Il lavoro forzato

Nell’elaborare forme di lavoro coatto e limitazione della libertà i bolscevichi dimostrarono grande competenza e inventiva. Così, oltre ai detenuti (che si suddividevano in carcerati, detenuti dei lager speciali, dei campi di lavoro...

Nell’elaborare forme di lavoro coatto e limitazione della libertà i bolscevichi dimostrarono grande competenza e inventiva. Così, oltre ai detenuti (che si suddividevano in carcerati, detenuti dei lager speciali, dei campi di lavoro correzionale (ITL), dei distaccamenti di lager, delle filiali di lager degli organi locali dell’NKVD-MVD e delle colonie)sotto la giurisdizione del Ministero degli Interni si trovavano:
– diverse categorie di deportati: specpereselency, trudposelency, vyselency.
– internati nei lager-filtro di verifica;
– persone di nazionalità degli stati belligeranti (tedeschi, italiani, rumeni e finlandesi nel periodo 1942-1946) “mobilitate
al lavoro”, cioè inviate al lavoro forzato nelle strutture dell’NKVD, nonché tatari di Crimea, coreani, calmucchi
e altri rappresentanti di “popoli soggetti a repressioni”;
– persone sottoposte a confino amministrativo;
– confinati e coloni-confinati;
– e inoltre prigionieri di guerra e civili internati nei periodi della guerra civile e della seconda guerra mondiale.
Anche i cosiddetti “cittadini liberi”, del resto, non erano tali, poiché esisteva una quantità di limitazioni: il passaporto interno, il divieto di cambiare domicilio per gli abitanti delle campagne, la necessità di ottenere un permesso per risiedere nelle zone di confine, nella maggioranza delle grandi città e nei nodi ferroviari ecc.
Il confino, sia per decisione dei tribunali o delle “commissioni speciali”, sia per disposizione dell’amministrazione locale, fu ampiamente applicato dagli anni ‘20 fino alla morte di Stalin.
Non esiste ancora pubblicazione dove siano riportati dati statistici in proposito. È però evidente che a partire dagli anni ‘30 i confinati, i coloni-confinati e le persone sottoposte a confino amministrativo non erano meno di un milione.
Nei lager-filtro di verifica verso la metà del 1943 erano recluse 35.000 persone, nel gennaio 1944 – 50.000; nel 1945 il loro numero oscillava fra 200.000 e 300.000, al 1 gennaio 1946 erano 230.000 e all’inizio del 1947 ne restavano circa 30.000.
La “mobilitazione al lavoro” nelle strutture subordinate all’NKVD (lager e organi locali) cominciò nel 1942. Il 1 gennaio 1943 si contavano circa 250.000 “mobilitati al lavoro”.
Secondo le diverse fonti, attraverso il sistema dell’NKVD nel periodo 1939-1946 passarono
dai 4,3 ai 4,8 milioni di prigionieri di guerra e civili, cittadini di oltre 30 stati. Il numero dei prigionieri di guerra e dei civili internati nei lager, nei battaglioni di lavoro e negli ospedali militari speciali toccò la sua punta massima all’inizio del 1946: circa 2 milioni e mezzo di persone.
Le statistiche dell’NKVD non tengono conto di coloro che riuscirono a fuggire. Nella prima metà degli anni ‘30 le fughe erano un fenomeno molto diffuso. Secondo i dati ufficiali dal 1934 al 1940 evasero, solo dai lager, 323.739 detenuti, di cui 209.447 furono poi catturati.
I fuggiaschi (non catturati) dalle colonie speciali nel periodo 1932-’40 furono circa
400.000. In tal modo, calcolando anche quanti erano fuggiti dal confino, le persone costrette a nascondersi e a vivere sotto la costante minaccia dell’arresto erano probabilmente non meno di un milione verso la fine degli anni ‘30.
