Bollettino della Russia che resiste, 22-29 maggio 2023

Notizie e fotografie raccolte e riportate da volontari di Memorial.

Le notizie riportate in questo Digest sono state raccolte е tradotte da volontari di Memorial

Manifestazioni contro la guerra

A Saratov l’attivista Andrej Kalašnikov ha tenuto un picchetto durante la Giornata in memoria della deportazione dei tatari di Crimea. Manifestava a favore della fine della guerra in Ucraina, ricordando le deportazioni dei popoli del Caucaso e ha chiesto la liberazione dei prigionieri politici (Foto 1).

Ad Astrachan sono apparsi dei volantini contro la guerra che invitano a vestirsi con i colori della bandiera ucraina (Foto 2).

A Mosca due cittadini bielorussi, Dmitrij e Julija Golovlev, sono stati arrestati per aver lanciato palloncini e una bandiera bianchi e blu  (i colori simbolo dell’opposizione russa) nel quartiere Čertanovo Severnoe di Mosca. Dmitrij Golovlev è stato portato alla stazione di polizia di Vostočnoe Birjulevo con l’accusa di teppismo.

Due hotel a Krasnaja Poljana si sono rifiutati di appendere le decorazioni per la Giornata della Vittoria, il 9 maggio, dichiarando agli ospiti la propria “neutralità”. Il fatto è stato denunciato dal deputato Aleksandr Chinštejn all’Ufficio del Procuratore Generale.

In seguito a ciò il sindaco di Soči Aleksej Kopajgorodskij ha incaricato di istituire una squadra per controllare che tutti gli spazi pubblici siano conformi alle disposizioni delle autorità.

Proteste in strada

Nel suo canale Telegram Roman Super ha pubblicato alcune foto da diverse regioni della Russia in cui si legge: “La guerra è il male (in russo “Zlo”, male, è scritto con la lettera latina Z, simbolo della propaganda ufficiale pro guerra), “Basta guerra”, “Fanculo la guerra. Pynja (nomignolo dispregiativo dato a Putin) al patibolo”, “È scomparsa la pace! Era bella, buona, allegra, amava tutti, non faceva casino. Giocava solo nel suo territorio, senza entrare in quello altrui. La pace donava serenità e speranza. Aiutateci a riportare la Pace!”, “Fanculo al male della guerra!”, “Putin al Tibunale delll’Aia!”. (In russo le parole “Zaebat’” (Fanculo) e “Zlo” (Male), sono scritte con la lettera latina Z) (Foto 3 e 4).

Il Progetto Kidmapping

In Russia alcuni attivisti contro la guerra, sostenuti da “Novaja gazeta Europa” e “Teplica social’nych technologii” (piattaforma digitale in sostegno dei diritti civili), hanno lanciato il progetto Kidmapping, che permette di cercare informazioni su dove si trovino i bambini deportati in Russia, Bielorussia o nelle regioni ucraine invase. Insieme a DOXA, Kidmapping ha pubblicato un rapporto su ciò che sta accadendo ai bambini ucraini in Russia e su chi è coinvolto nella loro deportazione.

Sabotaggi

Nella regione di Orenburg è stato arrestato un ragazzo che, stando alle forze dell’ordine, si apprestava ad appiccare il fuoco a un commissariato militare e a un armadio relè della ferrovia. Secondo quanto afferma l’FSB, il ragazzo ha agito “su istruzione dei servizi segreti ucraini”. Le forze dell’ordine hanno avviato un procedimento penale per preparazione di un attentato terroristico.

Multe, procedimenti amministrativi e penali

Nella regione di Vladimir l’attivista Ivan Kavinov è stato condannato dal tribunale a tre anni di colonia penale a regime severo per diffusione di fake news a causa di alcuni post in Telegram sulla guerra in Ucraina. È stato incriminato per sette repost su una delle chat di “Telegramat”. Kavinov aveva postato alcuni messaggi sulle torture e le violenze nei confronti di civili ucraini. “Memorial” ha riconosciuto Ivan Kavinov come prigioniero politico.

