 settembre 1991

Divisione di fatto della Cecenia e dell’Inguscezia.

27 ottobre 1991

Elezione di Džochar Dudaev alla presidenza.

7 luglio 1992

Ritiro dell’esercito russo dalla Cecenia.

31 ottobre-4 novembre 1992

Sanguinosi scontri nella regione Prigorodnaja dell’Inguscezia, «conflitto ossetino-inguscio», espulsione degli ingusci dall’Ossezia del Nord.

26 novembre 1994

Assalto fallito (ispirato da Mosca) a Groznyj da parte dell’opposizione cecena, di fatto da militari russi reclutati dai servizi speciali; vengono fatti prigionieri.

29 novembre 1994

Ultimatum di Boris Eltsin, presidente della Federazione Russa, al comando ceceno con la richiesta della capitolazione.

11 dicembre 1994

Ingresso dell’esercito russo nella Repubblica Cecena, inizio della «prima guerra cecena».

31 dicembre 1994

Inizio dell’assalto alla capitale cecena Groznyj da parte delle truppe federali, protrattosi fino al marzo del 1995. Prima di aprile viene stabilito il controllo sulla parte pianeggiante della Cecenia.

7-8 aprile 1995

«Pulizia» da parte delle forze federali del villaggio di Aški, uccisione di oltre 100 civili durante un’operazione punitiva.

Maggio 1995

Inizio dell’attacco su larga scala delle forze federali alle regioni montane della Cecenia.

14-20 giugno 1995

Atto terroristico a Budennovsk, dove il reparto di Shamil Basaev prende circa 1500 ostaggi nell’ospedale cittadino. Liberazione degli ostaggi in seguito alle trattative, inizio a Groznyj dei negoziati di pace tra le parti russa e cecena sotto l’egida dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), riconoscimento de facto della guida dei separatisti, periodo di pace della durata di sei mesi.

14 dicembre 1995

Tentativo della parte federale di indire l’elezione per il «capo della Repubblica Cecena», ripresa dei combattimenti da parte dei separatisti.

9-18 gennaio 1996

Atto terroristico a Kizljar, sequestro di oltre 1500 ostaggi nell’ospedale compiuto da Salman Raduev, combattimenti nel villaggio di Pervomajskij.

22 aprile 1996

Uccisione del presidente della Cecenia Džochar Dudaev.

23 aprile 1996

Il vicepresidente, Zelimchan Jandarbiev, diventa presidente.

6-21 agosto 1996

Reparti ceceni prendono il controllo di Groznyj, combattimenti nella città, trattative tra Aleksandr Lebed’ e Aslan Maschadov.

31 agosto 1996

A. Lebed’ e A. Maschadov firmano a Chasavjurt una dichiarazione congiunta sui principi delle relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica Cecena. Fine della «prima guerra cecena».

31 dicembre 1996

L’esercito russo lascia la Cecenia.

27 gennaio 1997

Elezione di Aslan Maschadov a presidente della Repubblica Cecena, riconosciuto ufficialmente dalle autorità della Federazione Russa.

12 maggio 1997

A. Maschadov e B. Eltsin firmano al Cremlino un accordo di pace e sui principi delle reciproche relazioni tra la Federazione Russa e la Repubblica Cecena Ičkerija. Il potere di Maschadov nella Cecenia devastata dalla guerra è fragile.

Negli anni 1997-99 praticamente tutta la popolazione non vainaca abbandona la Repubblica. Il suo esodo ha inizio alla fine degli anni Ottanta e diventa maggiore dopo la presa di potere da parte dei separatisti, in quanto gli abitanti «di lingua russa» diventano oggetto di atti criminali.

Luglio 1998

Scontri a Gudermes tra gli estremisti religiosi e le forze fedeli a Maschadov, che si dimostra indeciso e perde il controllo della situazione nella Repubblica.

Agosto-settembre 1999

Ingerenza di reparti di estremisti provenienti dalla Cecenia in Dagestan, inizio dei combattimenti. I reparti di Basaev e Chattab tornano in Cecenia.

Ottobre 1999

Ingresso delle forze federali nel territorio della Repubblica Cecena, inizio della «seconda guerra Cecena».

Dicembre 1999 -gennaio 2000

L’esercito federale sferra l’attacco a Groznyj, la città è isolata, continuano i bombardamenti della città.

Inizio di febbraio 2000

Ritirata dalla città dei reparti ceceni di Groznyj che si spostano in montagna, bombardamenti e combattimenti nei villaggi della Cecenia occidentale.

Marzo 2000

Fine delle azioni militari su larga scala in Cecenia.

Giugno 2000

Nomina a «capo dell’amministrazione della Repubblica» (senza reale potere esecutivo), dell’ex mufti della Cecenia, Achmat Kadyrov, che nell’autunno del 1999 era passato dalla parte dei federali.

