In arte Joker James. Aleksej Ponomarëv: “Con podcast e hip hop vogliamo aprire qualche spiraglio in Russia”

Raccontare l’attualità (e riflettere sul passato) con il giornalista e rapper. “Forse in molti si aspettano da me dei brani ancora più radicali e univoci, in cui invito a rovesciare il regime di Putin e infiammo gli animi. Ma non ci riesco, perché comunque le mie canzoni non sono propaganda politica: sono solo dei piccoli frammenti di me e della mia coscienza, a cui voglio dare voce”.

Lev Rubinštejn: “C’è una signora da non dimenticare, anche se ora ha un pessimo aspetto: si chiama speranza”

Lev Rubinštejn (foto di Natalia Senatorova, CC BY-SA 4.0)

Intervista al poeta e saggista sulle forme di resistenza alla repressione, sull’emigrazione, sulla speranza, sulla sopravvivenza di molti meccanismi del sistema sovietico nella politica russa contemporanea, sull’aiuto che può venire a chi protesta contro la guerra dall’esperienza degli artisti underground degli anni ’70.

Il’ja Jašin: “È incredibile che io mi debba sempre giustificare per essere finito in prigione”

Il'ja Jašin nel 2019 (foto di Evgenyfeldman via Wikimedia Commons, con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Intervista all’oppositore russo, condannato a otto anni e mezzo: “Putin lascerà dietro di sé un’eredità funesta: economia distrutta, isolamento internazionale, corruzione esorbitante e degrado delle istituzioni statali. Per risollevarsi dal baratro, la Russia dovrà compiere un percorso lungo e complesso”.

Intervista a Il’ja Jašin

Cinque mesi fa il tribunale circoscrizionale Meščanskij di Mosca ha condannato il politico Il’ja Jašin a otto anni e mezzo di colonia penale per aver diffuso «fake news» sull’esercito russo. Da dietro le sbarre Jašin continua a ribadire il suo no alla guerra e a Vladimir Putin. Il direttore di «Cholod» Maksim Zagovora gli ha scritto una lettera chiedendogli di rispondere a domande su guerra, carcere, compagni di cella, Russia e Aleksej Naval’nyj.

Il Dubravlag di Jurij Dmitriev. Dentro le colonie penali di Mordovia

Il bosco di Sandormoch in Carelia, Russia (foto di Ninara, via Wikicommons, con modifiche, CC BY 2.0)

Nel 1931 nel villaggio di Javas, dove sconta la pena di 15 anni a causa di accuse totalmente infondate di pedofilia, fu inaugurato il TemLag, il lager di Temnikov. Nel 1948, quando apparvero i “lager speciali per detenuti politici”, venne riorganizzato nel Lager Speciale n° 3 o Dubravlag.

25 anni di carcere a Kara-Murza: è “giustizia staliniana”

Foto di Jindřich Nosek (NoJin), con modifiche, CC BY-SA 4.0)

Il Comunicato del Consiglio del Centro Memorial per la difesa dei diritti umani, dopo la sentenza emessa a carico dell’oppositore russo.

Intervista a Jurij Pavlovič Ždanov: "Sostengo mio figlio e sono fiero di lui"

Jurij Pavlovič Ždanov è il padre di Ivan Ždanov, il direttore della Fondazione per la Lotta alla Corruzione (Anti-Corruption Foundation) del politico di opposizione Aleksej Naval’nyj. L’inasprirsi delle repressioni in Russia nel 2021 aveva costretto Ivan Ždanov a riparare in Lituania con la famiglia. Poco dopo la polizia si è presentata a casa del padre. Il Centro per i Diritti Umani Memorial ritiene che la ragione dell’arresto di Jurij Ždanov sia proprio l’attività politica svolta dal figlio. Ciononostante, Ivan Ždanov continua a svolgere il suo lavoro contro il regime dall’esilio e suo padre sostiene la decisione del figlio. Riportiamo qui un’intervista realizzata dal carcere.

Jurij Ždanov, intervista dal carcere: “Sostengo la battaglia politica di mio figlio Ivan, sono fiero di lui”

Ivan Ždanov (Навальный LIVE, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons)

“Il mio crimine consiste nell’aver cresciuto un figlio degno, libero, giusto, intelligente, che si dà molto da fare per far crescere la società civile nel suo Paese, non teme di dire la verità su quanto sta accadendo in Russia”.

Un esempio di ritorno al terrore staliniano. Lettera aperta di “Novaja Gazeta”: “Libertà per Kara Murza”

Foto tratta dal profilo Facebook di Vladimir Kara-Murza

“Chiediamo con decisione che le autorità russe, le forze dell’ordine e i giudici ritrovino la strada della giustizia. Che perseguano assassini e criminali, e non quei cittadini onesti e responsabili che osano pensare e dire la verità. E che fermino questa nuova deriva della Russia verso lo stalinismo e il totalitarismo”.