L’accusa ha chiesto otto anni di carcere per Igor Baryšnikov, un anziano di Kaliningrad malato di cancro. Nel maggio 2022 l’uomo aveva pubblicato su Facebook dei post su Buča e Mariupol’. I medici avevano stabilito che Baryšnikov non poteva essere detenuto e doveva essere operato d’urgenza a San Pietroburgo. Ciononostante non gli viene permesso di uscire dalla regione.

Valerij Nikitičenko, pensionato pietroburghese di 73 anni, è stato accusato di “diffamazione” dell’esercito a causa del suo sito web personale valenink.ru.

Ad attrarre l’attenzione delle forze dell’ordine sono stati gli annunci e le fotografie delle proteste, e alcune “vignette a sostegno dell’Ucraina”, riporta il media indipendente OVD-Info. A Nikitičenko è stata inoltre sequestrata tutta l’apparecchiatura elettronica in quanto fonte di prova (Foto 5).

In una chat aperta su Viber una 62enne della regione di Orenburg ha esortato a non accettare la convocazione e a non presentarsi al commissariato militare. Ciò è stato ritenuto “diffamatorio” dell’esercito russo, e le è stata comminata una multa di 15 mila rubli (circa 180 euro, pari al salario minimo).

Ivan Losev, abitante di Čita, è stato nuovamente multato per aver sognato Zelenskij. Questa volta a causa di uno screenshot di una trasmissione del canale indipendente “Dožd’”, nella quale raccontava delle multe precedenti. La sequenza era accompagnata dalla didascalia “Salvate l’Ucraina”. In precedenza, Losev era stato multato a causa di un post in cui descriveva un sogno sul presidente dell’Ucraina, e delle dichiarazioni fatte a “Dožd’” e a BBC Russian.

L’ex ministro dell’agricoltura della regione di Archangel’sk, Vladimir Ličnyj, è stato multato per aver cancellato Putin da una foto. In aprile V. Ličnyj ha ritagliato una foto di Putin da una rivista, cancellandolo e scrivendoci sopra “assassino”. Ha quindi lasciato la foto sulla bacheca degli avvisi all’ingresso della sua abitazione. Il “malfattore” è stato rintracciato grazie alle registrazioni delle telecamere, il tribunale lo ha ritenuto colpevole di diffamazione dell’esercito (Foto 6).

Al moscovita Aleksej Nečuškin, che aveva dato fuoco alla propria auto in segno di protesta contro la guerra, è stata confermata la condanna a quattro anni di colonia penale. È stato dichiarato colpevole di teppismo e resistenza a pubblico ufficiale.

Kamelija Sliš, originaria di Irkutsk, è stata condannata a un anno e mezzo di libertà vigilata per aver diffuso “fake news” sulla guerra. Era finita sotto processo a causa di alcuni post e condivisioni sul canale Telegram.

Il contrattista militare della Baschiria Marsel’ Kandarov, che si era rifiutato di prendere parte alla guerra contro l’Ucraina, è stato condannato a tre anni di colonia penale. Era stato inviato in Ucraina e vi aveva trascorso un mese; tornato in Russia, ha presentato le dimissioni e ha lasciato la sua unità.

A Natal’ja Tarasova, di Kostroma, è stato fatto un verbale per diffamazione dell’esercito: aveva pubblicato su Vkontake un post che diceva “Apri gli occhi #NoAllaGuerra” e un link al video “Nella bara per una Lada Granta. La povertà è l’arma di Putin. Perché i russi vanno in guerra?”.

Nella Russia meridionale continua la repressione tramite l’applicazione degli articoli sulla diffamazione dell’esercito. La piattaforma online “Kavkaz.Realii” riporta una rassegna di nuovi casi che riferiamo di seguito.

Nel Daghestan sono stati multati Magomed Saidbegov, per via di alcuni commenti contro la guerra, e Šamilja Džabrailova, per aver postato sul suo canale youtube “Studenty Šama” un video intitolato “Gioire per le vittorie dell’Ucraina?”.

Il tribunale distrettuale di Kirov, Astrachan’, ha multato Vladislav Chamzin a causa di un post contro la guerra sui social media.