Estate 2000

Inizio della nuova fase della guerra: da parte cecena prosegue la tattica diversiva-terroristica, mentre i federali effettuano nei villaggi «operazioni di pulizia», continuano gli arresti e le sparizioni di persone.

2003

Le autorità federali adottano la tattica della «cecenizzazione» del conflitto, utilizzando strutture di forza formate da ceceni e passando il potere all’amministrazione cecena a loro fedele.

5 ottobre 2003

Achmad Kadyrov viene eletto presidente della Repubblica Cecena appartenente alla Federazione Russa. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani segnalano gravi irregolarità nella campagna elettorale. Molti osservatori internazionali rifiutano di essere presenti alle elezioni.

9 maggio 2004

Morte di Achmad Kadyrov in seguito a un atto terroristico. Il giorno successivo suo figlio Ramzan Kadyrov viene nominato vice Primo ministro della Repubblica Cecena

29 agosto 2004

Alu Alchanov eletto presidente della Cecenia.

1º settembre 2004

Attacco terroristico a Beslan. Un commando di terroristi ceceni armato di mitragliatrici e cinture esplosive occupa una scuola e prende come ostaggi genitori e insegnanti.

8 marzo 2005

Il presidente della Repubblica Cecena Ičkerija, Aslan Maschadov, viene ucciso dalle forze di sicurezza russe durante un’operazione militare nel villaggio di Tolstoj-Jurt.

Ottobre 2005

Atttacco terroristico nella Repubblica Cabardino-Balcaria, estremisti attaccano la capitale Nal’cik.

4 marzo 2006

Il presidente della Cecenia Alu Alchanov nomina Ramzan Kadyrov primo ministro della Repubblica.

10 luglio 2006

Shamil Basaev muore in Inguscezia in seguito allo scoppio di esplosivo che stava trasportando. I separatisti ceceni considerano l’esplosione una tragica fatalità; l’Fsb dichiara che la morte di Basaev è avvenuta durante un’operazione speciale delle forze russe.

7 ottobre 2006

La giornalista Anna Politkovskaja viene uccisa nel centro di Mosca, vicino alla sua abitazione.

15 febbraio 2007

Vladimir Putin accetta le dimissioni di Alu Alchanov e affida a Ramzan Kadyrov l’incarico temporaneo di presidente della Repubblica Cecena.

Download, cronologia

Aiutaci a crescere

Condividi su:

Per sostenere Memorial Italia

Leggi anche:

Giugno 2025. People First in Italia: l’appello della delegazione dei Premi Nobel per la pace 2022.

