L’ultima intervista rilasciata da Boris Nemcov a “Echo Moskvy”

Traduzione in italiano dell'intervista condotta da Ksenija Larina e Vitalij Dymarskij

La rinascita di primavera: l’opposizione tornerà nel campo politico?
Conducono: Ksenija Larina, Vitalij Dymarskij

K.Larina
– Le 20 e 6 minuti. Buonasera! Iniziamo il programma “2015”. Conducono Ksenija Larina e Vitalij Dymarskij.

V.Dymarskij
– Buonasera!

Larina
– Oggi è nostro ospite Boris Nemcov. E oggi Boris Nemcov rappresenta il gruppo d’iniziativa della marcia anti-crisi a cui è stato dato il nome di “Vesna”, “Primavera”, che si terrà il 1 marzo alle 14.30.

Nemcov
– Sì, avrà luogo a Mar’ino, nella zona Sud-est della nostra amata Mosca. È andata così.

Larina
– Sì, la primavera russa a Sud-est, tutto combacia. (ridono)

Nemcov
– Là, a proposito, c’è la via Novorossijskaja (della Nuova Russia). Già, tutti ridono, e nondimeno a Mar’ino abitano 300.000 moscoviti.

Larina
– Come, chi sarebbe che ride?

Nemcov
– Ma sì, tutti dicono: È un posto sperduto. Ma in questo luogo sperduto abitano 300.000 moscoviti, e oltretutto è un quartiere straordinario. Grigorij Revzin, il nostro stimato urbanista ed esperto di Mosca, mi ha spiegato che Mar’ino è un quartiere assolutamente unico della nostra città. La sua unicità consiste nel fatto che è stato costruito negli anni ’90 e 2000 e che lì non c’è stata una privatizzazione gratuita degli alloggi. Ascoltate. Là praticamente tutti gli alloggi sono stati acquistati con un mutuo, e là moltissima gente ha acceso mutui ipotecari in valuta, e questa gente paga per la guerra in Ucraina, per la svalutazione del rublo e per il fatto che adesso bisogna trovare il denaro non si capisce da dove. Perciò, quando chiedono: perché Mar’ino, rispondo: perché ci abita della gente perbene…

Larina
Ci abita anche Naval’nyj.

Nemcov
Ci abita anche Naval’nyj. Adesso, per la verità…

Larina
– Non ci abita (ridono)?

Nemcov
– No. È agli arresti. Oggi il tribunale l’ha trattenuto di nuovo agli arresti per aver distribuito questi volantini.

Larina
– Sì. Boris, una cosa per volta… Faremo in tempo a parlare di tutto, ricordiamo soltanto che nella struttura del nostro programma ci sono due votazioni. La prima domanda è molto semplice per voi, cari amici: Andrete alla marcia anti-crisi? Se, naturalmente, si svolgerà nella vostra città. Ma so che sarà in molte città, vero?

Nemcov
– Sì, sarà a San Pietroburgo, grazie a Dio.

Larina
– Ecco, mi ha appena detto: a Kirov, a Vjatka… Me l’ha detto Nikita Bilyk.

Nemcov
– Sì, ci ha appena comunicato con orgoglio che anche da lui ci sarà la marcia “Vesna”.

Larina
– E a Jaroslavl’?

Nemcov
– A Jaroslavl’ la marcia non ci sarà, ma Jaroslavl’ è molto vicina a Mosca. E so che molti abitanti di Jaroslavl’ vogliono venire a Mosca. E in generale molta gente verrà dalle regioni vicine della Russia Centrale.

Dymarskij
– E gli slogan del comitato centrale del PCUS per il 1° maggio, come è stato pubblicato prima: avete stabilito degli slogan?

Nemcov
– Non è la parola esatta, Vitalij. Mi meraviglia che una persona informata come lei..

Larina
– Davvero. L’ho appena sentito.

Nemcov
– Mi prendete in giro?

Dymarskij
– No, no, voglio che sia chiaro per gli ascoltatori.

Nemcov
– In effetti ne abbiamo elaborati e pubblicati, li si può trovare…

Larina
– Sul sito.

Nemcov
– Sia su Facebook, sia sul sito vesna.today si possono trovare le richieste della nostra marcia. Ci sono richieste di carattere politico, e ci sono richieste di carattere socio-economico. Se permettete, le elencherò brevemente. Le richieste politiche fondamentali: immediata cessazione della guerra con l’Ucraina. Sapete che Putin un anno fa ha dato il via a un’aggressione contro l’Ucraina. Perché dico un anno fa? Perché il 27 febbraio dell’anno scorso, sapete, uomini armati hanno occupato la sede del parlamento della Repubblica Autonoma di Crimea. Poi 47 deputati, cioè in assenza del quorum, questi deputati sotto la minaccia delle armi hanno votato per il referendum.

Larina
– Il 27 febbraio.

Nemcov
– È stato un anno fa.

Larina
– E sapete che festa era da noi? Si chiama “Giornata delle operazioni militari”.
Un minuto! Possiamo fermarci? Perché questo tuo è un monologo… Se parliamo di questo.

Nemcov
–Volevo semplicemente elencare le richieste della marcia.

Larina
– Adesso. Dopotutto non è un segreto quale euforia ci fosse allora in Crimea. Sotto “la minaccia delle armi” o senza, fatto sta che il popolo voleva unirsi alla Russia. È la verità, no?

Nemcov
– È la verità.

Larina
– Il popolo della Crimea voleva unirsi alla Russia.

Dymarskij
– Quando si dice “il popolo voleva”… io non so che cosa volesse il popolo.

Larina
– Lo voleva la maggioranza …

Dymarskij
– E come fai a saperlo?

Larina
– Come? Si vede dall’umore della gente. Ma che dici? Li abbiamo visti, i reportage da là. Non si può nascondere.

