Voci dalla guerra: Ninel' Černyšenko

Ninel’ Černyšenko è stata sorpresa dagli occupanti russi a Borodjanka. Lì ha assistito ai bombardamenti e alle crudeltà contro la popolazione civile. Malgrado tutto confida nella vittoria dell’Ucraina.

Voci dalla guerra. Ninel’ Černyšenko, abitante di Borodjanka, Ha detto addio alla vita mentre intorno le case crollavano sotto i bombardamenti come fossero castelli di carta.

Ninel’ Černyšenko è stata sorpresa dagli occupanti russi a Borodjanka. Lì ha assistito ai bombardamenti e alle crudeltà contro la popolazione civile. Malgrado tutto confida nella vittoria dell’Ucraina.

Oleksandr Vasyl’jev ha raccolto la sua testimonianza. L’intervista è stata realizzata nell’ambito del progetto “Voci dalla guerra”, portato avanti dalla rete di Memorial col Gruppo di difesa dei diritti umani di Charkiv (KhPG o “Memorial Ucraina”).

Il video dell’intervista in lingua originale coi sottotitoli in italiano è disponibile nel canale YouTube di Memorial Italia. Riportiamo qui la trascrizione del testo.

Le traduzioni italiane sono a cura di Luisa Doplicher, Sara Polidoro, Claudia Zonghetti.

 

Oleksandr Vasyl’jev

30.12.2022

Ha detto addio alla vita mentre intorno le case crollavano sotto i bombardamenti come fossero castelli di carta

Ninel’ Černyšenko, di Borodjanka, ha visto con i suoi occhi gli aerei russi che prendevano di mira le abitazioni civili. Nonostante tutto, crede nella vittoria, nella pace e nella ricostruzione dell’Ucraina.

– Com’è stato per lei il primo giorno di guerra?

— Stranamente, non avevo paura. Dentro di me credevo che saremmo sopravvissuti a tutto, anzi: ne ero certa.

— Che cos’è successo a Borodjanka nei primi giorni?

— Probabilmente anche gli altri credevano, come me, che sarebbe andato tutto bene, quindi non volevano lasciare le proprie case.

— Quando sono arrivati i russi a Borodjanka?

— Il primo marzo, ma erano “di passaggio”. Noi abitiamo in via Central’na, e i blindati russi ci sono sfilati davanti. Per due giorni non abbiamo dormito in casa. Il 2 marzo, quando siamo tornati nella nostra via, abbiamo visto cose tremende.

Non auguro a nessuno di trovarsi davanti a cose del genere: spaventoso. Finestre rotte, porte divelte, tutto spaccato, tutto a pezzi, come a pezzi era il nostro cuore. Uno spettacolo tremendo.

C’erano cadaveri ovunque, non sapevamo dove mettere i piedi… Abbiamo recuperato tutto il possibile, da casa nostra.

— Che danni ha subìto la sua palazzina? Ci sono state vittime fra gli abitanti?

—Non è morto nessuno da noi, no. C’è stata una vittima in quella accanto, che è stata centrata. Si noti che i russi hanno bombardato Borodjanka con una precisione tale che non ci sono crateri vicino alle case: le hanno centrate tutte in pieno.

La palazzina accanto a noi ha avuto molti danni e ci sono state parecchie vittime. I cadaveri erano per strada, c’erano braccia, gambe, teste tutto intorno. Dopodiché i cani hanno trascinato i resti nel cortile fra i palazzi. Erano parecchi.

— Ci sono stati crimini contro i civili da parte dei militari russi, durante l’occupazione di Borodjanka?

— Molti hanno detto che i primi giorni i russi sparavano alla gente a caso. Ho sentito anche che si sono presentati a casa di una famiglia.

Hanno detto al marito che volevano la moglie, che se la portavano via. Lui ha provato a ribellarsi, e gli hanno sparato davanti a tutti gli altri. Dopodiché hanno anche sparato a due dei loro soldati perché non andassero a raccontarlo in giro.