Al termine di una quattro giorni di incontri istituzionali e pubblici Memorial Italia esprime soddisfazione e gratitudine nei confronti dei numerosi interlocutori con i quali ha avuto modo di confrontarsi tra l’8 e l’11 giugno 2025 come parte della delegazione dei Premi Nobel per la pace 2022 in Italia, costituita da Oleg Orlov (Memorial, Russia), Oleksandra Romantsova (Center for Civil Liberties, Ucraina) e Leonid Sudalenka (Viasna. Human Rights in Belarus, Belarus), accompagnati da Giulia De Florio e Andrea Gullotta, presidente e vicepresidente di Memorial Italia. La delegazione ha presentato la campagna People First, proposta e sostenuta da più di quaranta associazioni ucraine, russe e internazionali, tra le quali Memorial Italia e la Federazione Italiana Diritti Umani, il cui obiettivo è richiedere di inserire al tavolo delle trattative di pace tra Russia e Ucraina la questione della liberazione di tutte le persone incarcerate o deportate dopo il 24 febbraio 2022. Dopo gli incontri milanesi di domenica 8 giugno che prevedevano la tavola rotonda I confini dell’impero di Putin al Festival di Radio Popolare e un incontro con l’Associazione dei russi liberi, a Roma la delegazione dei Premi Nobel ha partecipato a eventi strategici mirati a chiedere all’Italia di sostenere la campagna People First. Il 9 giugno si è tenuto presso la Farnesina un incontro con la Direzione generale per gli Affari politici e di sicurezza nel quale Orlov, Romantsova e Sudalenka, dopo aver esposto alcuni degli aspetti più gravi delle numerose crisi legate al mancato rispetto dei diritti umani nella Federazione Russa, in Ucraina e nella Belarus, hanno illustrato la campagna People First. I funzionari del ministero presenti all’incontro hanno esposto i numerosi interventi dell’Italia all’ONU, al Consiglio d’Europa e in altre sedi a sostegno dell’Ucraina e delle società civili russe, ucraine e bielorusse e assicurato il costante impegno dell’Italia e del proprio governo in difesa dei diritti umani nel mondo e in particolare nei paesi dove operano le tre ONG. Il 10 giugno Orlov, Romantsova e Sudalenka hanno tenuto un’audizione presso la Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati sul tema della liberazione delle persone incarcerate o deportate dall’inizio del conflitto russo-ucraino, cui è seguito un incontro con Benedetto Della Vedova, attualmente membro della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati. Nel marzo del 2022 Della Vedova, all’epoca sottosegretario agli Esteri, aveva avuto modo di parlare telefonicamente con Oleg Orlov nel corso delle perquisizioni condotte nella sede di Memorial a Mosca, esprimendo solidarietà a nome del governo italiano. Nell’occasione si è intrattenuto con la delegazione per approfondire le questioni legate al sostegno italiano e internazionale agli attivisti dei tre paesi. Nel pomeriggio Orlov, Romantsova e Sudalenka hanno animato l’incontro Putin’s Russia and the war against Ukraine: Insights from Human Rights Activists presso l’Istituto Affari Internazionali. A seguire la delegazione è stata ricevuta presso la Camera dei deputati dalla segretaria nazionale del Partito Democratico Elly Schlein insieme alla capogruppo del PD alla Camera dei deputati Chiara Braga, al responsabile Esteri, Europa, Cooperazione internazionale del PD Giuseppe Provenzano e alla vicepresidente della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati Lia Quartapelle. Elly Schlein ha ribadito l’impegno del proprio partito a sostegno dell’Ucraina e contro i regimi russo e bielorusso e ha discusso con gli attivisti una serie di iniziative istituzionali volte a rafforzare il sostegno dell’Italia alla campagna People First. Nella mattinata dell’11 giugno la delegazione ha partecipato all’udienza generale del Santo Padre Papa Leone XIV in piazza San Pietro e nel pomeriggio ha tenuto un’audizione presso le Commissioni riunite Affari esteri e difesa e Diritti umani del Senato della Repubblica, intrattenendosi al termine con alcuni senatori, tra i quali Cinzia Pellegrino (FDI) e Filippo Sensi (PD), per approfondire le questioni emerse nel corso dell’audizione. Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato agli incontri e tutti i giornalisti che hanno voluto dare spazio e risonanza all’iniziativa. Corriere della Sera (Irene Soave): Il Nobel dissidente Oleg Orlov: «L’Ucraina è stata disponibile, Mosca mente anche sui detenuti. Un dialogo però è possibile» | Corriere.it. Il Giornale (Angelo Allegri): ll premio Nobel Orlov: “Cedere adesso a Putin aiuta solo gli estremisti del regime russo” – il Giornale. Tg1 (Enrico Bona): Il dissidente Oleg Orlov: “Migliaia di civili ucraini detenuti in Russia in condizioni spaventose”. Sky tg24 Mondo (Pamela Foti): La visione della pace di Orlov. Sky tg24 Mondo (Pamela Foti): La visione della pace di Romantsova. Sky tg24 Mondo (Pamela Foti): La visione della pace di Sudalenka. Sky tg24 Mondo (Pamela Foti): Orlov sullo scambio mediato da Biden. Sky tg24 Mondo (Pamela Foti): Orlov su negoziati prigionieri. Sky tg24 Mondo (Pamela Foti): Orlov su diaspora. Gr1, Rai Radio1, ore 08:00 (Carla Frogheri): Intervista a Oleg Orlov sulla campagna “People First” (dal minuto 10.30). Rai Radio1 (Carla Frogheri): Radio anch’io | Proteste pro-migranti negli USA. Il conflitto in Ucraina | Rai Radio 1 | RaiPlay Sound (dal minuto 34.50). L’Avvenire (Raffaella Chiodo Karpinsky): Orlov: “Il bavaglio a Memorial non riesce a zittirci dall’estero”. Adnkronos (Simona Poidomani): “In Russia torture sistematiche su dissidenti e ucraini”, la denuncia di Oleg Orlov. Radio Radicale (Francesco De Leo): Intervista a Oleg Petrovic Orlov, biologo, politico e attivista russo, impegnato nei movimenti per i diritti umani post-sovietici in Russia, tra i fondatori e co-presidente del consiglio direttivo del Memorial Human Rights Center, associazione premiata ne (12.06.2025). Il Manifesto (Sabato Angieri): «Putin è imperialista, ma i russi vogliono la fine della guerra» | il manifesto. Vita (Alexander Bayanov): Il Nobel per la pace Orlov: «Sono tanti i russi che non vogliono la guerra, ma non possono dirlo» – Vita.it. L’Europeista (Marco Setaccioli): “In Russia regime fascista, ma la gente ormai vuole solo pace”, intervista al Premio Nobel Oleg Orlov – L’Europeista.

Leggi

#2 | Modalità e strumenti della propaganda russa.