Nemcov
– Ksenija ha ragione. In effetti, secondo i sondaggi, sottolineo: non “il popolo voleva”, ma secondo i sondaggi dell’opinione pubblica, davvero la maggioranza dei cittadini residenti in Crimea voleva stare con la Russia, è la verità. La questione è un’altra. La questione è che non bisogna agire secondo il desiderio di qualcuno, ma secondo la legge, e rispettare gli impegni internazionali. Putina, annettendo la Crimea, ha violato un’infinita quantità di impegni internazionali della Russia. E fondamentale è l’impegno previsto dal memorandum di Budapest.

A proposito, voglio sottolinearlo, si tratta di un documento molto serio sullo status di paese non dotato di armi nucleari dell’Ucraina. Nel 1994 la Russia ha firmato che se l’Ucraina avesse cessato di essere una potenza nucleare, cioè avesse eliminato dal suo territorio le testate nucleari, la Russia si impegnava a rispettare la sua sovranità e integrità territoriale. Occupando la Crimea, Putin di fatto ha cancellato i nostri impegni, ha violato il sistema internazionale di non-proliferazione delle armi nucleari. Voglio sottolineare: con l’occupazione della Crimea Putin ha violato il sistema internazionale di non-proliferazione delle armi nucleari. È un crimine.

Inoltre è stato calpestato l’importantissimo trattato sull’amicizia, la cooperazione e la partnership fra la Russia e l’Ucraina. Il secondo articolo di questo trattato dice che la Russia garantisce l’integrità territoriale dell’Ucraina, e in cambio l’Ucraina dà alla Russia la possibilità di avere una base della marina militare a Sebastopoli. E, a proposito, in base agli accordi di Kharkiv il contratto di affitto è valido fino al 2042. Nessuno, in sostanza, ha toccato quella base, anzi non ci ha neppure pensato…

Dymarskij
– Secondo me, è valido fino al ’17… .

Nemcov
– No, no, è stato prolungato fino al 2042. Cioè non ci sono mai stati problemi, né minacce. Le fandonie riguardo al fatto che la NATO voleva entrarci sono menzogne al cento per cento, senza nessuna conferma, semplice bla-bla-bla e basta.

Larina
– A proposito, questo decreto che istituisce la festa odierna delle operazioni militari conferma ancora una volta che si è trattato di un’operazione militare. Checché se ne dica, prima c’è stata un’annessione, e poi c’è stato un referendum: ecco qual è il problema, quale è stata la successione.

Nemcov
– Oggi sappiamo tutto. Prima lui ha mentito, dicendo che là non c’erano truppe. Poi ha detto che le truppe c’erano. Oggi ho pubblicato il video (semplicemente il video) dell’occupazione dell’edificio del Consiglio Supremo della Crimea prima che vi entrassero i deputati e cominciassero la cosiddetta libera votazione per il referendum. Ho semplicemente pubblicato il video, quando arrivano le truppe speciali, il GRU, eccetera eccetera… Tutto questo non si può nascondere. L’annessione, naturalmente, era iniziata quando Janukovič era ancora presidente dell’Ucraina e si trovava nel territorio dell’Ucraina. Se avete visto la medaglia “Per la liberazione della Crimea”, sulla medaglia è impresso: 20 febbraio dell’anno scorso (inizio dell’operazione). Ricordo che Janukovič fuggì da Sebastopoli la notte fra il 22 e il 23 febbraio. È tutto documentato. Cioè Putin cominciò a impadronirsi della Crimea quando Janukovič si trovava ancora in Ucraina ed era presidente. Cioè una cosa assolutamente allucinante. Ma adesso non si tratta di questo.

Il motivo più importante della crisi consiste nel fatto che Putin ha dato il via a un’aggressiva politica di guerra con l’Ucraina che è insensata e letale per il nostro paese e per molti cittadini. I documenti dimostrano la presenza là di truppe russe. A proposito, il 1° marzo, voglio ricordare, ricorrerà un anno esatto da quando il Consiglio della Federazione… .

Larina
– …autorizzò l’introduzione di truppe.

Nemcov
– Sì, già dopo che le truppe erano state introdotte, il Consiglio della Federazione a posteriori, di fatto, diede a Putin la possibilità di continuare a introdurre truppe. Cioè, in sostanza, l’aggressione fu ratificata dalla decisione del Consiglio Federale. E il fatto che la marcia si terrà il 1° marzo è, a mio parere, abbastanza importante e sintomatico.

Larina
– Comunque. Ora stiamo parlando di cessazione della guerra, ma la marcia si chiama “anti-crisi”. Perché sono state fissate queste priorità?

Nemcov
– Spiego. Il fatto è che la crisi ha molte sfaccettature. Il motivo principale della crisi è l’aggressione, le sanzioni che l’hanno seguita, l’isolamento che l’ha seguita, il fatto che la Russia è rimasta priva sia di tecnologia avanzata… A proposito, voglio sottolineare che non si tratta solo di denaro. La Russia è rimasta priva di tecnologia di fondamentale importanza. Per esempio, oggi in tutto il mondo e in primo luogo in America è in corso la rivoluzione degli scisti. L’America occupa (è terribile, ma è un fatto) il primo posto per estrazione di petrolio, avendo superato la Russia e l’Arabia Saudita. Dunque l’America è il numero uno. L’America è il numero uno per estrazione di gas. La Russia sta già cedendo il primato anche qui.