“…Se si calcola che dal 1930 al 1941 furono condannate circa 20 milioni di persone (un po’di meno, se si considerano le condanne ripetute, contate più volte), e che circa 3 milioni di abitanti furono inviati negli insediamenti speciali e di lavoro o deportati nel corso delle operazioni di «pulizia delle frontiere», è evidente che negli anni Trenta una parte consistente della popolazione del paese subì persecuzioni di vario genere da parte dello Stato sovietico. Considerando poi che nell’URSS staliniana erano colpiti da varie forme di repressione e discriminazione anche i famigliari dei condannati, è logico confrontare queste cifre con il numero totale delle famiglie che, secondo il censimento della popolazione del 1939, nel paese erano 37,5 milioni, più 4 milioni di famiglie composte da una sola persona. In tal modo gli arresti, le fucilazioni, i fermi da parte dei čekisti e della polizia, le condanne condizionali e
altre più «blande» forme di discriminazione divennero in quel periodo una realtà quotidiana per la maggioranza delle famiglie sovietiche. Di fatto il paese fu diviso in due parti numericamente confrontabili: le famiglie che non avevano vittime perlomeno fra i parenti più stretti,e le famiglie in cui qualcuno aveva subito repressioni e persecuzioni. Il fatto stesso di tale divisione ebbe un’enorme influenza sulla società sovietica.”
(da Oleg Chlevnjuk: Storia del Gulag. Dalla collettivizzazione al Grande terrore)
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18 luglio 2025. Stop alla propaganda russa in EU: appelli alle istituzioni.

Stop alla propaganda russa in EU: premi Nobel, artisti e cittadini scrivono a Ursula von der Leyen, Memorial Italia chiede ai presidenti di Camera e Senato di istituire una commissione speciale. Oggi, 18 luglio 2025, Memorial Italia ha consegnato due lettere per chiedere alle istituzioni europee e italiane di adoperarsi per interrompere il dilagare della propaganda russa in Europa. La prima lettera, indirizzata a Ursula von der Leyen e a Vincenzo De Luca, chiede non solo la cancellazione del concerto del 27 luglio a Caserta diretto da Valery Gergiev, ma anche l’istituzione di un’inchiesta sull’utilizzo di fondi pubblici per eventi legati alla propaganda russa nel territorio dell’Unione Europea e la promozione di un fondo culturale dedicato agli artisti che si oppongono al regime putiniano. La petizione è stata sottoscritta da più di 700 persone in poco meno di un giorno: tra i firmatari illustri figurano Oleksandra Matviichuk (direttrice del Centro per le Libertà Civili di Kiev, Premio Nobel per la pace 2022), Oleg Orlov, Svetlana Gannushkina e Irina Scerbakova di Memorial (Premio Nobel per la pace 2022), gli scrittori Herta Müller (Premio Nobel per la letteratura 2009), Jonathan Littell (Prix Goncourt 2006) e Mikhail Shishkin (Russian Booker Prize 2000), il coreografo Alexei Ratmansky (New York City Ballet, Dutch National Ballet), la storica Anna Foa (Premio Strega saggistica 2025), i direttori d’orchestra Michail Agrest e Nazar Kozhukhar, il regista d’opera Eugene Lavrenchuk, i violinisti Misha Nodelman e Michel Gershwin, la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno, i deputati Lia Quartapelle, Benedetto Della Vedova e Federica Onori, gli scienziati Eugene Koonin e Igor Aizenberg, la regista Helga Landauer, il collezionista d’arte Marat Gelman, gli studiosi Mikhail Epstein, Nicolas Werth, Andrea Graziosi, Lara Lempert e Gian Piero Piretto, il biologo Eugene Koonin e il matematico e informatico Igor Aizenberg. Numerose anche le firme delle associazioni dedicate alla difesa dei diritti umani: Ivar Dale (Norwegian Helsinki Committee), Eleonora Mongelli (Federazione Italiana Diritti Umani), Leonid Sudalenko (Vjasna, Belarus, l’associazione del Premio Nobel per la pace 2022 Ales’ Bialiatski, ora in carcere in Belarus). Tra i tanti firmatari ucraini, anche il pittore Matvii Vaisberg, l’attivista per i diritti umani Evgenij Zacharov e Mikhailo Savva del gruppo per i diritti umani Sova. To the President of the European