Sappiamo inoltre che sono stati fatti verbali contro Kamil Karimov, di Astrachan’, e Sergej Nesterkov e Jana Tancura, della  Repubblica di Adighezia.

Una donna di Vladikavkaz (dovrebbe trattarsi di Teona Kelechsaeva) è stata condannata al pagamento di una multa di 100 mila rubli (circa 1170 euro, 6 volte il salario minimo) e a un periodo di trattamento sanitario obbligato presso uno psichiatra, perché ritenuta colpevole di ripetuta diffamazione all’esercito.

Igor’ Korotkov, della Repubblica di Adighezia, è stato condannato al pagamento di 800 mila rubli (circa 9000 euro, 50 volte il salario minimo) per aver condiviso la trasmissione contro la guerra di Vladimir Milov in una chat di sostenitori della guerra.

Il cittadino della Ciuvascia Nikolaj Čalbaev è stato condannato dal tribunale locale al pagamento di una multa di 30 mila rubli (circa 350 euro, 2 volte il salario minimo) con l’accusa di diffamazione dell’esercito a causa di un commento su Vkontakte sotto la foto di un carro armato russo: “Quanti bambini ucraini ha ucciso?”

Il tribunale di Zlatoust, nella regione di Čeljabinsk, ha condannato l’ex deputata municipale Natal’ja Guseva al pagamento di una multa di 30 mila rubli (circa 350 euro, 2 volte il salario minimo) per diffamazione dell’esercito russo a causa di due post contro la guerra pubblicati sul social “Odnoklassniki” .

Sergej Kurilenko, di Noril’sk, è stato trattenuto  per sette giorni a causa di un post su Facebook. È stato dichiarato colpevole di incitamento all’odio e all’ostilità per aver pubblicato “commenti offensivi” indirizzati ai militari, alle loro madri e ai cittadini russi. L’uomo ha affermato di aver pubblicato i post come gesto di sostegno ai suoi parenti ucraini.

Un abitante di Kostroma è stato multato per 30 mila rubli (circa 350 euro, 2 volte il salario minimo) per aver pubblicato il video di “Gimn obrečennych” (Inno dei condannati), una canzone contro la guerra del gruppo “Nogu svelo”.

Gli autori del canale YouTube “Anastasija e Arsenij Otčie”, che si sono espressi contro la guerra, sono stati condannati al pagamento di una multa per diffamazione dell’esercito a causa del video: “IMPORTANTE. Come evitare al 100% di essere mobilitati?”. Nel video Anastasija incoraggia a non andare in guerra e a non obbedire all’ordine di uccidere.

Egor Savčenko e Michail Židkov di Kerč’ sono stati trattenuti per cinque giorni a causa di un graffito pro-Ucraina.

Un blogger filogovernativo ha pubblicato un video nel quale degli attivisti venivano arrestati da parte di cinque agenti delle forze speciali con maschere e armi da fuoco.

Un blogger di Krasnojarsk, Artur Markov, è stato multato per 30 mila rubli (circa 350 euro, quasi il doppio del salario minimo) per diffamazione dell’esercito russo, ed è stato costretto a scusarsi davanti a una telecamera. Il giovane era stato fermato all’inizio di aprile: durante una diretta streaming si era espresso contro la guerra e aveva promesso di mettere musica ucraina in risposta ai commenti filorussi.

Il Pubblico Ministero ha chiesto sette mesi di lavori forzati e il trattenimento a favore dello stato di una percentuale dello stipendio per una donna di Čeljabinsk, Diana Nefedova, accusata di aver condiviso cinque post sulla guerra in Ucraina nell’aprile 2022.

Controlli, divieti, cancellazioni

Una passeggera è stata arrestata per aver letto un libro in lingua ucraina durante un volo Mosca-Vladikavkaz. Agli occhi attenti dei passeggeri la ragazza è parsa sospetta, e all’arrivo ha trovato ad accoglierla sulla scaletta le forze dell’ordine. Le sono stati trovati spillette e adesivi con la bandiera ucraina.

