21 giugno 2024 Il 7 giugno 2024 si è tenuta a Mosca presso il tribunale Mosgorsud l’udienza di appello per il processo contro Oleg Orlov che è stata tuttavia rinviata all’11 luglio. Più di un anno fa Orlov, tra i fondatori di Memorial e copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, è stato accusato di “vilipendio reiterato dell’esercito” per avere condannato apertamente la guerra criminale che la Federazione Russa ha avviato contro l’Ucraina. Il processo contro Oleg Orlov riflette lo stato attuale del sistema giudiziario della Federazione Russa. Perizie inattendibili, testimonianze di “veterani russi” che si ritengono offesi, brillanti interventi degli avvocati e dello stesso Orlov, due condanne, due processi di appello, Guerre stellari e Kafka. È possibile ripercorrere le tappe dei due processi in russo, sul sito del Centro per i diritti umani Memorial: La cronaca del processo contro Oleg Orlov. Qui offriamo un sintetico resoconto in italiano dell’udienza. Illustrazione: Inga Christič. Immagini: Sota Vision. 7 giugno 2024. Udienza di appello. Mosgorsud, Tribunale municipale di Mosca. Oleg Petrovič Orlov, attivista per i diritti umani, premio Nobel per la pace come membro di Memorial, in collegamento video dal carcere SIZO-2 di Syzran’, regione di Samara. Keterina Tertuchina, avvocata. A. S. Surikov, pubblico ministero. Marija Aleksadrovna Larkina, giudice. → La giudice Larkina non accoglie la richiesta presentata da Orlov di considerare illegittimo il trasferimento presso il carcere SIZO-2 di Syzran’ e di concedergli del tempo per consultare i materiali del processo. → La giudice Larkina solleva la questione del rinvio dell’udienza: non c’è stato tempo per notificare a tutte le parti l’integrazione del ricorso presentata dagli avvocati. → L’avvocata Tertuchina richiede di rinviare l’udienza, riportare Oleg Orlov a Mosca, mettergli a disposizione i materiali del processo e il tempo necessario per preparare il ricorso insieme alla sua difesa. Non ci sono motivazioni oggettive per trattenere Oleg Orlov a Syzran’. Gli incontri con l’avvocato sono molto difficili. Già il 5 aprile la difesa e Orlov avevano riferito di non avere avuto il tempo di consultare tutti i materiali e di prepararsi per l’appello. Il trasferimento di Orlov in un’altra regione viola la presunzione di innocenza e il principio di parità delle parti. Inoltre l’imputato non può partecipare a pieno titolo all’udienza tramite collegamento video: è difficile per lui seguire ciò che accade e non può interagire con l’avvocato. L’avvocata Tertuchina ha anche sottolineato che a Orlov non è stata consegnata l’integrazione del ricorso, da lei presentata il 31 maggio. Lei stessa non è stata adeguatamente informata della data dell’udienza. → Il pubblico ministero Surikov ha accettato il rinvio dell’udienza. → Il giudice ha rinviato l’udienza all’11 luglio 2024 e ha affermato che la questione del trasferimento non è di competenza della corte d’appello. Secondo Larkina, la difesa non è privata della possibilità di incontrare Orlov lì dove si trova. Orlov sarà quindi presente in collegamento video anche nel corso della prossima udienza. Citazioni “Orlov e sua moglie sono due pensionati. Adesso, oltre ai servizi dell’avvocato, dovrebbero anche pagare i viaggi da Mosca a Syzran’ ogni volta che un avvocato fa visita a Orlov. Prima del trasferimento Orlov incontrava la sua avvocata ogni settimana. Adesso è impossibile. Orlov non ha mai ricevuto tutta insieme la documentazione del processo. Ha visto per la prima volta l’ottavo fascicolo solo il 5 aprile e non ha avuto il tempo di consultarlo. Il pubblico ministero partecipa sempre in tribunale di persona. Non deve percorrere lunghe distanze e affrontare spostamenti estenuanti che durano giorni. Non è in alcun modo limitato nel lavoro con i materiali del processo.”
Categoria: News
Caorle, 15 giugno. “Europa senza polmoni. La guerra russa in Ucraina e la fine di un sogno”.
Sabato 15 giugno alle 18 a Caorle (Venezia), piazza Vescovado, in occasione della terza edizione del festival Chiamare le cose con il loro nome la nostra Anna Krasnikova, insieme con Mario Mauro e Fausto Biloslavo, partecipa all’incontro Europa senza polmoni. La guerra russa in Ucraina e la fine di un sogno.
Pisa, 14 giugno. Boris Belenkin presenta il volume “Non lasciare che ci uccidano. Storie di Memorial”.