Commission Mrs. Ursula von der LeyenTo the President of Campania Mr. Vincenzo De LucaOpen Letter to contrast Valery Gergiev’s performance in Caserta We, the undersigned, write to express our deepest concern over the scheduled performance of Valery Gergiev — a public and official supporter of Vladimir Putin — at the Un’estate da Re festival in Caserta, Italy, on the 27th of July 2025.This concert, subsidized by public funds, marks Gergiev’s symbolic return to Europe’s cultural arena. It is not a neutral act. It is a political gesture — one that risks legitimizing the regime he represents and the violence it continues to unleash.Our request has nothing censorious in itself. We are not asking to silence art, but to remove visibility from a figure who is openly conniving and complicit with a political line that Europe, on the other hand, abhors and contrasts.Gergiev has consistently aligned himself with the Kremlin. He is not only an artist — he is a visible agent of cultural propaganda for a regime internationally accused of war crimes.After the invasion of Ukraine in 2022, major cultural institutions across Europe and North America have severed ties with him. His removal from the Munich Philharmonic, the Rotterdam Philharmonic Orchestra and other leading stages was not censorship — it was a moral stand against war propaganda cloaked in cultural prestige. Because of Gergiev’s stance on Mr. Putin and his politics, personal sanctions against him were recently adopted by Canada.This return on a prestigious stage in the heart of Europe, thanks to the support of public institutions, signals a dangerous shift. It normalizes an effective weapon in hybrid war: cultural propaganda. As widely documented, the Russian regime makes extensive use of such events internally to justify its aggression against Ukraine and its war against Western values. On the other hand, such events have a detrimental effect on the European Union, as they discredit the same countries and institutions that have been engaged for years in a longstanding fight against the threat posed by the Russian regime on European values, culture, and security.Art is never apolitical in times of war. Cultural spaces are not neutral zones; they shape public memory, values, and legitimacy. Hosting Gergiev while war crimes continue — while Ukrainian cities are bombed and civilians are killed and deported — turns theaters into platforms for whitewashing brutality. For all of the above reasons, we call for: • The cancellation of the 27th of July 2025 event in Caserta. • A transparent investigation by the European Commission into the use of public funds, including EU funding, for cultural events featuring Valery Gergiev or other active supporters of the Russian regime. • The launch of initiatives by the European Commission aimed at promoting a culture of peace through art, as a response to the use of culture as a propaganda tool by the Russian regime. La seconda lettera è stata consegnata ai presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. Memorial Italia, a fronte delle ormai numerose occasioni in cui la propaganda russa ha avuto la possibilità di trovare spazio in Italia (oltre al caso Gergiev, si nominano le proiezioni dei documentari prodotti da Russia Today, sottoposta a sanzioni UE e altri casi), richiede la creazione di un apposito organismo di controllo parlamentare per contrastare il dilagare della propaganda russa in Italia, anche alla luce dell’uso strumentale che il regime putiniano fa della propaganda sul fronte interno. Alla c.a. del Presidente del Senato della Repubblica On. Ignazio La Russa e del Presidente della Camera dei Deputati On. Lorenzo FontanaMisure urgenti contro la propaganda russa e la guerra ibrida del Cremlino in relazione all’aggressione dell’Ucraina Egregi Presidenti,la nostra associazione, Memorial Italia, è espressione nel nostro paese della ONG russa Memorial, impegnata dai

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15 luglio 2025. Sedici anni dalla morte di Natal’ja Estemirova.