Il sindaco di Krasnodar ha ordinato di ispezionare tutti i locali di karaoke della città dopo che in uno di questi, il “La maggiore”, era stata eseguita una canzone il cui testo recitava in ucraino “L’Ucraina non è ancora morta”. Il sindaco, Evgenij Naumov, ha ordinato di “impedire che si verifichino simili incidenti”. La polizia ha avviato un’indagine.

Aleksandr Byvšev, poeta di Orlov, è stato inserito nel registro degli estremisti. In precedenza era stato accusato di istigazione al terrorismo per aver pubblicato sui social dei post e delle poesie contro la guerra. Byvšev ha iniziato a scrivere testi a sostegno dell’Ucraina nel 2014 e da allora contro di lui sono stati avviati quattro procedimenti penali.

Il Roskomnadzor [servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media] ha bloccato DeepStateMap, una mappa online interattiva di ricognizione delle azioni militari in Ucraina, basata su fonti liberamente accessibili.

Ad Arcangelo è stato cancellato il concerto della band “Spleen”, rinviato già tre volte. Ad aprile gli “Spleen” erano stati cancellati dalla locandina del festival rock “Vento di Siberia” in seguito a un reclamo dell’organizzazione patriottica “L’unione dei padri”.

 

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Aleksej Gorinov. L’ultima dichiarazione del 29 novembre 2024.