A Pisa, venerdì 14 giugno alle 21.30, presso il giardino della chiesa di San Frediano nell’ambito del Piccolo festival della fiducia Boris Belenkin, fondatore e direttore della biblioteca di Memorial a Mosca oggi esule a Praga, presenta il volume Non lasciare che ci uccidano. Storie di Memorial. Partecipano il nostro Marco Sabbatini e Pierluigi Consorti. Nel marzo scorso Marcello Flores ha avuto modo di intervistare Boris Belenkin per il Corriere della Sera.
Lugano, 8 giugno. “Il coraggio della memoria critica nella Russia attuale”.
A Lugano, sabato 8 giugno, alle 18.00 presso Asilo Ciani, viale Carlo Cattaneo 5, nell’ambito del festival Echi di storia, organizzato dall’associazione ticinese degli insegnanti di storia, i nostri Marcello Flores e Francesca Gori dialogano con Paolo Bernasconi in occasione dell’incontro Il coraggio della memoria critica nella Russia attuale.
30 maggio 2024. Oleg Orlov: “Mi sembra tutto piuttosto ridicolo”.
Intervento di Oleg Orlov del 29 maggio in collegamento video dal carcere di Syzran’.
Dichiarazione di Memorial Italia
Il 4 giugno 2024 Aleksej Naval’nyj avrebbe compiuto 48 anni.
27 maggio 2024. Sanzioni dell’Unione Europea contro inquirente, pubblico ministero e giudice del processo contro Oleg Orlov
Il Consiglio dell’Unione Europea istituisce un nuovo regime di sanzioni per gravi violazioni dei diritti umani in Russia.
Firenze, 28-29 maggio 2024. Convegno in ricordo di Claudia Pieralli.
Il 28 e 29 maggio prossimi si svolgerà presso l’Università di Firenze, dipartimento Forlilpsi il convegno Letteratura, dissenso, emigrazione: in ricordo di Claudia Pieralli. Il convegno è dedicato al ricordo di Claudia Pieralli, professoressa associata presso l’Università degli Studi di Firenze e socia di Memorial Italia, prematuramente scomparsa il 7 ottobre del 2023.
Tatiana Yankelevich Bonner in Italia
Con grande piacere Memorial Italia accoglie Tatiana Yankelevich Bonner, figlia di Elena Bonner e Andrej Sacharov, attualmente ricercatrice presso Davis Center for Russian and Eurasian Studies di Harvard University. Il 24 maggio a Brescia presso la Sala Bevilacqua in occasione dell’incontro La lotta per le libertà in Russia. Intervengono Antonio Palazzo, Adriano Dell’Asta e la nostra Elena Kostioukovitch. Il 28 maggio a Milano presso il Memoriale della Shoah in occasione dell’incontro La lotta per la libertà in Russia oggi. Intervengono i nostri Simone Attilio Bellezza, Patrizia Deotto, Giulia De Florio, Elena Kostioukovitch.
7 maggio 2024. “Ci sono pochi libri, i romanzi bisogna scriverseli da soli”. Oleg Orlov scrive a Novaja Gazeta dal centro di detenzione preventiva SIZO-2 di Syzran’.
Oleg Orlov, ormai ex membro del direttivo del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial (associazione iscritta dalle autorità della Federazione Russa nel cosiddetto registro degli agenti stranieri) e condannato a due anni e mezzo di reclusione per “vilipendio reiterato dell’esercito”, ha scritto una lettera a Novaja Gazeta dal SIZO, centro di detenzione preventiva, di Syzran’. Riferisce del sovraffollamento delle carceri moscovite e di quanto siano pesanti per i detenuti i trasferimenti da e per il tribunale. Oleg Orlov durante la lettura della sentenza presso il tribunale distrettuale Golovinskij di Mosca. Foto: Svetlana Vidanova / Novaja Gazeta. Già prima del 12 aprile ero tagliato fuori da gran parte delle notizie, ma da quel giorno sono all’oscuro di tutto. Adesso mi trovo nel SIZO-2 di Syzran’, regione di Samara, centro di detenzione preventiva del Servizio penitenziario federale. Sono nelle “celle speciali”, dove in realtà mi avevano messo anche nelle carceri precedenti (a volte non subito), cioè in celle sottoposte a un controllo particolarmente stretto. Quella attuale è una cella per due persone, piccola ma non particolarmente angusta. E siamo davvero in due: al contrario degli altri dove sono stato, in questo carcere nessuna cella è sovraffollata oltre il limite. Magari fosse così dappertutto! Questo è il vantaggio. Però ci sono anche gli svantaggi. Niente frigo, radio e televisore, e non c’è speranza di averli. I libri sono pochi, le penne non durano, il cibo è accettabile Il televisore c’è solo nella sezione minorile e in alcune celle di quella femminile. Niente giornali. Per di più la biblioteca rimarrà chiusa ancora per un mese: l’addetta è appena andata in ferie. Posso solo ringraziare la guardia che ci ha passato due libri da un’altra cella. Ma non mi dureranno molto, perciò spero che ne arrivino altri. Altrimenti