Intervista con la giornalista investigativa sulla propaganda e sulle violenze russe in Ue: “Oggi c’è una maggiore sensibilità, ma non è sufficiente per combattere adeguatamente la disinformazione. E gli effetti sulla popolazione tedesca sono percepibili. Lo si nota già ascoltando amici e parenti. Questo vale sia nella Germania orientale che in quella occidentale”.
Tag: Cecenia
Palermo, 4 settembre 2025. Commemorazione di Natal’ja Estemirova a sedici anni dalla morte.
Il 15 luglio 2009 è stata uccisa Natal’ja Estemirova, attivista per i diritti umani e giornalista. Le circostanze della sua morte non sono ancora state chiarite. Estemirova era direttrice della sezione cecena del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial. Si è occupata di crimini di guerra, torture e rapimenti di civili durante la Seconda guerra cecena. In ricordo della nostra collega Natal’ja Estemirova, MOST Summer School di Memorial Italia (2-6 settembre 2025) sarà ospite di Alloro Fest, festival organizzato dal Giardino dei Giusti di Palermo. Il Giardino dei Giusti di Palermo è stato inaugurato il 25 febbraio 2008 in via Alloro, nel centro storico della città e nei pressi del vecchio quartiere ebraico della Moschita. Grazie alla collaborazione con Fondazione Gariwo il 4 settembre verrà posata nel Giardino una maiolica in ricordo dell’impegno di Natal’ja per i diritti umani, la libertà di informazione e la memoria degli oppressi. La cerimonia, aperta al pubblico, avrà luogo alle 17:30. Natal’ja Estemirova nasce il 28 febbraio 1958 nella città di Kamyšlov nella regione di Sverdlovsk in una famiglia di origine ceceno-russa. Si laurea in storia all’università di Groznyj e lavora come insegnante. Dopo la Prima guerra cecena si occupa di giornalismo, difesa dei diritti umani, assistenza agli ex prigionieri dei “centri di filtraggio” in Cecenia. Nell’autunno del 1999 Estemirova inizia a collaborare con il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, lavora nella sede del Centro Memorial aperta a Groznyj, indaga su rapimenti e uccisioni di civili in Cecenia. Nel 2001 si avvicina alla giornalista Anna Politkovskaja e all’avvocato Stanislav Markelov. Dopo l’assassinio di Anna Politkovskaja inizia a scrivere per Novaja gazeta sotto pseudonimo. Estemirova documenta i crimini di guerra commessi dalle forze armate della Federazione Russa in Cecenia, i “rastrellamenti”, le esecuzioni sommarie di civili e gli attacchi indiscriminati sui centri abitati. Grazie al suo lavoro il mondo può vedere le immagini della cittadina di Novye Aldy, nei pressi di Groznyj, distrutta dalle forze armate della Federazione Russa, e può ascoltare le testimonianze degli abitanti. Il 5 febbraio 2000 le forze armate della Federazione Russa uccidono almeno 56 persone (secondo le informazioni del Centro Memorial) nel corso di un “rastrellamento” a Novye Aldy: anziani, donne e bambini. Tra le vittime non c’è nessun combattente. Si tratta di uno degli episodi più sanguinosi della Seconda guerra cecena. A venticinque anni dalla tragedia i colpevoli non sono ancora stati trovati né sono state individuate le responsabilità. Nel 2009 Estemirova torna a Novye Aldy per parlare con gli abitanti. Nell’occasione viene girato Aldy. Bez sroka davnosti (Aldy. Non c’è prescrizione), documentario del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, che uscirà dopo la morte di Natal’ja. Grazie alle inchieste di Estemirova si apprende anche del bombardamento sul paese di Rigach, avvenuto l’8 aprile 2004, nel corso del quale muoiono una donna e i suoi cinque bambini. Le forze armate della Federazione Russa negano i fatti. Estemirova fotografa le conseguenze del bombardamento, le case distrutte, i frammenti della bomba con la marcatura. Di propria iniziativa gli abitanti aprono la tomba per permetterle di fotografare e riprendere i cadaveri. Si apre un procedimento penale, ma il processo non viene istituito. Estemirova fa parte della Commissione di ispezione carceraria, per un mese presiede il Consiglio pubblico di Groznyj, ma il presidente ceceno Ramzan Kadyrov la “dispensa” dall’incarico. Due volte, dopo avere avuto una “conversazione” con il presidente ceceno che la minaccia personalmente, Natal’ja lascia per alcuni mesi la Russia, ma poi fa ritorno in Cecenia. La mattina del 15 luglio 2009 ignoti rapiscono Natal’ja Estemirova nei pressi della sua abitazione a Groznyj. Lo stesso giorno il suo cadavere viene ritrovato intorno alle tre di pomeriggio in Inguscezia, nella località di Gazi-Jurt. Il corpo di Natal’ja riporta ferite da arma da fuoco al torace e alla testa. Il funerale di Natal’ja Estemirova si tiene a Groznyj il giorno successivo. Partecipano centinaia di persone. I mandanti, gli organizzatori e gli esecutori dell’omicidio non sono ancora stati individuati. La versione ufficiale dell’istruttoria, grossolanamente prefabbricata, parla di “vendetta dei combattenti”. Natal’ja Estemirova sul ruolo dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani in situazioni di guerra: “Capisci che la forza è impari: la forza sta dalla parte dei cannoni e un giornalista ha solo l’arma della parola. E vedi che le persone hanno priorità differenti. I giornali e le persone istruite dicono che stiamo con i separatisti, con i combattenti, ma per gli abitanti dei villaggi di montagna la cosa importante è non essere ammazzati. Lo devo dire, sono una pacifista assoluta, sono contro la guerra in ogni forma, senza alcuna riserva. Sono contro l’avere un’arma in casa: di sicuro sparerà e di certo non salverà nessuno. Da noi il pacifismo non è popolare. E non lo è nemmeno la difesa dei diritti umani. Ma questo non significa che la situazione sia disperata. Lo ripeto, più di una volta nella mia esperienza ho visto che proprio la parola è stata più che efficace, soprattutto quando si sono unite le voci di giornalisti di provenienza diversa, di paesi diversi”.
