Gli ultimi testimoni. Gli italiani di Crimea

La deportazione della comunità italiana di Kerč' in Kazachstan

La deportazione in Kazachstan della comunità italiana di Kerč’ durante lo stalinismo.
Il progetto “Gli ultimi testimoni”.

L’Associazione internazionale Memorial ha raccolto in lunghi anni di ricerche molte testimonianze delle vittime delle repressioni in Unione Sovietica. La memoria orale rappresenta una delle fonti più importanti per capire quali furono le loro condizioni di vita non solo durante la prigionia, ma anche dopo la liberazione e il difficile reinserimento nella società sovietica. Nell’ambito del progetto intitolato “Gli ultimi testimoni” sono stati intervistati anche alcuni italiani che facevano parte della comunità di Kerč’ in Crimea e che furono deportati in Kazachstan nel 1942.

La comunità degli italiani di Kerč’ si era formata in due momenti diversi, a cui risalivano i due diversi strati sociali che ancora negli anni Venti la componevano: prima della guerra di Crimea erano giunti commercianti liguri provenienti dal regno di Piemonte e di Sardegna. Dopo il 1860 arrivarono dalla Puglia sulle coste del Mar Nero sia marinai e capitani di navi mercantili sia agricoltori. Nei decenni seguenti la presenza italiana si affermò in città come Mariupol’, Feodosia, Berdjans, Taganrog, Nikolaev e Teodosia.

Durante la seconda guerra Mondiale, nel settembre del 1941, la penisola di Kerč’ fu invasa dai tedeschi e pochi mesi dopo liberata dall’Armata Rossa. Ciò ebbe conseguenze gravissime per la comunità italiana, accusata di collaborazionismo con gli occupanti nazisti. Fra il 25 e il 29 gennaio del 1942 tutti gli abitanti di origine italiana furono deportati in Kazachstan. Qui la popolazione femminile, insieme a vecchi e bambini, restò a lavorare nei kolchozy mentre gli uomini vennero inviati al lavoro coatto nel complesso metallurgico di Čeljabinsk, che era in corso di costruzione sotto la direzione dell’NKVD.

Le famiglie poterono riunirsi solo dopo la fine della guerra. Alcune rimasero a vivere in Kazachstan, altre a Čeljabinsk, a Saratov o in altre località della regione, mentre solo pochi riuscirono a tornare a Kerč’.

Troverete le testimonianze degli italiani di Crimea:

Nikolaj Anatol’evič Carbone

Anatolij Nikolaevič Černjavskij

Nadežda Matveevna Denisova (Tubol’ceva/Giachetti)

Natalja Vasilevna Gorbulëva

Giovannella Iosifovna Rjazanceva (Fabiano/Benetti)

Ippolita Vinčensovna Scolarino

El’vira Augustovna Turčenko (Fabiano)

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Restituzione dei nomi / Возвращение имён 2024

La Restituzione dei nomi è un evento annuale dedicato al ricordo delle persone deportate, arrestate e uccise dal regime sovietico. Dal 2007 in Russia e nel mondo ci si riunisce per leggere ad alta voce i nomi delle vittime dello Stato sovietico. È possibile organizzare la Restituzione dei nomi ovunque nel mondo, così come è stato per Memorial Italia nel 2023 e nel 2022. In Italia per il 2024 sono previsti tre incontri commemorativi: a Bari (24 ottobre), Torino (26 ottobre) e Milano (27 ottobre). Nel 2024, come negli ultimi anni, a Mosca la manifestazione non è stata approvata per Covid-19. Minaccia fittizia, utilizzata dal governo per ostacolare qualsiasi tipo di espressione pubblica che intenda esprimere solidarietà civile o posizioni contrarie a quelle di regime. Martedì 29 ottobre, a partire dalle 12:00 (ora di Mosca), l’ormai consueto collegamento on line tuttavia permetterà di seguire in diretta la lettura dei nomi in più di 80 città del mondo. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito October29, disponibile in russo e in inglese. La Restituzione dei nomi è il cuore delle iniziative organizzate da Memorial. La manifestazione è dedicata al ricordo delle vittime del Terrore di Stato in Unione Sovietica. Il 29 ottobre di ogni anno, in Russia e nel mondo, soci, volontari, attivisti di Memorial e chiunque desideri unirsi si raccolgono per leggere ad alta voce i nomi delle persone che hanno perso la vita per mano delle autorità sovietiche. La Restituzione dei nomi si è svolta per la prima volta a Mosca nel 2007 in una data e in luogo simbolici: alla vigilia del 30 ottobre, Giornata del prigioniero politico, istituita nel 1974 da Kronid Ljubarskij e Aleksej Murženko detenuti nel campo di lavoro Dubravlag, e Giornata della memoria delle vittime delle repressioni politiche, istituita nel 1991, e accanto alla Pietra delle Solovki, monumento alle vittime delle repressioni politiche collocato di fronte alla Lubjanka, sede dei servizi segreti, prima sovietici e ora russi. Come sottolinea Memorial, la ricorrenza del 29 ottobre non è solo una commemorazione, ma un’occasione per riflettere sul legame tra passato e presente. Un’occasione per incontrarsi, parlarsi e farsi domande. A cosa si pensa in fila, mentre si aspetta di leggere i nomi di milioni di persone scomparse? Perché è così importante ricordare il nome di chi è stato ucciso? Cosa significa “noi”, cosa spinge le persone a incontrarsi in questa occasione? “Noi” significa tutti coloro per i quali le repressioni in Unione Sovietica sono state una tragedia personale e familiare. Tutti coloro che oggi nella Federazione Russa comprendono il legame tra i crimini del passato e quelli del presente. Che vivono in Russia o all’estero, liberi o in carcere. In Russia, come ogni anno, Memorial invita a organizzare la Restituzione dei nomi nei pressi di luoghi commemorativi dedicati al ricordo delle vittime dei crimini dello stato sovietico. L’incontro può essere di grandi dimensioni, ma può anche coinvolgere un piccolo gruppo di persone che condividono i valori della libertà e del rispetto per la vita umana.

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