dovrò mettermi a scrivere romanzi. Tra l’altro, anche le penne durano poco. A lei che è stata un’attivista di ONK (tra il 2008 e il 2016 Zoja Svetova ha fatto parte di ONK Mosca, associazione che si occupa della difesa dei diritti dei detenuti) posso dire che finora qui il cibo è stato accettabile. È stata una piacevole sorpresa constatare che nei centri di detenzione preventiva in cui sono stato (SIZO-7 e SIZO-5 a Mosca, SIZO-1 a Samara e SIZO-2 a Syzran’) il cibo è dignitoso e a volte anche buono. Non sto facendo dell’ironia. Per abitudine immaginavo che fosse immangiabile. A quanto pare, non è così. Certo, capita anche della roba immangiabile, come il cavolo bollito del SIZO-7 di Mosca, che era davvero terribile. Ovviamente, per quanto possibile, tutti cercano di farsi la spesa al negozio. Ma se si è costretti a mangiare quello che viene fornito, come nel mio caso in questo momento, si sopravvive tranquillamente. Non è alta cucina, ma è comunque accettabile. Tempo fa avevamo già parlato un po’ del SIZO-5 di Mosca (Vodnik), quello in cui mi avevano messo nelle celle speciali dell’ala nuova. Dove c’è anche la sezione minorile. In quell’ala le condizioni sono buone; potrei dire che ci si sta bene, per essere un carcere. E il personale tratta bene i detenuti. E soprattutto non c’è sovraffollamento. Nell’ala vecchia invece le celle sono sempre troppo piene. In una di cinque metri per cinque, per esempio, destinata a dieci persone, ce ne sono anche dodici o tredici. Non riesci nemmeno a girarti. L’aria è sempre impestata di fumo. Non è così dappertutto. Certe celle possono avere anche posti vuoti. Ma il livello di sovraffollamento di cui dicevo non è comunque un’eccezione. Tra l’altro in vari SIZO ho visto parecchia gente che fino alla sentenza sarebbe potuta benissimo rimanere agli arresti domiciliari. Tre categorie di intervento per cambiare il sistema Ora che sono in carcere, cerco continuamente di riflettere sugli eventuali miglioramenti da introdurre. Potrei dire che finora ho avuto l’impressione (forse prematura, dato che sono qui da poco) che ci siano tre categorie di interventi: • quelli realizzabili facilmente e in poco tempo, • quelli che richiedono fondi consistenti, • quelli che richiedono di modificare alla radice gli scopi e i compiti del sistema penitenziario (cosa che sarà possibile solo dopo una modifica del sistema politico del nostro paese e che richiede molto tempo, forze e risorse, incluse quelle intellettuali). Quando parlo di cambiamenti, intendo quelli che puntano al rispetto dei diritti umani. Un esempio sono i trasferimenti. Sono sempre pesanti. Anche quelli brevi dal SIZO al tribunale e viceversa, soprattutto il ritorno. Mancano i furgoni cellulari, è chiaro, e si crea allora una logistica complicata, in cui i mezzi non vanno semplicemente dal tribunale al carcere, ma i detenuti sono raccolti tra più tribunali, sono portati al Mosgorsud (Tribunale della città di Mosca), e lì vengono ridistribuiti tra vari mezzi che, una volta pronti, ripartono per i rispettivi SIZO. Va quindi a finire che si rientra sempre di sera tardi. E non basta, all’arrivo i detenuti vengono stipati in celle di raccolta in cui non è previsto che decine di persone rimangano per molte ore. Non ci sono panche e la ventilazione funziona male. Ci vuole qualche ora perché inizino a portare i detenuti, uno alla volta, nella stanza per la perquisizione. I detenuti arrivano all’“ovile” di notte (dopo 12 ore e più dalla partenza) e magari l’indomani toccherà ricominciare tutto daccapo. Occorre aumentare il parco mezzi destinati al trasporto dei detenuti e bisogna stabilire un limite di tempo dall’arrivo del cellulare al carcere al momento in cui il detenuto torna a “casa”. E bisogna esigere che questa normativa sia rispettata. Ma per tutto questo occorrono finanziamenti maggiori: il personale scarseggia, dentro le carceri e per i trasferimenti, e dunque le normative non reggono. Inoltre gli agenti guadagnano così poco che non hanno nessuno stimolo a lavorare bene. Se il Servizio penitenziario federale si lamenta di continuo per le casse vuote forse è a ragione (cosa che non esclude le ruberie più sfacciate), ma va da sé che non mancano negligenze e menefreghismo da parte dei dipendenti. Venerdì, di ritorno dal tribunale al SIZO-2, eravamo solo 20 detenuti invece… Continua a leggere 7 maggio 2024. “Ci sono pochi libri, i romanzi bisogna scriverseli da soli”. Oleg Orlov scrive a Novaja Gazeta dal centro di detenzione preventiva SIZO-2 di Syzran’.