Cosa stiamo difendendo in Ucraina
La guerra tra Russia e Ucraina è solo uno dei trend distruttivi nell’ordine internazionale odierno. Tuttavia, l’esito contribuirà a determinare quale direzione prenderà il mondo.
GROZNY BLUES di Nicola Bellucci
Il film verrà presentato in prima italiana al Trieste Film Festival 27 gennaio 2016
Cecenia, Beslan, Ossezia Del Sud. Un nuovo tour del Caucaso
Firenze, 2 Ottobre 2015 ore 20.00
Uccisi nella regione orientale di Doneck l’attivista di Memorial Andrej Mironov e il fotografo Andrea Rocchelli
Un ricordo di Andrej Mironov di Svetlana Gannuškina e un ricordo di Andrea Rocchelli di Lucia Sgueglia
BUFALA TATUATA
“Bufala tatuata”. Un articolo di Elena Cernenko su Ogonek smaschera le menzogne dei romanzi di Lilin.
Premio Testimone di Pace
4 ottobre 2011
Il Premio “Testimone di pace”, viene conferito a Schachman Akbulatov, direttore di Memorial Groznyj fino al 2009
Ovada
Discorso di Oleg Orlov a chiusura del processo intentato dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov.
Il 14 giugno 2011 Oleg Orlov, presidente del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, è stato assolto in sede penale dall’accusa di avere diffamato il presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Orlov aveva dichiarato di ritenere Kadyrov responsabile dell’omicidio di Natal’ja Estemirova, direttrice del Centro Memorial di Groznyj, rapita e uccisa nel luglio 2009. Kadyrov aveva promosso una causa penale contro Orlov, sostenendo di essere stato diffamato. Secondo il giudice, Orlov ha unicamente espresso le sue opinioni e non ha consapevolmente rivolto false accuse al presidente ceceno. “La gente mi chiede: chi è il colpevole di questo omicidio?” aveva dichiarato Orlov durante una conferenza stampa subito dopo il fatto. “Io conosco il nome di questa persona. Conosco il suo titolo. Il suo nome è Ramzan Kadyrov. Il suo titolo è presidente della Cecenia. Minacciava Natalia, la insultava e la considerava come una persona ostile. Non sappiamo se lui stesso ha dato l’ordine o se lo hanno fatto i suoi collaboratori per fare un piacere al capo”. Pubblichiamo la traduzione in italiano dell’ultima dichiarazione pronunciata da Oleg Orlov a chiusura del “processo Kadyrov contro Oleg Orlov”. Io non mi pento di avere pronunciato pubblicamente le parole per cui sono accusato, né di averle pubblicate in un comunicato stampa del Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, e neppure di averecontribuito alla diffusione di tale comunicato stampa. Io non mi pento, perché le mie parole non costituiscono un crimine. Questo è stato dimostrato in modo brillante dal mio avvocato G. Reznik, nella sua arringa chiara e convincente. Dimostrando qui il mio diritto a dire queste parole, io difendo il diritto dei cittadini russi a esprimersi liberamente. Questo diritto ci viene garantito dalla Costituzione della Federazione Russa, dal Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, dalla Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU e da molti altri documenti. Il fatto stesso che un’inchiesta sia stata aperta in seguito alle parole che ho pronunciato e che vogliono farmi condannare penalmente, rappresenta un attacco non dissimulato contro la libertà d’espressione. Tutto questo indica, ancora una volta, che la libertà d’espressione in Russia è minacciata. Nella Repubblica Cecena di oggi, in pubblico si possono esprimere soltanto opinioni che corrispondono integralmente a quelle di una persona: il presidente di questa repubblica. Nel resto della Russia la repressione della libertà d’espressione non ha ancora raggiunto lo stesso livello. La decisione che la corte prenderà nel caso presente avvicinerà il nostro paese al dispotismo oppure contribuirà alla protezione dei diritti umani fondamentali e alla difesa dell’immagine europea della Russia. La seconda ragione per cui non mi pento è che ho detto la verità. Ciò è stato dimostrato