Dunque, la Russia non è in grado di estrarre e non estrae gas e petrolio dallo scisto bituminoso, anche se possediamo le maggiori riserve di scisto al mondo (la Russia è il numero uno) proprio perché alla Russia è vietata l’importazione di quelle tecnologie. È vietata l’importazione di tutta l’alta tecnologia. Cioè questo è un colpo terribile per il paese. Non ci sono investimenti, c’è stata una fuga di capitali pari a 150 miliardi, e tutto questo è conseguenza di quella follia chiamata “aggressione contro l’Ucraina”. Perciò il motivo della crisi è, naturalmente, la guerra.

Dymarskij
– Boris, stai piegando perché, in sostanza, in una marcia anti-crisi…

Nemcov
– C’è un punto della guerra. Sì, quali altre richieste?

Larina
– Chiediamo l’approvazione di una legge contro l’arricchimento illegale dei funzionari…

Nemcov
– No… Il secondo punto.

Larina
– Consentire ai partiti e ai candidati di opposizione di partecipare alle elezioni.

Nemcov
– Noi riteniamo che per portare ordine nel paese e superare la crisi, siano indispensabili importantissime riforme politiche, e in particolare: è necessario che si svolgano elezioni oneste con la partecipazione, naturalmente, dell’opposizione, e con l’abolizione della censura; che si ponga fine a questa propaganda assolutamente squallida, falsa, che ha semplicemente addormentato e mangiato il cervello ai russi… .

Larina
– E che cosa significa “garantire all’opposizione un’ora di trasmissioni televisive”? Che cos’è questa specie di elemosina che chiedete?

Nemcov
– Non sono elemosine, è il primo passo per superare la censura.. .

Larina
– Ma ti rendi conto? Pensa un po’: “Chiediamo un’ora di trasmissioni la settimana in uno dei canali centrali” .

Nemcov
– Come primo passo.

Dymarskij
– Vi diranno che “intervenite di tanto in tanto da Solov’ëv…”.

Nemcov
– Dove? Scherzate o cosa? Mi prendete in giro?

Dymarskij
– No, Boris, ma qualcuno là interviene… Così vi risponderanno.

Larina
– Ryzhkov ci va. Anche Ryklin. Benediktov. Ksenija Sobchak.

Nemcov
– Voi considerate Venediktov e Ksenija Sobchak esponenti dell’opposizione?

Larina
– Perché, non lo sono?

Nemcov
– Non si considerano tali. E va bene!

Larina
– Diciamo così: espressione di un’opinione alternativa.

Nemcov
– Sentite, facciamo così: non si tratta di chi ci sia andato e chi no…

Larina
– Ma lei mi ha detto che sarà a “Anatomia della protesta”!

Nemcov
– Se vogliamo parlare del signor Solov’ëv e della televisione russa – io non ci vado da 8 anni. Cominciamo semplicemente da qui: non ci vado da 8 anni.

Dymarskij
– E perché no?

Nemcov
– Ma nei programmi di “Anatomia della protesta”, quella specie di noir… .

Dymarskij
– È in preparazione una nuova puntata?

Nemcov
– Sì, la nuova puntata sarà domenica. A proposito, sono tutti in fibrillazione per la nostra marcia, anche se hanno chiuso completamente tutti i canali video e non c’è nessuna possibilità di discussione in merito. Hanno già intimidito perfino le risorse internet. Nonostante ciò hanno talmente paura che hanno escogitato di trasmettere la nuova “Anatomia della protesta” dopo la marcia. Insomma sono molto nervosi.

Larina
– Boris, scusa, abolizione della censura significa semplicemente accesso alla televisione di persone con le opinioni più diverse, ecco tutto. Un’ora di spazio televisivo! Che vuoi che significhi?

Nemcov
– Ksenija, è un primo passo… Indubbiamente, se nella nostra televisione ci fosse concorrenza, se da noi punti di vista diversi potessero essere presenti nei mass media, se da noi davvero ci fosse una reale discussione su tutte le questioni, non avremmo inserito fra le rivendicazione della nostra marcia questo punto sull’abolizione della censura e l’accesso alla televisione per l’opposizione. Ma siccome da noi è esattamente il contrario, e ciò ha portato al totale istupidimento della gente, e noi lo vediamo – è naturale che questa rivendicazione sia, a nostro parere, piuttosto seria. A nostro avviso un’importante richiesta anti-corruzione consiste nel fatto che tutti i casi di corruzione noti, compresi quelli relativi all’entourage di Putin: la cooperativa “Ozero”, Jakunin, Timčenko, Rotenberg e così via – ecco, tutti questi casi noti devono essere esaminati, e i corrotti devono essere portati in tribunale. Si tratta di una richiesta davvero seria. Inoltre insistiamo che le nostre regioni russe debbano ricevere fondi esattamente in funzione di come lavorano. Non tutto il denaro deve trovarsi a Mosca, ma deve esserci un decentramento del budget, perlomeno in misura di 50 e 50. Cioè il 50% resta a livello locale, un 50% va a livello federale. Questa richiesta, fra parentesi, è sostenuta da molti.

Inoltre, la richiesta di aumentare le spese per l’istruzione e la sanità, in primo luogo, sottolineo, per la sanità. È una richiesta importantissima, e noi riteniamo che questo si possa fare grazie alla riduzione delle spese militari. Il fatto è che le spese militari sono raddoppiate nel nostro paese negli ultimi tre anni. Da noi oggi c’è un bilancio di guerra. Le nostre spese militari ammontano a 3.300 miliardi. Perfino in confronto all’anno scorso, al 2014, sono aumentate del 33%. Contemporaneamente si riducono drasticamente le spese per l’istruzione, si riducono drasticamente le spese per la sanità.

Non solo, quando il ministro delle finanze Siluanov ha parlato di «sequestro del bilancio», ha detto che taglieremo tutto: la ricerca scientifica, l’istruzione, la sanità – qualsiasi cosa al mondo – le strade, la cinematografia, lo sport – tranne le spese militari.

Larina
– La patria è in pericolo.