Il 15 luglio 2009 è stata uccisa Natal’ja Estemirova, attivista per i diritti umani e giornalista. Le circostanze della sua morte non sono ancora state chiarite. Estemirova era direttrice della sezione cecena del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, si è occupata di crimini di guerra, torture e rapimenti di civili durante la Seconda guerra cecena. Per celebrare la memoria della nostra collega Natal’ja Estemirova, MOST Summer School di Memorial Italia (2-6 settembre 2025) sarà ospite di Alloro Fest, festival organizzato dal Giardino dei Giusti di Palermo. Il Giardino dei Giusti di Palermo è stato inaugurato il 25 febbraio 2008 in via Alloro, nel centro storico della città e nei pressi del vecchio quartiere ebraico della Moschita. Grazie alla collaborazione con Gariwo il 4 settembre verrà posata nel Giardino una maiolica in ricordo dell’impegno di Natal’ja per i diritti umani, la libertà di informazione e la memoria degli oppressi. La cerimonia avrà luogo alle 17:00 alla presenza delle autorità cittadine e di tutta la cittadinanza. Natal’ja Estemirova nasce il 28 febbraio 1958 nella città di Kamyšlov nella regione di Sverdlovsk in una famiglia di origine ceceno-russa. Si laurea in storia all’università di Groznyj e lavora come insegnante. Dopo la Prima guerra cecena si occupa di giornalismo, difesa dei diritti umani, assistenza agli ex prigionieri dei “centri di filtraggio” in Cecenia. Nell’autunno del 1999 Estemirova inizia a collaborare con il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, lavora nella sede del Centro Memorial aperta a Groznyj, indaga su rapimenti e uccisioni di civili in Cecenia. Nel 2001 si avvicina alla giornalista Anna Politkovskaja e all’avvocato Stanislav Markelov. Dopo l’assassinio di Anna Politkovskaja inizia a scrivere per Novaja gazeta sotto pseudonimo. Estemirova documenta i crimini di guerra commessi dalle forze armate della Federazione Russa in Cecenia, i “rastrellamenti”, le esecuzioni sommarie di civili e gli attacchi indiscriminati sui centri abitati. Grazie al suo lavoro il mondo può vedere le immagini della cittadina di Novye Aldy, nei pressi di Groznyj, distrutta dalle forze armate della Federazione Russa, e può ascoltare le testimonianze degli abitanti. Il 5 febbraio 2000 le forze armate della Federazione Russa uccidono almeno 56 persone (secondo le informazioni del Centro Memorial) nel corso di un “rastrellamento” a Novye Aldy: anziani, donne e bambini. Tra le vittime non c’è nessun combattente. Si tratta di uno degli episodi più sanguinosi della Seconda guerra cecena. A venticinque anni dalla tragedia i colpevoli non sono ancora stati trovati né sono state individuate le responsabilità. Nel 2009 Estemirova torna a Novye Aldy per parlare con gli abitanti. Nell’occasione viene girato Aldy. Bez sroka davnosti (Aldy. Non c’è prescrizione), documentario del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, che uscirà dopo la morte di Natal’ja. Grazie alle inchieste di Estemirova si apprende anche del bombardamento sul paese di Rigach, avvenuto l’8 aprile 2004, nel corso del quale muoiono una donna e i suoi cinque bambini. Le forze armate della Federazione Russa negano i fatti. Estemirova fotografa le conseguenze del bombardamento, le case distrutte, i frammenti della bomba con la marcatura. Di propria iniziativa gli abitanti aprono la tomba per permetterle di fotografare e riprendere i cadaveri. Si apre un procedimento penale, ma il processo non viene istituito. Estemirova fa parte della Commissione di ispezione carceraria, per un mese presiede il Consiglio pubblico di Groznyj, ma il presidente ceceno Ramzan Kadyrov la “dispensa” dall’incarico. Due volte, dopo avere avuto una “conversazione” con il presidente ceceno che la minaccia personalmente, Natal’ja lascia per alcuni mesi la Russia, ma poi fa ritorno in Cecenia. La mattina del 15 luglio 2009 ignoti rapiscono Natal’ja Estemirova nei pressi della sua abitazione a Groznyj. Lo stesso giorno il suo cadavere viene ritrovato intorno alle tre di pomeriggio in Inguscezia, nella località di Gazi-Jurt. Il corpo di Natal’ja riporta ferite da arma da fuoco al torace e alla testa. Il funerale di Natal’ja Estemirova si tiene a Groznyj il giorno successivo. Partecipano centinaia di persone. I mandanti, gli organizzatori e gli esecutori dell’omicidio non sono ancora stati individuati. La versione ufficiale dell’istruttoria, grossolanamente prefabbricata, parla di “vendetta dei combattenti”. Natal’ja Estemirova sul ruolo dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in situazioni di guerra: “Capisci che la forza è impari: la forza sta dalla parte dei cannoni e un giornalista ha solo l’arma della parola. E vedi che le persone hanno priorità differenti. I giornali e le persone istruite dicono che stiamo con i separatisti, con i combattenti, ma per gli abitanti dei villaggi di montagna la cosa importante è non essere ammazzati. Lo devo dire, sono una pacifista assoluta, sono contro la guerra in ogni forma, senza alcuna riserva. Sono contro l’avere un’arma in casa: di sicuro sparerà e di certo non salverà nessuno. Da noi il pacifismo non è popolare. E non lo è nemmeno la difesa dei diritti umani. Ma questo non significa che la situazione sia disperata. Lo ripeto, più di una volta nella mia esperienza ho visto che proprio la parola è stata più che efficace, soprattutto quando si sono unite le voci di giornalisti di provenienza diversa, di paesi diversi”.  

