La first lady Olena Zelens’ka ha dichiarato di possedere le prove dell’allontanamento forzato di non meno di 19.500 minorenni ucraini, di fatto deportati in Russia. Uno sforzo per ritrovarli e riportarli alle loro case sarà difficilmente fattibile senza la cooperazione delle autorità russe, sia essa conseguente a un cambio di politica interna, o imposta dalle circostanze di una sconfitta militare.
Autore: vn
Ai confini della guerra, tra i 22 milioni di ucraini in fuga. Conversazione con Francesco Vietti
L’antropologo parla di quello che è stato il più grande spostamento di popolazione in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale, con uno sguardo particolare a quanto avvenuto in Moldavia: “Fermarsi lì per queste persone significa anche rimanere vicino a casa, pensare il ritorno come possibile”… “La guerra non insegna mai niente, ma sui migranti qualcosa dovrebbe insegnarcela”.
Ripensare l’Ostpolitik. Indulgenza e gasdotti, gli errori della Germania con la Russia
Gli esempi di decisioni politiche sbagliate prese a Berlino nei confronti dell’Europa orientale sono molti, e ben analizzati in un libro di Sabine Adler, ma quello più evidente sono i due famigerati gasdotti sottomarini che attraversano il Mar Baltico: Nord Stream e Nord Stream 2.
L’Italia dovrebbe domandarsi perché molti rifugiati ucraini non restano
Oltre 175mila persone accolte. In realtà ad occuparsi degli alloggi è stata perlopiù la diaspora ucraina. Lo Stato non ha avuto una strategia lungimirante. Eppure stiamo parlando quella immigrazione legale che anche secondo il governo Meloni deve essere sostenuta.
La sfida del giornalismo russo in esilio
Non siamo nemici del nostro popolo, non siamo “agenti stranieri”. I fatti sono il peggior nemico di Putin, continueremo a raccontarli.
La militarizzazione della storia: un nuovo manuale di storia nelle scuole russe
Il volume riprende tutti i punti della propaganda di Putin per giustificare l’aggressione all’Ucraina. Per lui, la storia non rappresenta uno strumento per la comprensione delle complessità del passato, ma un mezzo per celebrare la grandezza della Russia.
Tanja Hacura-Javors’ka: “Non c’è sicurezza nel mondo senza una completa sconfitta della Russia”
Intervista all’attivista bielorussa, oppositrice del regime di Lukašėnka che, dopo aver lasciato Minsk si è rifugiata a Kyïv, dove svolge attività sociali e umanitarie a sostegno del popolo ucraino. “All’inizio c’era un po’ di diffidenza, ma nessuno mi ha mai offeso perché parlo russo”.
Il’ja Jašin: “Putin cadrà nell’oblio. Patria e destino, un unico cammino”
Politico e blogger indipendente, condannato a 8 anni di carcere: “Miliardari, generali, ladrucoli, la prigione in Russia è uno spaccato della società. Non ce l’ho con chi se n’è andato, ma non ci si può occupare seriamente di politica quando si vive lontani. Voglio reggere il colpo e non scappare”.
Vladimir Kara-Murza dal carcere di Mosca: “Non mi avranno e, fidatevi, tutto questo presto finirà”
Il dissidente, giornalista e storico, per due volte avvelenato con gravi conseguenze sulla salute, racconta la vita in prigione e perché ha deciso di tornare in Russia per dare battaglia al regime di Putin: “Da lontano, da un posto sicuro, non puoi chiedere alla gente di battersi contro un regime autoritario”.
Attacco alla memoria. Le targhe del progetto Ultimo indirizzo stanno scomparendo dalle vie di Mosca.
Il progetto è un’iniziativa civile che vede Memorial tra i principali promotori e prevede la collocazione di una targa commemorativa sulla facciata dell’ultima casa abitata da chi è stato vittima di repressione politica a partire dall’ottobre del 1917. Circa quindici le targhe rimosse nella capitale.