Nemcov
– Ho capito, sì. Soprattutto quando Putin attacca un paese un tempo amico, naturalmente la patria è in pericolo, esatto. Perciò in realtà è una cosa assolutamente realistica: aumentare le spese per la sanità, aumentare le spese per l’istruzione grazie alla riduzione delle spese militari.

Io credo che nel complesso tutte queste richieste sono realistiche. Qui non c’è nulla che possa suscitare una reazione del tipo: è impossibile, è fantascienza.

Naturalmente ci vuole una riforma politica nel paese. Naturalmente quando il potere è concentrato nelle mani di una sola persona, e questa persona governa in eterno – tutto finisce in un’assoluta catastrofe, assoluta…

Ancora una volta ripeto che è una crisi creata ad arte. Questa crisi diventa particolarmente evidente quando guardiamo come si sviluppano gli altri paesi. Guardate, in Russia c’è la crisi. L’America intanto è cresciuta di quasi il 4%. La Cina è cresciuta di oltre il 7%. L’Europa è cresciuta dell’1,5%, benché in Europa ci sia una quantità di problemi: la Grecia, la Spagna, l’Italia. E solo in Russia c’è la crisi. Intanto, quando ci raccontano che il prezzo del petrolio ha avuto un tonfo – ma sapete che nel 2005-2007 il petrolio costava 60 dollari? Non è molto tempo fa. E nessuno gridava: “Mamma mia, tutto è perduto!”, nessuno gridava che c’era la crisi. Quando ero ministro dei combustibili e dell’energia, il petrolio costava 10 dollari – 10! E nei miei sogni erotici sognavo che arrivasse a 20: 20, capite? Ora è a 60, e loro strillano come pazzi che tutto è crollato. Be’, è chiaro, hanno creato uno stato corrotto. È chiaro, una delle cause profonde della crisi è un modello economico estremamente inefficiente. Questo modello è basato sui monopoli, sulle imprese statali, sul dominio della burocrazia – una burocrazia avida, scarsamente professionale, di fatto assolutamente antipatriottica. Cioè proprio a loro si deve la fuga di 150 miliardi dal paese, proprio loro vogliono l’offshorizzazione della Russia, quando si proclamano patrioti e gridano “la Crimea è nostra!” Perciò, naturalmente, con un tale modello economico, basato sull’esportazione di materie prime, sulle imprese statali, la Russia non può andare avanti. Perciò siamo a un vicolo cieco sia in politica interna, sia in politica estera. Da questo vicolo cieco c’è una sola via d’uscita: devono andarsene. Devono esserci nuove elezioni.

Dymarskij
– Sì, ma a questo punto sorge una domanda: chi deve subentrare? Chi partecipa a questa marcia, chi è l’organizzatore.

Larina
– Ecco, Boris.

Dymarskij
– Qual è la composizione politica… .

Larina
– Secondo me anche Mikhail Khodorkovskij ha firmato.

Dymarskij
– Qui ci si domanda, per esempio, ci saranno i nazionalisti?

Nemcov
– La nostra è una marcia di coalizione. Non c’è un leader unico. In generale non è l’iniziativa di un leader. Ma all’organizzazione della marcia partecipa il nostro partito “Rpr-Parnas” (Partito repubblicano russo-Partito della libertà del popolo), il movimento “Solidarnost’”. Partecipa “Partija progressa” (Partito del progresso) di Aleksej Naval’nyj. Ecco, purtroppo l’hanno incarcerato senza motivo per 15 giorni. Partecipa “Demvybor” (Scelta democratica), capeggiato da Vladimir Milov.

Ларина
– E “Jabloko”?

Nemcov
– Con “Jabloko” abbiamo avuto un problema, non lo nascondo. Fra parentesi, a San Pietroburgo “Jabloko” partecipa, e là è tutto a posto. Là i nostri ragazzi dell’Rrp-Parnas,  “Progress”, “Jabloko” e “Solidarnost’” sono tutti insieme. Ma a Mosca c’è stato un caso. All’inizio partecipavano, venivano alle nostre riunioni, tutto a posto. Ma poi, quando è sorta la storia di Mar’ino o non Mar’ino – sì, la storia era quella, – hanno detto che non parteciperanno. Mar’ino per loro era troppo umiliante, troppo lontano, o non so cosa….

Larina
–  Alla fine, a quanto capisco, stanno organizzando una loro azione alternativa, contro la guerra.

Nemcov
– Ksenija, ora non voglio con Mitrokhin… .

Larina
– A quanto ho capito dal discorso di Mitrokhin… .

Nemcov
– Infatti. Io non voglio discutere con Mitrokhin, né con Javlinskij. Io ritengo che in generale qualsiasi conflitto sia dannoso e queste cose siano venute già ampiamente a noia a tutti. Voglio semplicemente dire che gli argomenti che portano sono due: il primo: che Mar’ino non va bene, e il secondo, che la nostra non è un’azione contro la guerra, ma contro la crisi. Io non sono assolutamente d’accordo. Per quanto riguarda Mar’ino, voglio sottolineare ancora una volta che l’essenziale sono le richieste, e non il posto. Le richieste sono importanti, e non il posto. Vi assicuro: da Mar’ino le nostre richieste si sentiranno in tutto il paese.. .

Larina
– Be’, e allora perché volete avere accesso ai canali federali?

Nemcov
– Un secondo, ora spiego. .

Larina
– Perché volete i canali federali, se diciamo che il posto non è importante? Allora si può parlare alla radio “Echo Moskvy” .