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8 luglio 2025. Perquisizioni e arresti per Revol’t Centr a Syktyvkar.

Ultimo aggiornamento al 10 luglio 2025. Come riferisce la testata indipendente 7×7 Gorizontal’naja Rossija, già il 10 luglio il tribunale di Syktyvkar ha rilasciato Dar’ja Černyšova, direttrice di Revol’t Centr, cui è stato tuttavia vietato di accedere alla sede di Revol’t Centr, comunicare con i testimoni del caso e con i collaboratori di Revol’t Centr e 7×7 Gorizontal’naja Rossija. Le è stato inoltre vietato l’utilizzo di Internet e telefono. * * * Ieri, martedì 8 luglio 2025, a Syktyvkar, capoluogo della Repubblica dei Komi nella Russia europea nordoccidentale, le forze dell’ordine hanno perquisito i collaboratori e i locali di Revol’t Centr, spazio culturale indipendente dedicato a Revol’t Pimenov, matematico e dissidente, tra i fondatori di Memorial Komi e del movimento Memorial stesso, scomparso nel 1990. È stata perquisita anche l’abitazione di Igor’ Sažin (nella foto), come Pimenov tra i fondatori di Memorial Komi. Sažin è stato prelevato e quindi interrogato in qualità di testimone. Inoltre, nel corso della mattina, attivisti, difensori dei diritti umani e giornalisti sono stati perquisiti e interrogati a Petrozavodsk, Kaliningrad, Novgorod, Irkutsk e Joškar-Ola: alcune di queste perquisizioni sembrano essere collegate a quella svolta presso Revol’t Centr. Così si è espresso Memorial Komi: Nella mattina dell’8 luglio 2025 le forze dell’ordine hanno effettuato perquisizioni ingiustificate nei confronti dei collaboratori dello spazio culturale indipendente Revol’t Centr a Syktyvkar. Non esiste alcuna spiegazione di carattere pubblico circa le motivazioni di queste perquisizioni. Riteniamo illecite tali azioni. Revol’t Centr è uno spazio culturale che ospita fiere del libro, conferenze di storia, mostre fotografiche e molto altro. Per tutti noi Revol’t Centr promuove i valori della libertà, della creatività e dell’amore per la nostra città! Condividiamo le parole di solidarietà, sostegno e gratitudine di Memorial: per noi Revol’t Centr è simbolo di libertà e intraprendenza nella terra del Gulag, simbolo di memoria e superamento delle difficoltà, ma anche simbolo di una natura fatta di erica, muschio e licheni. Come riportato dalla testata giornalistica indipendente Vot Tak, in seguito alle perquisizioni è stata arrestata Dar’ja Černyšova, direttrice di Revol’t Centr, accusata di avere violato le norme previste in quanto agente straniera. In realtà Černyšova non è mai stata iscritta nel cosiddetto registro degli agenti stranieri, ma nel 2023 è stato iscritto nel registro il portale d’informazione indipendente 7×7 Gorizontal’naja Rossija con il quale Černyšova ha collaborato fino al 2022. Contestualmente è stato avviato un procedimento per tradimento della patria nei confronti di Pavel Andreev. Andreev, oltre a essere uno dei creatori di 7×7 Gorizontal’naja Rossija e di Revol’t Centr, è anche uno degli attivisti di spicco di Memorial, essendo stato membro del consiglio direttivo di Memorial Internazionale fino alla sua chiusura imposta dal governo russo nel 2022. Il nostro collega al momento non si trova nella Federazione Russa.

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