Il 29 novembre 2024 il tribunale militare di Vladimir ha emesso la sentenza del nuovo procedimento penale contro Aleksej Gorinov, consigliere municipale di Mosca, che è stato condannato a tre anni di reclusione in colonia penale di massima sicurezza per “giustificazione del terrorismo”. La condanna va ad aggiungersi ai sette anni già comminati nel 2022 per “fake news sull’esercito”. Foto di copertina: Dar’ja Kornilova. Foto: SOTAvision. BASTA UCCIDERE. FERMIAMO LA GUERRA. Aleksej Gorinov è avvocato e attivista e dal 2017 consigliere municipale presso il distretto Krasnosel’skij di Mosca. Nei primi anni Novanta era deputato per il partito Russia Democratica, ma nel 1993, durante la crisi costituzionale e il duro confronto tra il presidente El’cin e il Soviet supremo, decide di lasciare la politica. Negli ultimi vent’anni Gorinov ha lavorato come avvocato d’impresa e della pubblica amministrazione in ambito civile e ha fornito assistenza legale agli attivisti tratti in arresto durante le manifestazioni politiche. È fra gli ideatori della veglia-memoriale continua, con fiori e fotografie, sul ponte Moskvoreckij, luogo dell’omicidio di Boris Nemcov. Il 15 marzo 2022, durante un’assemblea ordinaria del Consiglio di zona del distretto Krasnosel’skij, Gorinov deplora pubblicamente l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe esortando “la società civile a fare ogni possibile sforzo per fermare la guerra”. Il 26 aprile viene arrestato ex art. 207.3 del Codice penale russo, noto anche come “legge sulle fake news”. Il tribunale del distretto Meščanskij ritiene che ci siano le prove che Gorinov abbia “diffuso informazioni deliberatamente false su quanto compiuto dalle Forze armate russe”, con le aggravanti di essere “in una posizione ufficiale e per motivi d’odio e ostilità”. Gorinov è il primo cittadino russo a ricevere una pena detentiva per essersi espresso contro la guerra. Già in occasione dell’ultima udienza del primo processo Aleksej Gorinov ha avuto modo, come prevede il sistema giudiziario russo, di pronunciare un’“ultima dichiarazione” (poslednee slovo), in altre parole la possibilità di prendere la parola per sostenere la propria innocenza o corroborare la linea difensiva scelta dall’avvocato/a, cui abbiamo avuto modo di dare voce grazie a Paolo Pignocchi e al progetto Proteggi le mie parole. Venerdì scorso, in occasione dell’ultima udienza del secondo processo ai suoi danni, Aleksej Gorinov ha pronunciato una seconda “ultima dichiarazione” che traduciamo in italiano. Sono stato per tutta la vita uno strenuo oppositore di aggressioni, violenza e guerre, e ho consacrato la mia vita esclusivamente ad attività di pace come la scienza, l’insegnamento, la pubblica istruzione e l’attività amministrativa e sociale in veste di deputato, difensore dei diritti umani, membro di commissioni elettorali e osservatore e supervisore del processo elettorale stesso. Mai avrei pensato di vivere abbastanza per constatare un tale livello di degrado del sistema politico del mio Paese e della sua politica estera, un periodo in cui tanti cittadini favorevoli alla pace e contrari alla guerra – in un numero che ormai è di qualche migliaio – vengono accusati di calunnia ai danni delle Forze armate e di giustificazione del terrorismo, e per questo vengono processati. Ci avviamo a concludere il terzo anno di guerra, il terzo anno di vittime e distruzione, di privazioni e sofferenze per milioni di persone cui, in territorio europeo, non si assisteva dai tempi della Seconda guerra mondiale. E non possiamo tacere. Ancora alla fine dello scorso aprile, il nostro ex ministro della difesa ha annunciato che le perdite della parte ucraina nel conflitto armato in corso ammontavano a 500.000 persone. Guardatelo, quel numero, e pensateci! Quali perdite, invece, ha subito la Russia, che secondo le fonti ufficiali avanza con successo costante per tutto il fronte? Continuiamo a non saperlo. E soprattutto, chi ne risponderà, poi? E a che pro succede tutto questo? Il nostro governo e coloro che lo sostengono nelle sue aspirazioni militariste hanno fortemente voluto questa guerra, che ora è arrivata anche nei nostri territori. Una cosa mi verrebbe da chiedere: vi pare che la nostra vita sia migliorata? Sono questi il benessere e la sicurezza che auspicate per il nostro Paese e per la sua gente? Oppure non l’avevate previsto, nei vostri calcoli, un simile sviluppo della situazione? A oggi, però, le risposte a queste domande non si pongono a chi ha deciso questa guerra e continua a uccidere, a chi ne fa propaganda e assume mercenari per combatterla, ma a noi, cittadini comuni della Russia che alziamo la voce contro la guerra e per la pace. Una risposta che paghiamo con la nostra libertà se non, alcuni, con la vita. Appartengo alla generazione ormai uscente di persone con genitori che hanno partecipato alla Seconda guerra mondiale e, alcuni, le sono sopravvissuti con tutte le difficoltà del caso. La loro generazione, ormai passata, ci ha lasciato in eredità il compito di preservare la pace a ogni costo, come quanto di più prezioso abbiamo noi che abitiamo su questa Terra. Noi, invece, abbiamo snobbato le loro richieste e abbiamo spregiato la memoria di quelle persone e delle vittime della guerra suddetta. La mia colpa, in quanto cittadino del mio Paese, è di avere permesso questa guerra e di non essere riuscito a fermarla. Vi chiedo di prenderne atto, nel verdetto. Tuttavia, vorrei che la mia colpa e la mia responsabilità fossero condivise anche da chi questa guerra l’ha iniziata, vi ha partecipato e la sostiene, e da chi perseguita coloro che si battono per la pace. Continuo a vivere con la speranza che un giorno questo avverrà. Nel frattempo, chiedo perdono al popolo ucraino e ai miei concittadini che per questa guerra hanno sofferto. Nel processo in cui sono stato accusato e giudicato per avere detto espressamente che era necessario porre fine alla guerra, ho già dato piena voce alle mie considerazioni su questa vile impresa umana. Posso solo aggiungere che la violenza, l’aggressione generano solo altra violenza di ritorno, e nulla più. Questa è la vera causa delle nostre disgrazie, delle nostre sofferenze, di perdite senza senso di vite umane, della distruzione di infrastrutture civili e industriali, di case e abitazioni. Fermiamo questo massacro cruento che non serve né

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Roma, 5 dicembre 2024. Memorial Italia a Più libri più liberi.

