PEOPLE FIRST. Campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri detenuti in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

Il presidente statunitense Donald Trump si prepara ad avviare una qualche forma di negoziato per la pace in Ucraina. Pertanto una coalizione di enti per la tutela dei diritti umani guidata da due delle associazioni che hanno ricevuto il Nobel per la pace nel 2022, Centro per le libertà civili (Ucraina) e Memorial (Russia), ha deciso di lanciare la campagna People First. L’appello è semplice: le persone prima di tutto. La priorità assoluta di qualsiasi accordo ottenuto al termine dei negoziati deve essere la liberazione di tutti i prigionieri detenuti in seguito alla guerra russa di aggressione contro l’Ucraina. Vale a dire: – Le migliaia di civili ucraini detenuti dallo Stato russo.– Le migliaia di prigionieri di guerra ucraini e russi detenuti da ambedue gli schieramenti.– Gli almeno 20.000 bambini deportati illegalmente in Russia.– Le centinaia di prigionieri politici russi incarcerati per avere protestato contro la guerra. Chiediamo: – Come da norme del diritto internazionale, la liberazione immediata e incondizionata e il conseguente rimpatrio di tutti i civili ucraini catturati e detenuti illegalmente dalle forze russe, compresi quelli condannati dai tribunali russi. A chi proviene da aree controllate dalla Russia deve essere concessa la possibilità, se tale è il desiderio, di trasferirsi nei territori sotto il controllo del governo ucraino.– Il rimpatrio in Ucraina di tutti i bambini deportati illegalmente.– Che si compia ogni possibile sforzo per il pronto rimpatrio dei prigionieri di guerra attraverso scambi o altri mezzi. Le Convenzioni di Ginevra già impongono il rimpatrio immediato al termine delle ostilità, ma è necessario agire d’anticipo.– Il rilascio di tutti i prigionieri politici russi (già condannati e incarcerati o in stato di detenzione preventiva a seguito di dichiarazioni o azioni antibelliche) senza restrizioni di sorta sulla loro libertà di movimento, compresa la possibilità di espatrio, se questo è il loro desiderio.– L’istituzione di un organismo internazionale indipendente che coordini i processi suddetti e ne monitori la conformità al diritto umanitario internazionale con resoconti regolari e trasparenti sui progressi compiuti e aggiornamenti costanti sul rilascio dei prigionieri e il rispetto degli standard umanitari.– La garanzia da parte russa di un accesso immediato e completo per le agenzie dell’ONU e per il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) a tutti i prigionieri e ai bambini illegalmente deportati. Oleksandra Matviyčuk, avvocata e attivista per i diritti umani, presidente del Centro per le libertà civili:“In questi anni di guerra ho avuto modo di parlare con molti sopravvissuti alla prigionia russa. Mi hanno raccontato di percosse, torture con scosse elettriche, stupri, unghie strappate, ginocchia frantumate (violenze subite in prima persona o di cui sono stati testimoni). Mi hanno detto di essere stati privati del cibo e del sonno, e che ai moribondi veniva negata qualunque assistenza medica. Il rilascio di tutti i civili ucraini detenuti illegalmente e lo scambio di tutti i prigionieri di guerra deve essere una priorità assoluta, rischiando come rischiano di non vedere la fine del conflitto”. Oleg Orlov, ex prigioniero politico ed ex copresidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial:“Il terribile flagello della guerra ha già colpito decine di milioni di persone. Spesso si tratta di perdite irrecuperabili, e penso in primo luogo alle vite che la guerra ha strappato. Proprio per questo, è essenziale trovare un rimedio laddove è possibile. Ciò significa, innanzitutto, restituire la libertà a chi è incarcerato a causa della guerra. Gli esseri umani e la loro libertà devono essere la priorità di qualsiasi negoziato”. Per maggiori informazioni e contatti è possibile rivolgersi a info at people1st.online.