Un’altra cosa che mi viene in mente: appena fuori Borodjanka c’è un passaggio a livello. Nella casa vicino viveva una coppia con i figli. Per poter controllare il passaggio a livello, quelle bestie dei russi gli sono entrati in casa, hanno ammazzato tutti, hanno piazzato un carro armato in cortile e hanno annunciato che ci avrebbero abitato loro, lì dentro. Cercavano i nazisti, correvano ovunque. Ma non ne hanno trovato neanche mezzo. Ammazzavano la gente normale…

— Secondo lei i russi l’hanno fatto apposta a bombardare le abitazioni?

— Penso proprio di sì: avevano molta paura che dalle case gli lanciassero le molotov. I primi giorni ho visto una colonna di loro mezzi che passava tra le case della via Central’na. Il cannone del primo carro armato puntava a sinistra; quello dopo, a destra. Dai blindati, invece, sparavano sulle case con i mitra pesanti.

 

Rovine di palazzine
Hanno bombardato una casa perché un tipo aveva messo su internet foto di mezzi russi a Borodjanka. Hanno identificato la casa e l’hanno bombardata.

Poi è arrivato un aereo. Volava bassissimo, faceva un rumore tremendo. E abbiamo detto addio alla vita. È in quei momenti che lo capisci: dieci passi da una parte o dall’altra, e ci resti secco. Potevamo solo sperare in Dio.

Dalla finestra abbiamo visto le bombe che centravano la casa accanto. Si è accartocciata sotto i nostri occhi: tre secondi e non c’era più. È una cosa tanto spaventosa che neanche riesco a descriverla.

Poi l’aereo è tornato, ma nella direzione opposta. E di nuovo eravamo tra la paura di morire e la casa che tremava… Quella volta hanno centrato la palazzina al n. 371. L’hanno fatto apposta, non è stato un caso! Tutte e otto le palazzine sono state colpite allo stesso modo.

— Che cosa è successo alle sue proprietà?

— Il mio appartamento è stato distrutto, quello di mia figlia è ridotto in cenere, la macchina è a pezzi, il garage pure… Tutto distrutto. Ci siamo ritrovati per strada; l’unica consolazione è che siamo vivi. Siamo felici di essere sopravvissuti: ce lo facciamo bastare.

— Nella sua palazzina, i russi hanno saccheggiato gli appartamenti? Li hanno occupati?

— Quando sono tornata a casa, ho visto – mi scusi – il water sporco. Si sono presi la mia biancheria e hanno lasciato la loro, sporca. Dalle misure si capiva che non erano molto alti, forse erano burjati. Lo sciacallaggio dilagava, sì. Nella casa accanto sono andati a stare i loro ufficiali; di fronte, in una villetta, i soldati. Chiaramente con le porte aperte, andavano e venivano, facevano i loro comodi.

 

Interno di un appartamento distrutto, finestra rotta.
"A mio marito hanno rubato attrezzi da muratore, scarpe e vestiti. Si sono presi roba che alla nostra gente neanche interessa."

— Lo stato vi aiuta?

Al ritorno dallo sfollamento ci hanno dichiarati “profughi temporanei” perché abbiamo perso la casa. Abbiamo fatto domanda e adesso riceviamo 2000 hryvne al mese [circa un decimo del salario mediano]. Ma hanno detto che è solo finché non ci trovano un appartamento.

— Che cosa ha provato, quando è tornata dopo lo sfollamento?

— I primi quattro mesi ho pianto e basta. Io e mio marito siamo arrivati e abbiamo visto che a casa nostra avremmo potuto anche starci, ma purtroppo il soffitto era crollato e i muri quasi. Un’altra cosa volevo dire: quelle bestie dei russi non lo sanno quanto lavorano duro gli ucraini.

Ricostruiremo tutto, andrà tutto bene. E i nostri soldati sconfiggeranno i nemici. Tutti quanti.

Ho sempre saputo che la vittoria sarà nostra, e anche la Crimea; tutto sarà nostro. Solo, non immaginavo a che prezzo.

— È cambiato il suo atteggiamento verso i russi?

— Non so come la terra non gli si spalanchi sotto i piedi e li inghiotta. Ma c’è un Dio, e gli presenterà il conto. Non si possono maltrattare così i civili. Non si devono violentare i bambini. Secondo me, in primavera avremo ormai vinto. E festeggeremo e ricostruiremo tutto quanto. Andrà tutto bene. Se Dio vorrà!

 

Ninel’ Černyšenko, abitante di Borodjanka, regione di Kyiv

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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