Ancora attacchi a Memorial: i dettagli

Il 21 marzo la polizia ha effettuato perquisizioni e interrogatori nei confronti di alcuni colleghi e alcune colleghe di Memorial a Mosca.
I dettagli sulle perquisizioni ai colleghi e alle colleghe di Memorial a Mosca (post in aggiornamento)

CHE COSA È SUCCESSO

Questa mattina, verso le 8.00 ora di Mosca, la polizia di Mosca ha effettuato un’ampia serie di perquisizioni nelle case di attivisti di Memorial, una delle tre associazioni vincitrici del premio Nobel per la Pace 2022. La notizia è apparsa sui canali Telegram dell’associazione ed è stata poi confermata da varie testate indipendenti. Le perquisizioni fanno capo alla recente accusa di “riabilitazione del nazismo” emessa inizialmente contro membri non meglio identificati dell’associazione. Nelle perquisizioni sono stati coinvolti almeno otto attivisti di Memorial, uno dei loro familiari, e due uffici (chiusi a seguito della liquidazione dell’associazione nel dicembre 2021). L’operazione è stata condotta da agenti del Comitato Investigativo e del Centro “E”, il Centro della lotta all’estremismo del Ministero dell’Interno. Alcuni membri di Memorial sono stati fermati e interrogati. Gli avvocati di Memorial riferiscono di non aver potuto contattare i loro assistiti e di non essere potuti entrare nelle sedi dell’associazione.

La situazione dei colleghi e delle colleghe alle 14.30

Jan Račinskij è stato portato dalle forze di sicurezza alla sede di Karetnyi Rjad: è stato portato in auto ed è poi stato riportato indietro. Al momento si trova in un cellulare della polizia.

Aleksandra Polivanova è sotto interrogatorio nella sede del Comitato investigativo.

Anche Irina Ostrovskaja, Galina Jordanskaja e Oleg Orlov sono stati portati dal comando di polizia della circoscrizione Tverskoj all’ufficio del Comitato investigativo.

Nikita Petrov non era a Mosca al momento della perquisizione. In casa c’era sua moglie: le forze dell’ordine hanno confiscato un computer, ma nessuno è stato arrestato.

Alle 14.40 è arrivata la notizia dell’apertura di un’inchiesta contro Oleg Petrovič Orlov.

(si veda sotto)

La situazione dei colleghi e delle colleghe alle 16.00

Jan Račinskij e Aleksandr Gur’janov sono stati portati al Comitato Investigativo per essere interrogati.

Aleksandra Polivanova è stata rilasciata dopo l’interrogatorio e figura come testimone dell’inchiesta. Durante le perquisizioni – ha raccontato ai giornalisti – le sono state requisiti tutti gli strumenti elettronici, telefoni, tablet, chiavette USB. Almeno dodici agenti hanno messo sottosopra l’appartamento, facendo fotografie e sequestrando effetti personali che le saranno restituiti fra 2-3 mesi.

 

UN PO’ DI CHIAREZZA SULLA «RIABILITAZIONE DEL NAZISMO»

Questa mattina gli attivisti di Memorial si sono visti presentare un mandato di perquisizione che riportava in prima pagina la data di apertura del procedimento penale in base a cui la perquisizione è stata svolta: 3 marzo 2023.

Nella seconda pagina si afferma che il database di Memorial (che, ricordiamo, contiene circa 4 milioni di nomi) includerebbe tre nomi (Pëtr Alekseevič Dolženkov, Pëtr Pavlovič Dvojnych, Rudol’f Jakovlevič Najmiller) la cui menzione, secondo gli investigatori, costituisce reato.

Si tratta, com’è ovvio di un dettaglio insignificante, uno dei tanti episodi di menzogne, calunnie, distorsioni dei fatti e offese malevole alla dignità di persone innocenti.

È però utile prendere nota anche di questi dettagli: torneranno utili durante un futuro processo a carico di coloro che hanno organizzato le repressioni di massa nel regime di Putin o che a esse hanno collaborato.

 

I TRE NOMI INCRIMINATI

Sul mandato di perquisizione ai danni degli attivisti di Memorial è riportata un’accusa formale di “riabilitazione del nazismo” cui si vuole trovare un fondamento nei nomi di tre persone che compaiono nel database delle vittime della repressione politiche:

Pëtr Alekseevič Dolženkov

Pëtr Pavlovič Dvojnych

Rudol’f Jakovlevič Najmiller

Ricordiamo a tutti i ricercatori e ai lettori attenti di base.memo.ru che si tratta di un database integrale, vale a dire che include materiali provenienti da migliaia di fonti ufficiali diverse, oltre a elenchi raccolti da ricercatori in loco e pubblicati nei vari Libri della memoria. Ogni voce del database riporta le fonti e, ove necessario, qualunque informazione può essere confrontata con quelle già pubblicate altrove. Inoltre, in un database con oltre 3 milioni di voci, errori e imprecisioni sono inevitabili.

Tuttavia, persino un’analisi superficiale dei materiali cui si è fatto ricorso per includere queste persone nell’elenco delle vittime del terrore di Stato e il loro confronto con i materiali dell’indagine attualmente in corso mostrano la totale inconsistenza dei capi d’accusa per una serie di ragioni:

I documenti relativi a Pëtr Alekseevič Dolženkov e Pëtr Pavlovič Dvojnych erano già stati pubblicati nel quarto volume del Libro della Memoria della Repubblica del Tatarstan, edito nel 2001. Da quel libro sono stati tratti e inseriti nel database di Memorial.

L’accusa del Comitato investigativo, invece, fa capo a un verbale emesso dall’ufficio del procuratore di Kursk nel gennaio 2001, secondo cui Dolženkov e Dvojnych non sono da considerarsi riabilitabili a causa del crimine da loro commesso.

Gli autori del Libro della memoria non possedevano né potevano possedere questa informazione, non potendovi avere accesso al momento della pubblicazione. Né era in loro possesso il dossier relativo all’indagine, dato che Dolženkov e Dvojnych stavano scontando la pena sul territorio dell’odierno Tatarstan, mentre i loro fascicoli erano conservati altrove.

Perché a ottanta anni dal verdetto le informazioni in merito al loro caso non siano ancora di dominio pubblico né siano radunate in un unico archivio è una domanda da fare alla politica e ha a che fare con la riabilitazione e la riscrittura del passato.

Rudol’f Jakovlevič Najmiller figura negli elenchi di Memorial come “deportato speciale”:  tedesco di nazionalità, era stato portato via dall’oblast’ di Odessa durante le deportazioni etniche.

Poi nel 1954 era stato condannato per quanto fatto durante l’occupazione nazista in Moldavia a seguito di un apposito controllo nel luogo in cui era stato deportato (la regione di Archangel’sk).

Le due accuse, tuttavia, non sono correlate: nel “Martirologio di Odessa” e in base.memo.ru Najmiller figura in quanto vittima di epurazione etnica, non come criminale di guerra.

Com’è stato ripetuto più volte, l’elenco delle vittime del terrore politico non è un insieme di biografie né un elenco agiografico: le vittime  del terrore di Stato in URSS sono state le più diverse e la loro inclusione nell’elenco suddetto è mera constatazione  di un fatto giuridico, oltre che un dato di fatto nella storia del nostro Paese.

L’attuale governo russo si sta mostrando interessato allo studio dei crimini di guerra. Non possiamo che rallegrarcene. Anche perché, di recente, ha fornito molto materiale ai futuri ricercatori.

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