Brescia, 10 febbraio 2025. La poesia bielorussa di protesta.

ci sentivamo liberi solo nei bagni pubblicidove per dieci rubli nessuno chiedeva cosa ci stessimo facendoeravamo contrari al caldo d’estate, contrari alla neve d’invernoquando venne fuori che eravamo la nostra linguae ci strapparono la lingua, cominciammo a parlare con gli occhie quando ci cavarono gli occhi cominciammo a parlare con le maniquando ci mozzarono le mani parlavamo con le dita dei piediquando ci crivellarono le gambe, facevamo un cenno con la testa per il “sì”e scuotevamo la testa per il “no”… e quando mangiarono vive le nostre testeci infilammo indietro nel grembo delle nostre madri dormienticome in un rifugio antiaereoper nascere un’altra volta. (dalla poesia Lingua bielorussa di Valzhyna Mort) Lunedì 10 febbraio alle 18:00 nella libreria dell’Università Cattolica di Brescia (via Trieste 17/D) si tiene la presentazione della raccolta di poesie Il mondo è finito e noi invece no. Antologia di poesia bielorussa del XXI secolo, curata da Alessandro Achilli, Giulia De Florio, Maya Halavanava, Massimo Maurizio, Dmitrij Strocev per le edizioni WriteUp. Intervengono Giulia De Florio, professoressa di lingua e traduzione russa all’università di Parma e presidente di Memorial Italia, e Maya Halavanava, lettrice di lingua russa nelle università di Padova e Milano, in dialogo con la poetessa Franca Grisoni. L’iniziativa è promossa dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, dall’ordine degli avvocati di Brescia e Memorial Italia con la collaborazione dell’Università Cattolica di Brescia.

Brescia, 7 febbraio 2025. L’avvocatura in Bielorussia.

In occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, venerdì 7 febbraio alle 17:oo nel complesso San Cristo in via Piamarta 9 a Brescia si tiene l’incontro L’avvocatura in Bielorussia. Intervengono Riccardo Redaelli, professore di storia e istituzioni dell’Asia e di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano, e Sviatlana Halauneva, avvocata bielorussa per Human Rights Center Vjasna in Belarus. Lettura di poesie a cura di Giuseppina Turra. L’iniziativa è promossa da Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura, Ordine degli avvocati di Brescia e Memorial Italia con la collaborazione del comune di Brescia. I partecipanti riceveranno in dono il volume Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024), a cura di Giulia De Florio, presidente di Memorial Italia.

Brescia. Focus sulla Belarus.

A febbraio la Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura di Brescia, in collaborazione con Memorial Italia, ha scelto di dedicare attenzione all’attuale situazione della Repubblica di Bielorussia (Belarus) con un ciclo di iniziative e incontri. Venerdì 7 febbraio, in occasione della Giornata internazionale dell’avvocato in pericolo, alle 17:00 nel complesso San Cristo (via Piamarta 9) si tiene l’incontro L’avvocatura in Bielorussia. Intervengono Riccardo Redaelli, professore di storia e istituzioni dell’Asia e di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano, e Sviatlana Halauneva, avvocata bielorussa per Human Rights Center Vjasna in Belarus. Lettura di poesie a cura di Giuseppina Turra. Lunedì 10 febbraio alle 18:00 nella libreria dell’Università Cattolica (via Trieste 17/D) si tiene la presentazione dell’antologia di poesia bielorussa del XXI secolo Il mondo è finito e noi invece no. Intervengono le curatrici del volume: Giulia De Florio, professoressa di lingua e traduzione russa all’università di Parma e presidente di Memorial Italia, e Maya Halavanava, lettrice di lingua russa nelle università di Padova e di Milano, in dialogo con la poetessa Franca Grisoni. Sabato 22 febbraio alle 17:30 al MO.CA (Palazzo Martinengo Colleoni, via Moretto 78) si tiene l’inaugurazione della mostra Bielorussia: 30 anni di regime in 30 manifesti del grafico bielorusso Arthur Vakarov. Presentano la mostra Federico Manzoni, vicesindaco del comune di Brescia; Giovanni Rocchi, presidente dell’ordine degli avvocati di Brescia; Filippo Perrini, presidente dellla Cooperativa cattolico-demoratica di Cultura di Brescia; Francesca Bazoli, presidente della Fondazione Brescia Musei; Giulia De Florio, presidente di Memorial Italia; Yulica Yukhno della Ambasciata libera della Belarus. Interviene Arthur Vakarov, grafico, autore dei manifesti esposti.

Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024) e La Guerra d’indipendenza ucraina. Come il conflitto ha cambiato il Paese (2014-2024).

Sono disponibili in libreria due nuovi volumi curati dai nostri soci. Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024), a cura della nostra presidente Giulia De Florio con prefazione del nostro Marcello Flores, contiene in traduzione italiana trenta manifesti di Arthur Vakarov, artista dissidente bielorusso costretto all’esilio per sfuggire a un’ingiusta detenzione, e scritti di Marcello Flores, Francesco Brusa, Giulia De Florio, Filippo Perrini. La Guerra d’indipendenza ucraina. Come il conflitto ha cambiato il Paese (2014-2024), a cura dei nostri Simoni Attilio Bellezza e Marco Puleri e di Oleksiy Bondarenko e Matteo Zola, affronta il tema del conflitto russo-ucraino e contiene contiene saggi di Alessandro Ajres, Alberto Basciani, Simone A. Bellezza, Oleksiy Bondarenko, Giulia De Florio, Marta Havryshko, Iuliia Lashchuk, Francesco Magno, Marianna Napolitano, Marco Puleri, Viktoriya Sereda, Matteo Zola.

La Guerra d’indipendenza ucraina. Come il conflitto ha cambiato il Paese (2014-2024).

La Guerra d’indipendenza ucraina. Come il conflitto ha cambiato il Paese (2014-2024). A cura di Simone A. Bellezza, Oleksiy Bondarenko, Marco Puleri, Matteo Zola (Editrice Morcelliana, 2025). Dal marzo 2014, quando i soldati russi invasero la Crimea e, poco più tardi, le ragioni orientali del Donbas, all’aggressione iniziata il 24 febbraio 2022, l’Ucraina si è trovata a dover combattere una guerra per difendere la propria indipendenza. Il confronto bellico ha profondamente influenzato e trasformato la società, la cultura e la politica ucraine. Dodici studiose e studiosi italiani e ucraini raccontano questa evoluzione in diversi ambiti, dalla violenza al fronte alla lotta dei movimenti femministi e LGBTQIA+, dalle migrazioni alle appartenenze religiose, dalle dinamiche del potere politico e culturale alle relazioni internazionali. Un tentativo unico di interpretare la guerra nel medio-lungo periodo per provare a comprendere quale sarà il futuro dell’Ucraina. Il volume contiene saggi di Alessandro Ajres, Alberto Basciani, Simone A. Bellezza, Oleksiy Bondarenko, Giulia De Florio, Marta Havryshko, Iuliia Lashchuk, Francesco Magno, Marianna Napolitano, Marco Puleri, Viktoriya Sereda, Matteo Zola.

Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024)

Bielorussia viva tra dittatura e resistenza (1994-2024). A cura di Giulia De Florio con prefazione di Marcello Flores (Editrice Morcelliana, 2025). Arthur Vakarov è riconosciuto come uno dei designer più influenti della Belarus e ha conquistato diversi premi internazionali nel campo del design. Il progetto 30 anni di dittatura in 30 manifesti è stato esposto a Vilnius, Varsavia, Danzica, Stoccolma e Tallinn. Nel 2024 ricorreva il trentennale dall’insediamento di Aljaksandr Lukašenka (più noto in Italia come Aleksandr Lukašenko) nella carica di presidente della Bielorussia. Da quel luglio del 1994 l’ex repubblica sovietica ha conosciuto una costante e drammatica discesa agli inferi non solo in ambito economico e produttivo, ma anche sul piano dei diritti civili e dell’identità culturale. La dittatura di Lukašenka ha, infatti, modellato il paese sull’esempio dell’ingombrante alleato russo, tanto da adottarne cultura e lingua. Non mancarono proteste, soffocate nel sangue, animate da intellettuali, scrittori, artisti che rivendicarono con orgoglio l’identità bielorussa controbattendo con coraggio al despota russofilo. Tra queste figure di dissidenti spicca Arthur Vakarov, costretto all’esilio per sfuggire a un’ingiusta detenzione. Tramite le creazioni per il progetto 30 anni di dittatura in 30 manifesti, e la sua arte acuta, cruda, dissacrante, il designer ha stigmatizzato le atrocità della dittatura di Lukašenka. Tutt’altro che commiserazione della patria, è un inno alla vita evocata nell’ultimo dei suoi manifesti: La fine è più vicina di quanto ti immagini. Il volume contiene i trenta manifesti di Arthur Vakarov per la prima volta pubblicati in Italia e scritti di Marcello Flores, Francesco Brusa, Giulia De Florio, Filippo Perrini. Claudia Bettiol ha voluto parlare di Arthur Vakarov e del volume a lui dedicato per Meridiano 13: Una Belarus che vive tra dittatura e resistenza. La dissidenza bielorussa nei 30 manifesti di Arthur Vakarov.