Nemcov
– Il fatto è che la vita non finisce con questa marcia. Oggi la marcia a Mar’ino, domani la marcia sulla Piazza Rossa, dopodomani la marcia a Butovo. E un’altra volta la marcia a Birjulëvo e così via. Non bisogna fissarsi su un luogo concreto. Rammento, e probabilmente anche lei, Vitalij, se ne ricorda, che a suo tempo il governo sovietico а Sacharov, El’cin e Afanas’ev diede il permesso di manifestare a Lužniki. E non è il centro di Mosca, come sapete.

Dymarskij
– Poi ci fu anche il Maneggio.

Nemcov
– Infatti.. .

Larina
– Tutto è cominciato da Lužniki.

Nemcov
– Sì, tutto è cominciato da Lužniki. Perciò non capisco molto perché questo massimalismo. E poi, siamo sinceri: che scelta avevamo, in sostanza? Si capisce che volevano cacciarci in una trappola. Ci hanno proposto Mar’ino. Se avessimo rifiutato, ce l’avrebbero negato, è chiaro.

Larina
– O avrebbero tirato in lungo fino all’ultimo.

Nemcov
– O avrebbero tirato in lungo perché la gente non sapesse niente: e noi avremmo confuso le idee alla gente e basta. Ci avrebbero detto di no. Alla fine tutto sarebbe finito con singoli picchetti marginali, o con un’azione non autorizzata, dove secondo la legge repressiva sulle manifestazioni, avrebbero semplicemente arrestato tutti i partecipanti.

Larina
– Eppure in passato autorizzavano, davano una possibilità, un’alternativa in centro. Proponevano piazza Bolotnaja e tutti… .

Nemcov
– Ksenija, in un anno il paese è mutato radicalmente.

Larina
– Cioè oggi era irreale ottenere un altro luogo in centro, anche fra quelli per così dire consacrati?

Nemcov
– Dirò così: in questa situazione d’isterismo assolutamente immotivato, con la marcia preventiva delle centurie nere che si è svolta nel centro di Mosca – è stata una marcia di centurie nere, come lei capisce… .

Larina
– L’”Antimajdan”. .

Dymarskij
– E non ci sarà un’”Antivesna”? .

Nemcov
– Non so, forse ci sarà in autunno. È più che evidente che in questa situazione non potevamo ottenere di più. Perciò la scelta era questa: Mar’ino, oppure una manifestazione non autorizzata. In sostanza è tutto qui.

Larina
– Fra parentesi, là nello stesso giorno si svolge una quantità di altre manifestazioni.

Nemcov
– Hanno presentato apposta 11 domande. In effetti sono molto in fibrillazione. Dicono di avere un esorbitante indice di gradimento e popolarità dell’85%, ma intanto hanno la tremarella. Per qualche motivo hanno presentato 11 domande. Con i comunisti hanno inventato una storia-spoiler. E adesso “Jabloko”, purtroppo, cerca di fare qualcosa.

Dymarskij
– Ed ecco quella storia con il ragazzo che tutt’a un tratto, dopo tre anni, hanno condannato per il “caso della Bolotnaja”: anche questo è un tentativo d’intimidazione alla vigilia della marcia?

Nemcov
– Non credo che c’entri con la marcia. È l’inerzia delle repressioni e la paura delle proteste di piazza in generale. Devo dire che ho notato una cosa paradossale: i sociologi registrano l’esorbitante rating di Putin. Lo registrano? Lo registrano. Sembrerebbe – pensateci un po´– che con un simile amore popolare, quasi pari a quello di Kim Jong-un, perché la gente dovrebbe pagare per la marcia delle centurie nere? Perché sappiamo tutti che quelli sono andati lì per denaro.

Larina
– Non solo, ma perché sono stati obbligati.

Nemcov
– Perché? Posso dirvelo, perché.. .

Dymarskij
– La gente non crede all’85%?.

Nemcov
– No, non si tratta di questo. Il fatto è che la gente non crede che ci sia la reale minaccia di un Majdan, capisce che sono tutte frottole. E capiscono che tutto questo è artificiale, gonfiato e fasullo. E proprio perché è fasullo, dicono: Pagateci per fingere. Siamo disposti a giocare ai vostri giochi squallidi, bugiardi giochi fasulli.. .

Larina
– Pensi che sia così?

Nemcov
– Ne sono sicuro.

Larina
– E quale sarebbe la motivazione. Mi sembra che se ci sono persone che per denaro vanno alle manifestazioni, per loro non dovrebbe fare differenza a quale manifestazione andare.

Nemcov
– Se la gente sentisse una reale minaccia per l’amatissimo leader, ci andrebbe gratis.

Larina
– Ma c’è anche gente che lo fa per l’idea. Conosco alcuni che ci sono andati con piacere.

Nemcov
– Ce ne sono. Pochi, ma ce ne sono. Ma comunque cerchiamo di capire: non c’è nessuna minaccia di un “Majdan di sangue”, ma l’”Antimajdan” e i freak show delle centurie nere ci sono. È la verità, no?

Larina
– Avvolti in nastri di San Giorgio?

Nemcov
– Sì, una cosa allucinante!

(Interruzione per il notiziario)

Dymarskij
– Il pubblico ha votato. Abbiamo fatto una semplice domanda. Andrete alla marcia anti-crisi? Secondo i nostri metri hanno votato in parecchi: quasi 1200 persone. 1150, cioè il 71%, ha risposto sì.

Larina
– Bene.

Nemcov
– Splendido, molto bene.

Dymarskij
– Aspettatevi tanta gente. La domanda, per quante persone l’avete fatta? Per 100.000?

Nemcov
– Per 100.000, sì.

Larina
– E chi è il creativo, come si suol dire? Chi è l’autore? Del nome “Vesna”, del tricolore come simbolo, dello slogan “Arriva la primavera! Largo alla primavera!” Chi è l’autore di tutta questa positività della bellezza?

Nemcov
– Onestamente, le piace?