Continuiamo a segnalare materiali che analizzano e aiutano a comprendere meglio le modalità e gli strumenti utilizzati dalla propaganda russa per seminare incertezza, disinformazione e caos anche ben oltre i confini nazionali. Con il protrarsi della guerra i meccanismi con cui si cerca di infiltrare narrazioni propagandistiche e “alternative” sull’invasione dell’Ucraina continuano a funzionare. Sono vari gli strumenti che ne facilitano l’insediamento e la diffusione. Riteniamo dunque importante segnalare documentari, ricerche e articoli che analizzano le narrazioni propagandistiche russe e i tentativi di penetrare il sostrato dell’informazione globale e, in molti casi, italiana. Il sito di LA7 mette a disposizione il documentario di Francesca Mannocchi Lirica ucraina. Dopo mesi in cui questioni economiche e geopolitiche sono state i principali temi del dibattito pubblico, il documentario rimette al centro le principali vittime dell’aggressione russa: la popolazione civile e le città ucraine. Le immagini mostrano testimonianze di chi è costretto a vivere quotidianamente la guerra in prima persona e la distruzione provocata da più di tre anni di bombardamenti sul territorio ucraino: RivediLa7, Lirica Ucraina, francesca Mannocchi. L’Istituto Gino Germani pubblica la ricerca Narrazioni strategiche russe nei libri di testo delle scuole secondarie di primo grado italiane, condotta da Massimiliano Di Pasquale e Iryna Kashchey. Lo studio è basato su quattro case study con l’obiettivo di discutere i principali fattori storico-politici e culturali che hanno reso la società italiana più permeabile all’influenza della narrazioni strategiche filo-Cremlino e sulla base dei ventotto manuali scolastici analizzati individua le principali narrazioni filorusse: Il paper integrale di Massimiliano Di Pasquale e Iryna Kashchey su “Narrazioni strategiche russe nei libri di testo delle scuole secondarie di primo grado italiane” – Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici. Matteo Pugliese per Affari Internazionali si concentra sulle operazioni clandestine condotte dal regime russo evidenziando in particolare quelle svolte sul territorio italiano: La campagna di sabotaggi russi in Europa interessa anche l’Italia – Affarinternazionali.

Leggi

Roma, 10-11 giugno 2025. Oleg Orlov, Oleksandra Romantsova e Leanid Sudalenka presentano la campagna People First.

Dall’8 all’11 giugno 2025 Oleg Orlov, Oleksandra Romantsova e Leanid Sudalenka, rappresentanti delle ONG insignite del Premio Nobel per la Pace 2022, presentano in Italia la campagna People First, proposta e sostenuta da più di quaranta associazioni ucraine, russe e internazionali, tra le quali Memorial Italia e la Federazione Italiana Diritti Umani, per richiedere di inserire al tavolo delle trattative di pace tra Russia e Ucraina la questione della liberazione di tutte le persone incarcerate o deportate dopo il 24 febbraio 2022. Dopo gli incontri milanesi di domenica 8 giugno che prevedono la tavola rotonda I confini dell’impero di Putin al Festival di Radio Popolare e un incontro con l’Associazione dei russi liberi, Oleg Orlov raggiungerà a Roma due rappresentanti delle altre associazioni insignite del Premio Nobel per la pace 2022 oltre a Memorial: Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le Libertà Civili di Kyiv e Leanid Sudalenka, direttore della sezione di Gomel’ di Vjasna, associazione per la difesa dei diritti umani in Belarus fondata da Ales’ Bjaljacki. La delegazione dei Premi Nobel parteciperà a eventi strategici mirati a chiedere all’Italia di sostenere la campagna People First. Martedì 10 giugno alle 11.00 Oleg Orlov, Oleksandra Romantsova e Leanid Sudalenka terranno un’audizione presso la Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati sul tema della liberazione delle persone incarcerate o deportate dall’inizio del conflitto russo-ucraino: evento | WebTV. Quindi alle 15.00 animeranno l’incontro, aperto al pubblico, Putin’s Russia and the war against Ukraine: Insights from Human Rights Activists presso l’Istituto Affari Internazionali (via dei Montecatini 17), coordinato dalla direttrice Nathalie Tocci. Per partecipare è necessario registrarsi: Putin’s Russia and the war against Ukraine: Insights from Nobel Prize winning Human Rights Activists | IAI Istituto Affari Internazionali. Infine mercoledì 11 giugno alle 10:30 la delegazione parteciperà all’Udienza generale del Santo Padre Papa Leone XIV in piazza San Pietro e alle 14:30 terrà un’audizione presso le Commissioni riunite Affari esteri e difesa e Diritti umani del Senato della Repubblica: Audizione informali in Commissioni riunite 3a e Diritti umani | Senato della Repubblica.

Leggi