Risoluzione del Parlamento europeo del 23 gennaio 2025 sulla disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina.

Il 23 gennaio 2025 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione contro la disinformazione e la falsificazione storica utilizzate dalla Russia per giustificare la sua guerra di aggressione ai danni dell’Ucraina. La risoluzione evidenzia come Mosca diffonda sistematicamente false informazioni sulle cause e sul corso del conflitto con l’intento di manipolare l’opinione pubblica sia all’interno del paese, sia a livello internazionale. Il regime russo distorce la veridicità dei fatti storici, in particolare quelli relativi alla Seconda guerra mondiale, per legittimare la propria aggressione. Il Parlamento richiama l’attenzione su come la macchina della propaganda russa sia riuscita a trasformare il 9 maggio, giorno della vittoria, in una celebrazione del militarismo ricorrendo alla narrazione della “liberazione dell’Europa dal nazismo” e ignorando deliberatamente la successiva occupazione dei paesi baltici e l’oppressione di quelli dell’Europa centrale. Questa stessa narrazione viene oggi utilizzata come alibi per la guerra contro l’Ucraina. L’Unione Europea invita a intensificare gli sforzi contro la disinformazione russa attraverso una maggiore cooperazione tra gli stati membri, il rafforzamento degli aiuti all’Ucraina, il sostegno dei media indipendenti russi e l’adozione di iniziative mirate a contrastare i mezzi di informazione filorussi che giustificano e promuovono l’aggressione contro l’Ucraina. Il documento condanna inoltre i tentativi del governo russo di ostacolare le organizzazioni che si occupano di salvaguardare la memoria storica: l’approvazione di leggi che criminalizzano la divulgazione delle atrocità sovietiche e russe, la classificazione di tali organizzazioni come “agenti stranieri”, nonché la liquidazione di istituzioni come Memorial, il Gruppo Helsinki di Mosca e il Centro Sacharov. È fondamentale che il Parlamento europeo riconosca esplicitamente il valore del lavoro sistematico sulla verità e sulla memoria come possibile strumento per contrastare l’aggressione russa in Ucraina e che il nostro impegno, insieme a quello di ONG e attivisti, si muova nella stessa direzione dei paesi dell’Unione Europea. Nicolas Werth, storico e presidente di Memorial France e del consiglio direttivo dell’Associazione Internazionale Memorial, commenta: “Questa risoluzione rimarca quanto la guerra della Russia contro l’Ucraina si fondi sull’incredibile falsificazione espressa da Putin nel discorso del 24 febbraio 2022. Tale falsificazione ha fornito una solida ‘base teorica’ per l’invasione dell’Ucraina, spacciata come guerra di liberazione del popolo ucraino, ‘unito a quello russo da legami di sangue’ e presunta vittima di violenza da parte di una ‘fazione nazista’. Del resto questa stessa dichiarazione fa parte di una più ampia narrazione nazionale costruita negli ultimi vent’anni dal regime putiniano. Una narrazione antioccidentale, ultranazionalista e conservatrice che esalta il potere di uno Stato forte e rivendica il ‘cammino russo’ di sviluppo fondato sulla salvaguardia dei ‘valori spirituali’ contro un Occidente ritenuto aggressivo e decadente. Al centro di questa narrazione vi sono la grandezza e la gloria militare della ‘Russia eterna’, risorta dopo il crollo dell’URSS, un evento che Putin ha definito la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo. Il governo russo ha creato potenti strumenti di propaganda: istituzioni statali e para-statali finalizzate alla promozione della narrazione storica ufficiale. Questa politica, sempre più aggressiva, non solo ha marginalizzato punti di vista alternativi, ma ha anche messo seriamente a rischio tutti i custodi della storia: studiosi, scrittori, giornalisti ed esponenti della società civile che si occupano di storia e memoria in contrasto con la narrazione ufficiale, incluso Memorial che è stato liquidato nel dicembre 2021, poche settimane prima dell’inizio della guerra”.