in modo irrefutabile nel corso di questo lungo processo. Tutto questo traspare dalle deposizioni dei testimoni – e non solo dei testimoni presentati dalla difesa, al contrario. Le deposizioni di parecchi testimoni convocati dalla parte avversa rendono ugualmente un quadro molto chiaro della situazione che prevale oggi in Cecenia. Questo è stato provato nel corso del processo nelle mie stesse dichiarazioni. Vostro onore, Io non voglio dire che niente è cambiato nella Repubblica Cecena negli ultimi anni. La parte avversa cerca di far passare me e i miei colleghi come diffamatori accaniti della situazione nella Repubblica Cecena. Le cose non stanno così. Noi constatiamo con gioia che adesso la gente non muore più sotto i bombardamenti dell’aviazione e dell’artiglieria. Gli abitanti della Cecenia hanno ricostruito le città e i villaggi distrutti. Noi abbiamo sottolineato questi fatti e abbiamo sottolineato in particolare il merito delle autorità della Repubblica in questo campo. Ma questa tendenza non si è rafforzata. I rapimenti sono ripresi, così come le punizioni collettive volte a intimidire la popolazione. È diventato estremamente pericoloso, quasi impossibile, esprimere apertamente un’opinione indipendente. Natal’ja Estemirova ha denunciato tutto questo, sia verbalmente sia nei suoi scritti. In sostanza quello che è stato instaurato in Cecenia è un regime personale assolutista. L’atmosfera nella Repubblica si è fatta irrespirabile. Vostro onore, sono diciassette anni che noi lavoriamo in Cecenia. Nemmeno nei peggiori momenti delle operazioni militari, quando i bombardamenti e la “pulizia” erano quotidiani, abbiamo potuto vedere negli occhi degli abitanti della Cecenia una paura come quella che vediamo oggi. La corte si è vista consegnare una grande quantità di materiali e di testimonianze sui gravi crimini commessi da persone che agiscono in nome delle autorità della Repubblica e sull’impunità che avvolge questi crimini. Sulle violazioni regolari della legge dappertutto nella Repubblica. Sul clima di paura generalizzata che regna in Cecenia. Sulle pressioni che i funzionari della Repubblica Cecena esercitano sui difensori dei diritti umani, sugli insulti di cui li ricoprono, sulle minacce che lanciano a coloro che osano contraddirli in pubblico. E in concreto sugli insulti e le minacce di Kadyrov contro Natal’ja Estemirova. Infine, su ciò che significano tali minacce in Cecenia quando vengono da Kadyrov. Tutti questi elementi, tutte queste testimonianze dimostrano che le mie parole non erano menzogne. Provano che le mie parole rispecchiano la verità. Di conseguenza io non mi devo pentire. Infine, esiste anche un’altra ragione per cui io non mi pento. Ed è la ragione principale. Dire pubblicamente quello che avevo detto il 15 luglio 2009, io lo dovevo alla mia amica assassinata, a quella persona luminosa e ammirevole che era Natal’ja Estemirova. Natal’ja Estemirova era, per sua natura, incapace di accettare l’arbitrio, l’ingiustizia e la crudeltà, chiunque ne fosse l’autore – che si trattasse delle forze federali, delle autorità della Repubblica Cecena o degli insorti. È per questa ragione che tante persone si rivolgevano spontaneamente a lei, chiedevano il suo aiuto. Lei si è battuta per salvare vittime di rapimenti e di torture. Per i rifugiati che i funzionari cacciavano dai campi provvisori dove avevano trovato rifugio, buttandoli sulla strada. Per il diritto degli abitanti dei villaggi delle montagne a tornare a casa loro. Perché i genitori potessero almeno scoprire cos’era stato dei loro figli, strappati alle loro famiglie da uomini armati. Per la dignità… Continua a leggere Discorso di Oleg Orlov a chiusura del processo intentato dal presidente ceceno Ramzan Kadyrov.
Memorial Italia al Salone del Libro di Torino
12/16 maggio 2011
L’Associazione Memorial Italia presente con un proprio stand
al Salone Internazionale del Libro di Torino

