In ricordo di Lev Rubinštejn

Il 14 gennaio 2024 si è spento a Mosca, in seguito a un incidente stradale, il poeta Lev Rubinštejn.

A causa di un incidente stradale a Mosca è morto Lev Rubinštejn, talentuoso poeta molto vicino a Memorial. Per farsi un’idea del suo amore per il paradosso e del suo sguardo anticonvenzionale possiamo leggere in italiano alcune sue parole tradotte per la rivista “ROAR” e la sua intervista uscita su “Huffington Post Italia” nel blog di Memorial Italia: Lev Rubinštejn: “C’è una signora da non dimenticare, anche se ora ha un pessimo aspetto: si chiama speranza”.

Riportiamo qui in traduzione italiana il comunicato dell’associazione Memorial, che piange questo lutto. Memorial Italia si unisce a loro nel dolore e nel ricordo.

In ricordo di Lev Rubinštejn (1947-2024)

Lev Rubinštejn. Foto di Dar'ja Krotova, 25.11.2021.

Lev Rubinštejn è morto. Poeta, esponente di spicco del concettualismo moscovita, libero cittadino, attento osservatore e cronista acuto di diverse epoche della Russia. Per molti Rubinštejn non aveva soltanto creato un metodo e un linguaggio descrittivo, ma lui stesso è stato il modo e il linguaggio di una percezione della vita quotidiana tesa e poetica, tristemente ricettiva e autoironica. In molti abbiamo parlato nella lingua di Rubinštejn e continueremo a farlo per molto tempo.

Rubinštejn è stato un amico stretto, un compagno più anziano o più giovane di molti collaboratori di Memorial e di Memorial in generale. A quanto pare, non c’è reportage fotografico della Restituzione dei nomi presso la Pietra delle Solovki alla Lubjanka in cui non compaia anche Rubinštejn, in mezzo alla lunga fila col foglio in mano o che legge, con la sua caratteristica intonazione scattosa, i nomi dei fucilati. Era presente anche alle prime riunioni per la creazione del progetto «Ultimo indirizzo». Spesso capitava di invitare Rubinštejn a parlare, in varie occasioni, nella sede di Memorial in Karetnyj Rjad, e altrettanto spesso era lui a venire ad ascoltare altri incontri.

Lev Rubinštejn è stato uno degli ultimi a parlare nella nostra sede di Karetnyj Rjad: il 25 novembre2021, il giorno della prima udienza della Corte Suprema sulla chiusura di Memorial Internazionale, è stato Rubinštejn a venire da noi la sera e a leggere i suoi testi a colleghi, avvocati, archivisti, volontari che erano state svegli per molti giorni. Quasi tutti coloro che avevano lavorato presso Memorial nei giorni della chiusura, quella sera erano presenti in sala.

L’ultima volta che Lev Semenovič ha parlato nella nostra sede è stato il 28 febbraio 2022, quattro giorni dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, dopo il bombardamento di Kyiv, dopo la nave da guerra russa al largo dell’Isola dei Serpenti, nel giorno della chiusura definitiva –della “liquidazione” – di Memorial Internazionale, quando in seconda istanza la procura ha confermato la decisione della prima istanza. Quel giorno abbiamo organizzato un festival chiamato «Memorial contro la guerra». Non sapevamo cosa dire, nemmeno Rubinštejn aveva parole per questa nuova, terribile Russia, eppure è venuto per stare con noi e con gli altri e ha letto le sue poesie.

Lev Rubinštejn è stato tradotto in molte lingue, è conosciuto in tantissimi Paesi del mondo, ma negli ultimi due anni è rimasto a Mosca, nonostante tutto e malgrado tutto. È rimasto non solo per sé, ma anche per molti che cercavano di ritrovare le parole giuste e, per mezzo di esse, la propria soggettività perduta e, chissà, magari anche modalità di resistenza.

Rubinštejn non è stato arrestato o torturato, avvelenato o perseguitato in Russia durante la guerra in Ucraina. Ma la sua tragica morte nel gennaio 2024, alla vigilia del secondo anniversario di questa catastrofe “su larga scala”, appare simbolica. La Russia di oggi non ha spazio per i cittadini liberi e i poeti indipendenti. Non li vede nemmeno quando sono sulle strisce pedonali. Il poeta che più di una volta è andato oltre sé stesso non ha oltrepassato la Russia di Putin. La nostra disperazione e speranza, l’impotenza e la paura degli ultimi giorni, il coma e il silenzio di Lev Rubinštejn: questo siamo noi oggi, orfani di un linguaggio.

Le vogliamo bene, Lev Semenovič, le vorremo bene sempre e sempre faremo conto su di Lei, tutto Memorial piange ed è in lutto.

“81. E ora immaginiamo che qualsiasi conversazione,
anche se giunta a un punto morto,
continui a vivere di vita propria.”
[da Reguljarnoe pis’mo, 1994]

 

 

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