4 ottobre 2011
Il Premio “Testimone di pace”, viene conferito a Schachman Akbulatov, direttore di Memorial Groznyj fino al 2009
Ovada
Tag: Estemirova
Discorso di Oleg Orlov a chiusura del processo intentato dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov.
Il 14 giugno 2011 Oleg Orlov, presidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, è stato assolto in sede penale dall’accusa di avere diffamato il presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Orlov aveva dichiarato di ritenere Kadyrov responsabile dell’omicidio di Natal’ja Estemirova, direttrice del Centro Memorial di Groznyj, rapita e uccisa nel luglio 2009. Kadyrov aveva promosso una causa penale contro Orlov, sostenendo di essere stato diffamato. Secondo il giudice, Orlov ha unicamente espresso le sue opinioni e non ha consapevolmente rivolto false accuse al presidente ceceno. “La gente mi chiede: chi è il colpevole di questo omicidio?” aveva dichiarato Orlov durante una conferenza stampa subito dopo il fatto. “Io conosco il nome di questa persona. Conosco il suo titolo. Il suo nome è Ramzan Kadyrov. Il suo titolo è presidente della Cecenia. Minacciava Natalia, la insultava e la considerava come una persona ostile. Non sappiamo se lui stesso ha dato l’ordine o se lo hanno fatto i suoi collaboratori per fare un piacere al capo”. Pubblichiamo la traduzione in italiano dell’ultima dichiarazione pronunciata da Oleg Orlov a chiusura del “processo Kadyrov contro Oleg Orlov”. Io non mi pento di avere pronunciato pubblicamente le parole per cui sono accusato, né di averle pubblicate in un comunicato stampa del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, e neppure di averecontribuito alla diffusione di tale comunicato stampa. Io non mi pento, perché le mie parole non costituiscono un crimine. Questo è stato dimostrato in modo brillante dal mio avvocato G. Reznik, nella sua arringa chiara e convincente. Dimostrando qui il mio diritto a dire queste parole, io difendo il diritto dei cittadini russi a esprimersi liberamente. Questo diritto ci viene garantito dalla Costituzione della Federazione Russa, dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, dalla Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU e da molti altri documenti. Il fatto stesso che un’inchiesta sia stata aperta in seguito alle parole che ho pronunciato e che vogliono farmi condannare penalmente, rappresenta un attacco non dissimulato contro la libertà d’espressione. Tutto questo indica, ancora una volta, che la libertà d’espressione in Russia è minacciata. Nella Repubblica Cecena di oggi, in pubblico si possono esprimere soltanto opinioni che corrispondono integralmente a quelle di una persona: il presidente di questa repubblica. Nel resto della Russia la repressione della libertà d’espressione non ha ancora raggiunto lo stesso livello. La decisione che la corte prenderà nel caso presente avvicinerà il nostro paese al dispotismo oppure contribuirà alla protezione dei diritti umani fondamentali e alla difesa dell’immagine europea della Russia. La seconda ragione per cui non mi pento è che ho detto la verità. Ciò è stato dimostrato in modo irrefutabile nel corso di questo lungo processo. Tutto questo traspare dalle deposizioni dei testimoni – e non solo dei testimoni presentati dalla difesa, al contrario. Le deposizioni di parecchi testimoni convocati dalla parte avversa rendono ugualmente un quadro molto chiaro della situazione che prevale oggi in Cecenia. Questo è stato provato nel corso del processo nelle mie stesse dichiarazioni. Vostro onore, Io non voglio dire che niente è cambiato nella Repubblica Cecena negli ultimi anni. La parte avversa cerca di far passare me e i miei colleghi come diffamatori accaniti della situazione nella Repubblica Cecena. Le cose non stanno così. Noi constatiamo con gioia che adesso la gente non muore più sotto i bombardamenti dell’aviazione e dell’artiglieria. Gli abitanti della Cecenia hanno ricostruito le città e i villaggi distrutti. Noi abbiamo sottolineato questi fatti e abbiamo sottolineato in particolare il merito delle autorità della Repubblica in questo campo. Ma questa tendenza non si è rafforzata. I rapimenti sono ripresi, così come le punizioni collettive volte a intimidire la popolazione. È diventato estremamente pericoloso, quasi impossibile, esprimere apertamente un’opinione indipendente. Natal’ja Estemirova ha denunciato tutto questo, sia verbalmente sia nei suoi scritti. In sostanza quello che è stato instaurato in Cecenia è un regime personale assolutista. L’atmosfera nella Repubblica si è fatta irrespirabile. Vostro onore, sono diciassette anni che noi lavoriamo in Cecenia. Nemmeno nei peggiori momenti delle operazioni militari, quando i bombardamenti e la “pulizia” erano quotidiani, abbiamo potuto vedere negli occhi degli abitanti della Cecenia una paura come quella che vediamo oggi. La corte si è vista consegnare una grande quantità di materiali e di testimonianze sui gravi crimini commessi da persone che agiscono in nome delle autorità della Repubblica e sull’impunità che avvolge questi crimini. Sulle violazioni regolari della legge dappertutto nella Repubblica. Sul clima di paura generalizzata che regna in Cecenia. Sulle pressioni che i funzionari della Repubblica Cecena esercitano sui difensori dei diritti umani, sugli insulti di cui li ricoprono, sulle minacce che lanciano a coloro che osano contraddirli in pubblico. E in concreto sugli insulti e le minacce di Kadyrov contro Natal’ja Estemirova. Infine, su ciò che significano tali minacce in Cecenia quando vengono da Kadyrov. Tutti questi elementi, tutte queste testimonianze dimostrano che le mie parole non erano menzogne. Provano che le mie parole rispecchiano la verità. Di conseguenza io non mi devo pentire. Infine, esiste anche un’altra ragione per cui io non mi pento. Ed è la ragione principale. Dire pubblicamente quello che avevo detto il 15 luglio 2009, io lo dovevo alla mia amica assassinata, a quella persona luminosa e ammirevole che era Natal’ja Estemirova. Natal’ja Estemirova era, per sua natura, incapace di accettare l’arbitrio, l’ingiustizia e la crudeltà, chiunque ne fosse l’autore – che si trattasse delle forze federali, delle autorità della Repubblica Cecena o degli insorti. È per questa ragione che tante persone si rivolgevano spontaneamente a lei, chiedevano il suo aiuto. Lei si è battuta per salvare vittime di rapimenti e di torture. Per i rifugiati che i funzionari cacciavano dai campi provvisori dove avevano trovato rifugio, buttandoli sulla strada. Per il diritto degli abitanti dei villaggi delle montagne a tornare a casa loro. Perché i genitori potessero almeno scoprire cos’era stato dei loro figli, strappati alle loro famiglie da uomini armati. Per la dignità… Continua a leggere Discorso di Oleg Orlov a chiusura del processo intentato dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov.
Memorial Italia al Salone del Libro di Torino
12/16 maggio 2011
L’Associazione Memorial Italia presente con un proprio stand
al Salone Internazionale del Libro di Torino
Né Kadyrov né il suo rappresentante si sono presentati al processo
Il 28 marzo 2011 doveva aver luogo un’udienza nel processo penale intentato per calunnia da Ramzan Kadyrov contro Oleg Orlov, Presidente dell’associazione per la difesa dei diritti dell’uomo Memorial.

