Binetto Natalia

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Cognome: Binetto

Nome: Natalia

Figlio di: Antonio

Luogo e data di nascita: Nata a Kerch’ nel 1940

Condanna: Deportata con la famiglia in Kazachstan nel 1942, perché di nazionalità italiana

Fonti archivistiche: Testimonianza di Margherita Le Conte

 

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Restituzione dei nomi / Возвращение имён 2024

La Restituzione dei nomi è un evento annuale dedicato al ricordo delle persone deportate, arrestate e uccise dal regime sovietico. Dal 2007 in Russia e nel mondo ci si riunisce per leggere ad alta voce i nomi delle vittime dello Stato sovietico. È possibile organizzare la Restituzione dei nomi ovunque nel mondo, così come è stato per Memorial Italia nel 2023 e nel 2022. In Italia per il 2024 sono previsti tre incontri commemorativi: a Bari (24 ottobre), Torino (26 ottobre) e Milano (27 ottobre). Nel 2024, come negli ultimi anni, a Mosca la manifestazione non è stata approvata per Covid-19. Minaccia fittizia, utilizzata dal governo per ostacolare qualsiasi tipo di espressione pubblica che intenda esprimere solidarietà civile o posizioni contrarie a quelle di regime. Martedì 29 ottobre, a partire dalle 12:00 (ora di Mosca), l’ormai consueto collegamento on line tuttavia permetterà di seguire in diretta la lettura dei nomi in più di 80 città del mondo. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito October29, disponibile in russo e in inglese. La Restituzione dei nomi è il cuore delle iniziative organizzate da Memorial. La manifestazione è dedicata al ricordo delle vittime del Terrore di Stato in Unione Sovietica. Il 29 ottobre di ogni anno, in Russia e nel mondo, soci, volontari, attivisti di Memorial e chiunque desideri unirsi si raccolgono per leggere ad alta voce i nomi delle persone che hanno perso la vita per mano delle autorità sovietiche. La Restituzione dei nomi si è svolta per la prima volta a Mosca nel 2007 in una data e in luogo simbolici: alla vigilia del 30 ottobre, Giornata del prigioniero politico, istituita nel 1974 da Kronid Ljubarskij e Aleksej Murženko detenuti nel campo di lavoro Dubravlag, e Giornata della memoria delle vittime delle repressioni politiche, istituita nel 1991, e accanto alla Pietra delle Solovki, monumento alle vittime delle repressioni politiche collocato di fronte alla Lubjanka, sede dei servizi segreti, prima sovietici e ora russi. Come sottolinea Memorial, la ricorrenza del 29 ottobre non è solo una commemorazione, ma un’occasione per riflettere sul legame tra passato e presente. Un’occasione per incontrarsi, parlarsi e farsi domande. A cosa si pensa in fila, mentre si aspetta di leggere i nomi di milioni di persone scomparse? Perché è così importante ricordare il nome di chi è stato ucciso? Cosa significa “noi”, cosa spinge le persone a incontrarsi in questa occasione? “Noi” significa tutti coloro per i quali le repressioni in Unione Sovietica sono state una tragedia personale e familiare. Tutti coloro che oggi nella Federazione Russa comprendono il legame tra i crimini del passato e quelli del presente. Che vivono in Russia o all’estero, liberi o in carcere. In Russia, come ogni anno, Memorial invita a organizzare la Restituzione dei nomi nei pressi di luoghi commemorativi dedicati al ricordo delle vittime dei crimini dello stato sovietico. L’incontro può essere di grandi dimensioni, ma può anche coinvolgere un piccolo gruppo di persone che condividono i valori della libertà e del rispetto per la vita umana.

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Roma, 20 settembre 2024. “Il caso Dmitriev”.

A Roma, venerdì 20 settembre 2024, nella sede dell’agenzia di stampa Dire, si è svolto un incontro dedicato ai prigionieri e alle prigioniere politiche detenuti nelle carceri della Federazione Russa.Nell’occasione sono state proiettate parti del documentario The Dmitriev Affair, scritto e diretto da Jessica Gorter. Sono intervenuti Giulia De Florio, docente di lingua e letteratura russa e presidente di Memorial Italia; Raffaela Chiodo Karpinsky, attivista e giornalista; Andrea Gullotta, docente di lingua e letteratura russa e vicepresidente di Memorial Italia. Ha moderato Nicola Perrone, direttore dell’agenzia Dire. Lo scambio di prigionieri avvenuto all’inizio dello scorso agosto è stato un momento di grande sollievo per la parte di società civile russa che lotta contro il regime di Vladimir Putin. Le prime dichiarazioni rilasciate da alcuni dei detenuti liberati hanno rivolto l’attenzione alle migliaia di persone che si trovano ancora nelle carceri e colonie penali russe in cui sono costrette a scontare condanne severissime per avere tentato di esprimere la propria opinione o agire contro l’ideologia ufficiale. Il caso di Pavel Kušnir, pianista deceduto in cella per sciopero della fame, costituisce una sollecitazione a fare di più. In questo contesto “il caso Dmitriev” rappresenta uno degli esempi di opposizione più emblematici e descrive con nettezza la parabola involutiva vissuta dalla Federazione Russa dagli anni Novanta a oggi: la memoria storica è diventata terreno di scontro politico e chiave di volta dell’ideologia putiniana. Jurij Dmitriev è uno storico e attivista, direttore di Memorial Petrozavodsk. Negli anni Novanta scopre un’enorme fossa comune in cui sono sepolte migliaia di vittime del Grande Terrore. Nella radura boschiva di Sandormoch, in Carelia, inaugura un cimitero commemorativo e riesce a raccogliere persone di varie nazionalità intorno a un passato complesso e conflittuale. Da sempre schierato contro il governo della Federazione Russa, Dmitriev condanna apertamente l’invasione della Crimea, nel 2014. Da allora inizia per lui un calvario giudiziario che lo porta a essere condannato a tredici anni e mezzo di reclusione. Il documentario di Jessica Gorter, realizzato nel 2023, racconta con passione e precisione la sua tragica vicenda. Gabriele Nissim, ha letto per Memorial Italia l’ultima dichiarazione di Jurij Dmitriev, pronunciata l’8 luglio 2020, come parte del progetto 30 ottobre. Proteggi le mie parole. L’incontro intende dare testimonianza della situazione critica vissuta oggi da numerosi prigionieri e prigioniere politiche nella Federazione Russa, provando a raccontare l’attualità e a illustrare quali azioni concrete di sostegno sia possibile realizzare.

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