29 gennaio 2025. Presentazione on line di “La mia vita nel Gulag” di Anna Szyszko-Grzywacz.

Mercoledì 29 gennaio alle 16:00 Stroncature, piattaforma scientifica, tecnologica e culturale, ospita la presentazione di La mia vita nel Gulag. Memorie da Vorkuta 1945-1956 di Anna Szyszko-Grzywacz, ultima pubblicazione della nostra collana Narrare la memoria, curata dalle socie Nadia Cicognini, Patrizia Deotto, Francesca Gori e Natalija Mazour per Edizioni Guerini e Associati. Con il curatore del volume, Luca Bernardini, dialogano Barbara Grzywacz e Carla Tonini. Modera l’incontro Riccardo Pennisi. Per partecipare è necessario registrarsi.

La mia Russia. Storie da un Paese perduto.

La mia Russia. Storie da un Paese perduto. di Elena Kostjučenko. A cura di Claudia Zonghetti. Traduzioni di Maria Castorani, Martina Mecco, Riccardo Mini, Giulia Sorrentino, Francesca Stefanelli (Einuadi Editore, 2023). «Dalla migliore reporter russa gli incandescenti reportage che hanno contribuito a far chiudere la Novaja Gazeta». «La più importante giornalista d’inchiesta russa apre uno squarcio su un mondo al limite dell’inimmaginabile. Dall’ascesa di Putin alla guerra in Ucraina, un ritratto agghiacciante e umanissimo del Paese vero e della sua gente, vicino e lontano da Mosca e dal Cremlino». Il 28 marzo 2022, sei mesi dopo che era stato assegnato il Nobel per la pace al suo direttore Dmitrij Muratov, la Novaja Gazeta fu costretta a sospendere le pubblicazioni. Due pezzi in particolare avevano irritato le autorità russe: lunghi reportage dalle città assediate di Mykolaïv e Cherson, scritti dalla trentaquattrenne Elena Kostjučenko. Già da tempo nel mirino dei servizi russi e arrestata varie volte, Kostjučenko racconta da anni il degrado e la desolazione morale del proprio Paese. La mia Russia è un libro incendiario e straziante in cui ai reportage scritti tra il 2008 e il 2022 si alternano riflessioni che scavano nel torbido di quanto sta accadendo oggi. Tredici storie che compongono un eccezionale ritratto della Russia negli ultimi dieci anni. “Per tutta la carriera ho raccontato come la Russia ha sistematicamente tradito i propri cittadini. Eppure la Russia è il Paese che amo. Vorrei che questo libro uscisse il prima possibile, anche se so che probabilmente non mi sarà consentito pubblicare altro per lungo tempo, forse per sempre”. La televisione come religione nazionale; l’ospedale dismesso e le centinaia di bambini e ragazzi abbandonati dalle famiglie che lo hanno scelto come casa; la strada, le prostitute e i loro clienti; la persecuzione delle minoranze; i disastri ambientali sottaciuti; una giornata in un comando di polizia; gli istituti psichiatrici e gli orrori che nascondono; il coraggio delle donne russe; e naturalmente l’Ucraina. Storie intime e apocalittiche di violenza, repressione, miseria filtrate dallo sguardo unico, partecipe e lucido di una giornalista sul campo.