Memorial Italia partecipa a Roma all’edizione 2024 di Più libri più liberi con la presentazione di Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società, opposizione, ultimo volume della collana curata per Viella Editrice. Il regime putiniano e il nazionalismo russo: giovedì 5 dicembre alle 18:00 presso la Nuvola, Roma EUR, in sala Elettra, saranno presentati i volumi, pubblicati da Viella Editrice, Il nazionalismo russo. Spazio postsovietico e guerra all’Ucraina, a cura di Andrea Graziosi e Francesca Lomastro, e Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società e opposizione, a cura dei nostri Riccardo Mario Cucciolla e Niccolò Pianciola. Intervengono Riccardo Mario Cucciolla, Francesca Gori, Andrea Graziosi, Andrea Romano. Coordina Carolina De Stefano. Il volume Le trasformazioni della Russia putiniana. Stato, società e opposizione esplora l’evoluzione della società e del potere in Russia dopo l’aggressione all’Ucraina e offre un’analisi della complessa interazione tra apparati dello stato, opposizione e società civile. I saggi analizzano la deriva totalitaria del regime putiniano studiandone le istituzioni e la relazione tra stato e società, evidenziando come tendenze demografiche, rifugiati ucraini, politiche nataliste e migratorie abbiano ridefinito gli equilibri sociali del paese. Inoltre, pongono l’attenzione sulla società civile russa e sulle sfide che oppositori, artisti, accademici, minoranze e difensori dei diritti umani affrontano sia in un contesto sempre più repressivo in patria, sia nell’emigrazione. I saggi compresi nel volume sono di Sergej Abašin, Alexander Baunov, Simone A. Bellezza, Alain Blum, Bill Bowring, Riccardo Mario Cucciolla, Marcello Flores, Vladimir Gel’man, Lev Gudkov, Andrea Gullotta, Andrej Jakovlev, Irina Kuznetsova, Alberto Masoero, Niccolò Pianciola, Giovanni Savino, Irina Ščerbakova, Sergej Zacharov.

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Bari, 26 novembre 2024. Proiezione del film documentario “The Dmitriev Affair”.

Martedì 26 novembre alle 20:30, presso il Multisala Cinema Galleria di Bari, Andrea Gullotta, vicepresidente di Memorial Italia, presenta il film documentario The Dmitriev Affair, scritto e diretto dalla regista olandese Jessica Gorter e sottotitolato in italiano. Jurij Dmitriev è uno storico e attivista, direttore di Memorial Petrozavodsk. Negli anni Novanta scopre un’enorme fossa comune in cui sono sepolte migliaia di vittime del Grande Terrore. Nella radura boschiva di Sandormoch, in Carelia, inaugura un cimitero commemorativo e riesce a raccogliere persone di varie nazionalità intorno a un passato complesso e conflittuale. Da sempre schierato contro il governo della Federazione Russa, nel 2014 Dmitriev condanna apertamente l’invasione della Crimea. Da allora inizia per lui un calvario giudiziario che lo porta a essere condannato a tredici anni e mezzo di reclusione. Il documentario di Jessica Gorter, realizzato nel 2023, racconta con passione e precisione la sua tragica vicenda. Gabriele Nissim, ha letto per Memorial Italia l’ultima dichiarazione di Jurij Dmitriev, pronunciata l’8 luglio 2020, come parte del progetto 30 ottobre. Proteggi le mie parole. Irina Flige, storica collaboratrice di Memorial San Pietroburgo, ha raccontato la storia della radura di Sandormoch nel volume Il caso Sandormoch. La Russia e la persecuzione della memoria, pubblicato da Stilo Editrice e curato da Andrea Gullotta e Giulia De Florio. La proiezione è a ingresso libero ed è uno degli incontri previsti dall’undicesima edizione del festival letterario Pagine di Russia, organizzato dalla casa editrice barese Stilo in collaborazione con la cattedra di russo dell’Università degli Studi di Bari. Quest’anno il festival è inserito nella programmazione del progetto Prin 2022 PNRR (LOST) Literature of Socialist Trauma: Mapping and Researching the Lost Page of European Literature ed è dedicato al concetto di trauma nella cornice della letteratura russa del Novecento sorta dalle repressioni sovietiche.

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