Larina
– Glielo dico dopo, Boris.

Nemcov
– Dunque, il nome “Primavera” si deve a me. È stato approvato dai nostri compagni, dai colleghi della coalizione e così via. Secondo: questo volantino l’hanno fatto i ragazzi di Naval’nyj, concretamente questo volantino.

Larina
– E perché la bandiera nazionale? Secondo me, è la prima volta che l’opposizione propone quella nazionale come bandiera principale. A quanto ricordo, non era mai successo. Ho ragione?

Nemcov
– Non era mai successo, se non si conta la manifestazione del giorno della bandiera russa, per la quale, per esempio, sono finito dentro.

Larina
– Sì, me lo ricordo.

Nemcov
– Il 22 agosto. Ecco, portavamo la bandiera qui sull’Arbat. I poliziotti di Putin hanno ritenuto che fosse criminale portare la bandiera nazionale, e allora mi hanno chiuso in gattabuia. E si sono messi a discutere di quale diritto avessi di portare la bandiera russa. Posso dire che per me quella bandiera – non scherzo, tutto questo è successo, e oltretutto il processo è avvenuto di notte, alle tre di notte si amministra la giustizia, da noi… .

Larina
– Il giorno della bandiera russa l’hanno arrestata perché portava una bandiera russa.

Nemcov
– Verissimo. Inoltre i poliziotti hanno strappato la bandiera russa con una ferocia selvaggia. Non sto scherzando: semplicemente l’hanno fatta a pezzi.. .

Dymarskij
– Forse era un’azione antirussa? (ridono)

Nemcov
– Be’, evidentemente i poliziotti venivano da chissà dove, non so da dove venivano… Forse venivano dallo “Stato islamico”, non so.

Larina
– Ma torniamo alla bandiera di oggi.

Nemcov
– Dunque ecco, questa bandiera per me personalmente, Ksenija, è un simbolo di libertà. Quando difendevo la Casa bianca nel 1991, la difendevo sotto il tricolore. Se ricorda, quando sconfiggemmo i golpisti, non quelli di cui parlano quei pagliacci, ma i veri golpisti, cioè il GKChP (Comitato statale per lo stato di emergenza), allora sopra la Casa bianca sventolava questo tricolore. Cioè per me questa bandiera è molto cara, comprensibile, e per me è simbolo di libertà. Inoltre non capisco bene perché il nostro simbolo di libertà debba essere dato in mano a questi farabutti?

Larina
– Forza, allora cantiamo l’inno.

Nemcov
– No, l’inno no. Sono storie diverse. Ancora una volta: questa bandiera è la bandiera della liberazione dal GKČP e dal comunismo. L’inno è lo stalinismo. Il nostro paese è fatto in modo che abbiamo diversi simboli, che parlano di diverse cose. Per cui l’inno staliniano da me non lo avrete. Fra parentesi, sono stato uno dei pochi deputati che hanno votato categoricamente contro l’inno staliniano. Non solo, ho perfino organizzato una campagna per raccogliere firme contro l’inno staliniano. E allora si espressero contro perfino il patriarca Alessio II, pace all’anima sua, e Aleksandr Solženicyn, allora si espressero contro Rodion Ščedrin, Maja Plisetskaja, moltissime persone, esponenti della cultura. Ma Putin fu irremovibile, e ottenne quell’inno. E siccome il nostro è un paese molto mistico, come sapete, naturalmente da qui è iniziato tutto. Perciò non riuscirete a farmi cantare l’inno sovietico, col cui accompagnamento sono state uccise milioni di persone nel Gulag.

Dymarskij
– Una questione organizzativa. Perché noi parliamo, parliamo… va bene il volantino, ma tutti domandano: abbiamo già un milione di domande: Dove andare, come andare?

Nemcov
– Giusta domanda. Bisogna arrivare fino al metro Bratislavskaja, o fino al metro Mar’ino. Meglio Bratislavskaja, da lì è più vicino. E non Mar’ina rošča, attenzione! Si passa Mar’ina rošča, e si arriva al metro Mar’ino… .

Larina
– E se tutt’a un tratto, paf! Chiudono l’uscita?

Nemcov
– Non chiuderanno niente. Ancora una volta: è un quartiere enorme, una linea del metro che funziona normalmente. È domenica. Quindi per arrivare al metro Bratislavskaja bisogna arrivare nel quartiere alle due del pomeriggio. Poi per l’itinerario che troverete, per esempio, nel sito di “Echo Moskvy”, c’è un banner.

[…]

Larina
Proprio per questo non è corretto, mi sembra, il paragone con Lužniki. Perché ai tempi di Lužniki alla televisione c’erano dibattiti aperti. Era il periodo della glasnost’, e la televisione era completamente diversa. Non è affatto una cosa trascurabile, quantitativamente, capisce.

Nemcov
– In primo luogo, sono d’accordo che la storia non si ripete mai. Indubbiamente noi – e non lo nascondo – l’opposizione si trova sotto una gigantesca pressa…

Larina
Tutto viene schiacciato.

Nemcov
La gente viene calunniata. Bisogna essere una persona abbastanza forte per sopportare tutto questo. Parlo di me. Sono anch’io un essere umano, giusto? Quando cominciano a chiamarti “quinta colonna”, traditore, tenersi tutto dentro è certamente piuttosto difficile, ma nondimeno bisogna sopportare. Ascoltate, la verità è più forte di tutti i loro servizi segreti, di tutte le loro “anatomie della protesta”, di tutto quel fiume di menzogne. Verità al cento per cento.

Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/03/01/quando-ti-chiamano-quinta-colonna-e-difficile-ma-devi-imparare-a-sopportare13.html?ref=search

 

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Milano, 8 giugno 2025. “I confini dell’impero di Putin” con Oleg Orlov.

Grazie a Radio Popolare siamo onorati e felici di ospitare a Milano Oleg Orlov, cofondatore di Memorial ed ex copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial. In copertina: Oleg Orlov durante la lettura della sentenza presso il tribunale distrettuale Golovinskij di Mosca. Foto: Svetlana Vidanova / Novaja Gazeta. In occasione della festa di Radio Popolare All you need is love che si svolge a Milano nell’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini (via Ippocrate 47) domenica 8 giugno alle 15:30 Oleg Orlov parteciperà all’incontro I confini dell’impero di Putin con Anna Zafesova, giornalista e scrittrice, autrice del recente volume Russia. L’impero che non sa morire, e Lia Quartapelle, vicepresidente della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati. Modera Michele Migone di Radio Popolare. Oleg Orlov è stato scarcerato dal centro di detenzione preventiva SIZO-2 di Syzran’ nella regione di Samara il 1 agosto 2024 nel contesto di un ampio scambio di prigionieri politici tra Russia e Occidente. Il 27 febbraio 2024 Oleg Orlov, copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial e membro della neoricostituita Associazione Internazionale Memorial, era stato condannato a due anni e mezzo di reclusione in colonia penale a regime ordinario in base all’articolo del codice penale della Federazione Russa che punisce il “vilipendio reiterato delle forze armate”. Orlov è diventato un obiettivo della repressione dopo la pubblicazione dell’articolo Volevano il fascismo in Russia e l’hanno ottenuto. Ricordiamo che nel 2014 l’allora Centro per i diritti diritti umani Memorial e poi nel 2016 Memorial International erano stati dichiarati agenti stranieri e che nel 2021 entrambe le associazioni sono state chiuse in via definitiva con sentenza della Corte suprema della Federazione Russa secondo la quale Memorial avrebbe “diffuso un’immagine falsa dell’Urss come Stato terrorista”. Chi è Oleg Petrovič Orlov? Carattere schivo ma deciso, Oleg Petrovič Orlov è una delle anime del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, nonché membro del Movimento democratico unitario Solidarnost’. Nato a Mosca nel 1953 e biologo di formazione, tra la fine degli anni Settanta e i primissimi anni Ottanta, mentre lavora all’Istituto di fisiologia vegetale dell’Accademia delle scienze, stampa e diffonde volantini con appelli contro la guerra in Afghanistan e riflessioni sulla situazione polacca e sul sindacato Solidarność. Nel 1988 entra formalmente nel gruppo di iniziativa della nascente associazione Memorial di cui diventa di fatto uno dei fondatori. Continua a leggere. “Ci sono momenti in cui è impossibile tacere”Il documentario Ritorno alle repressioni. Oleg Orlov, pubblicato il 22 aprile 2023, fa parte del progetto Priznaki žizni (Segni di vita) di Radio Free Europe / Radio Liberty. In una lunga intervista, a più di trent’anni di distanza dalla fondazione di Memorial, Orlov ammette che le speranze di allora non si sono concretizzate. La Russia è tornata a una situazione di illibertà ancora più grave di quella della sua gioventù, vissuta negli ultimi anni dell’Urss di Brežnev. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il giro di vite del Cremlino all’interno della Federazione Russa è stato violento. In base ai nuovi articoli di legge sulle fake news e sul vilipendio delle forze armate, le pene detentive per diffusione di informazioni indipendenti sulla guerra sono diventate abnormi. Orlov ritiene che le ragioni del ritorno della Russia a una situazione di illibertà siano il militarismo e il mito dell’impero, l’idea che lo stato sia più importante della vita e dei diritti dei cittadini.

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Palermo, 6 e 7 giugno 2025. Memorial Italia a Una Marina di libri.

Il 6 e 7 giugno Memorial Italia partecipa all’edizione 2025 del Festival del libro di Palermo Una Marina di libri. Venerdì 6 giugno alle 18:00 ai Cantieri culturali alla Zisa (palco Tenute Orestiadi) Elena Kostioukovitch presenta la sua ultima pubblicazione per La nave di Teseo, Kiyv. Una fortezza sopra l’abisso. Dialoga con l’autrice Andrea Gullotta. Sabato 7 giugno alle 18:00 ai Cantieri culturali alla Zisa (Istituto Gramsci Siciliano, via Paolo Gili 4) Barbara Grzywacz, Riccardo Mario Cucciolla e Andrea Gullotta presentano gli ultimi due volumi delle collane curate per Viella Editrice e Guerini e Associati: Le trasformazioni della Russia putiniana e La mia vita nel Gulag. Memoria da Vorkuta 1945-1956. Introduce e coordina Eugenia Parodi Giusino.

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Dmitrij Muratov: “Per favore, scambiate i civili”.

Pubblichiamo in italiano il testo del recente intervento di Dmitrij Muratov, direttore di Novaja Gazeta e premio Nobel per la pace 2021, pubblicato il 25 maggio scorso e indirizzato ai presidenti della Federazione Russa e dell’Ucraina. La traduzione è di Elena Kostioukovitch. Ma guardate che manca poco, credo che presto nel nostro Paese inizieranno a celebrare solennemente la Giornata del boia. I boia riceveranno complimenti, regali, sfileranno tutti orgogliosi nelle loro uniformi da parata. Oggi vi parlerò dei torturatori incaricati dallo Stato. Nel mio Paese è ricomparsa la figura del professionista della tortura, del carnefice. Nell’anno dell’ottantesimo anniversario della vittoria sul fascismo in Russia è tornato il fabbisogno dei carnefici al servizio dello Stato. Chissà se saranno tutti bravi abbastanza… Magari c’è bisogno di facoltà in cui, in aule insonorizzate, si terranno corsi di formazione dove saranno insegnate e applicate, per esercizio, tutte le sevizie, anche storiche, inflitte dall’Inquisizione e dalla Gestapo. I migliori allievi saranno inviati al comando del ministro della giustizia Chujčenko, mentre i peggiori della classe, capaci solo di violentare la gente con il manico della scopa, finiranno nei commissariati di polizia. Una volta il grande scrittore Vladimir Vojnovič mi raccontò di aver incontrato un uomo che nel 1937 era stato prigioniero dell’NKVD e nel 1942 prigioniero della Gestapo. Alla domanda su chi torturasse più ad arte, disse: “Torturavano in ambedue i posti bene, ma c’era una differenza”. Che differenza? “Quelli della Gestapo volevano estorcere ciò che io non volevo dire. Quelli dell’NKVD non avevano bisogno di nulla. Torturavano semplicemente per farlo, e basta”. Questa differenza è semplice e agghiacciante. Le torture inflitte a persone indifese nei centri di detenzione, nei tribunali e nelle prigioni russe servono solo a dimostrare che ogni carnefice esegue ogni ordine che riceve. Torturando, esprime la sua lealtà al Paese e la sua disponibilità a fare qualsiasi cosa per esso. Non senza, ovviamente, provare un certo piacere. Vi racconterò brevemente un po’ di storie. Alcune di esse vi saranno sicuramente note, altre forse le avete dimenticate. Ve le devo rifare presenti, perché a un certo punto smettiamo di prestare l’orecchio alle urla che provengono dalle camere di tortura e dalle aule di tribunale. Proprio come un tempo, negli anni Quaranta del secolo scorso, gli abitanti del villaggio di Dachau non prestavano attenzione all’odore che proveniva dai forni crematori. Uno di loro scrisse nelle sue memorie: “Pensavamo che l’aria dovesse avere quell’odore. Che ci potevamo fare? Era l’odore della nostra patria. Ci eravamo abituati”. Igor’ Baryšnikov, prigioniero politico, pensionato di Kaliningrad, è stato condannato a sette anni e mezzo di reclusione per avere “diffuso notizie false sull’esercito russo”. Ha il cancro, ha la sonda della gastrostomia che gli esce fuori dalla pancia, non può né stare seduto né sdraiato, riesce a malapena a camminare. Per due anni non l’hanno operato e quando finalmente l’hanno fatto sono iniziate gravi complicazioni. Baryšnikov è pressoché cieco, ha già perso la vista da un occhio e quella dell’altro sta peggiorando rapidamente. Quando era libero, Igor’ si prendeva cura della madre anziana e costretta a letto. Quando è morta, lui era in carcere. La giudice, che si chiama Ol’ga, cognome Balanina, gli ha rifiutato il permesso di poche ore per andare al funerale. Vi ho detto il cognome della giudice, vero? Questa persona si chiama Ol’ga Balanina. Andrej Šabanov, 45 anni. È un sassofonista, musicista, viveva a Samara. La sua condanna è per aver pubblicato sui social network alcuni post contro l’”operazione militare speciale”. La condanna ammonta a sei anni (“incitamento all’attività terroristica”). È invalido di seconda categoria, gravemente malato, affetto da psoriasi. Sta letteralmente marcendo vivo. Šabanov si è spogliato in tribunale, ecco la foto, ha chiesto di essere rilasciato in aula, il suo corpo è coperto di piaghe. Il giudice Dmitrij Anan’ev non ha resistito a questo spettacolo e, per non assistere alla scena, ha ordinato che l’imputato fosse riportato in carcere. Nadežda Bujanova, della quale ho già parlato. È una dottoressa di 67 anni, pediatra. È stata denunciata dalla madre di un paziente, secondo la quale la Bujanova avrebbe parlato male del padre del bambino, caduto nel “servizio militare volontario”, e che ciò sarebbe avvenuto in presenza del figlio. In realtà, a giudicare dalle telecamere, il bambino non era nello studio. Non è stata registrata l’audio della visita. Ma quando il bambino di sette anni è stato interrogato da un agente operativo dell’FSB, ha reso una testimonianza in cui, usando parole da adulto e formulazioni tratte dal codice penale, ha spiegato come la dottoressa Bujanova (a parole di quel bambino) “avesse diffuso pubblicamente informazioni palesemente false sulle forze armate della Federazione Russa”. Il bambino non è stato chiamato in tribunale. Bujanova è stata rinchiusa in un centro di detenzione preventiva. Un “attivista patriottico” le ha portato come “dono alimentare” in carcere trenta chili di sale in una spedizione unica, in modo da esaurire il limite delle consegne mensili e lasciarla senza vitamine e cibo. Ora Bujanova è stata condannata. Onestamente, ero sicuro che l’avrebbero lasciata uscire con una multa o una condizionale, la vecchia dottoressa, l’unica non fumatrice costretta a stare in una cella con trenta fumatrici. Ma le hanno dato cinque anni e mezzo di colonia penale. Oleg Belousov, di San Pietroburgo. È anche lui disabile. È stato accusato di “diffusione di notizie false sull’esercito russo” e arrestato. Poi è stato condannato a cinque anni e mezzo di campo. Però lo hanno qualificato come “incline alla fuga”. Cosa significa? Significa che nel corso di ogni notte, diverse volte, a intervalli di due ore, lo svegliano per controllare la sua identità, puntandogli una luce forte nella faccia e obbligandolo a presentarsi. Si creano sofferenze non solo a lui, ma a suo figlio, un ragazzo di 22 anni, che è un disabile mentale. Non ha nessuno oltre a suo padre. Gli investigatori hanno trovato un modo ideale per fare pressione su Belousov. Il figlio è stato fatto passare come testimone nel processo contro il padre. E poiché il figlio è ormai testimone, su questa base, ascoltate!,

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